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1 Il sistema delle prefetture sul territorio - Ssai - Ministero Dell'Interno

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un’attività di vigilanza, controllo e repressione da parte dei prefetti, che costituiva<br />

un’assoluta novità.<br />

L'"effetto Giolitti" sui membri della carriera prefettizia ha preservato, durante il periodo<br />

fascista, la Pubblica Amministrazione da eccessi e prevaricazioni, perché essi si<br />

consideravano servitori dello Stato, piuttosto che del regime. Non si diede luogo ad una<br />

fusione tra l’apparato prefettizio e l’organizzazione del partito, come avvenne nella<br />

Germania nazista, ma si conservò una distinzione tra le due istituzioni, in modo che<br />

ognuna di esse controllava l’altra ed era responsabile verso il governo.<br />

In una celebre circolare del 3 giugno 1923 il prefetto fu definito l’“unico rappresentante<br />

dell’autorità (del) Governo nella Provincia” e fu inizialmente utilizzato come<br />

l’essenziale contrappeso rispetto agli invadenti segretari federali fascisti nelle Province.<br />

Tuttavia, in seguito alla legge 3 aprile 1926, n.669, riguardante l’estensione <strong>delle</strong><br />

attribuzioni dei prefetti, la supremazia del prefetto su tutte le altre cariche e autorità<br />

provinciali diventò il punto fermo di una politica più generale, diretta a costruire quel<br />

particolare regime autoritario. I prefetti furono chiamati ad una collaborazione personale<br />

con il governo anche in via diretta, attraverso i periodici rapporti davanti allo stesso e vi<br />

fu una graduale adesione (c. d. “fascistizzazione”) della burocrazia al regime.<br />

<strong>Il</strong> regime fascista, con la Legge 27.12.1928, n. 2962 sostituì Consiglio, Deputazione e<br />

Presidente della Deputazione provinciale con la figura del Preside, di nomina regia,<br />

analogamente a quanto avvenne per il Sindaco ed il Consiglio comunale, che furono<br />

sostituiti dal Podestà.<br />

La Costituzione Repubblicana del 1948 all’art. 5 riconobbe le “autonomie locali” ed<br />

introdusse le Regioni come enti locali, con ruolo legislativo e di programmazione,<br />

nonché esercizio di funzioni amministrative, mediante la delega alle Province, ai<br />

Comuni o ad altri enti locali; fu introdotto un modello di Stato basato <strong>sul</strong> pluralismo<br />

autonomistico e gli enti locali furono sottratti al controllo statuale.<br />

In seno all’Assemblea Costituente si discusse se mantenere oppure sopprimere l’istituto<br />

prefettizio, che non sembrava corrispondere alle tendenze di decentramento che<br />

cominciavano ad affermarsi, ma infine si riconobbe che la questione non aveva valenza<br />

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