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RETROMANIA - Sentireascoltare

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Saturazione del linguaggio?– Questo impasse musicale generalizzato<br />

potrebbe essere anche un impasse propriamente linguistico? Se la musica<br />

è arrivata in qualche modo alla fine, non potrebbe essere perché<br />

non siamo più in grado di creare nuovi idiomi o anche solo sotto-idiomi<br />

musicali (per non parlare di veri e propri nuovi strumenti o modi di fare<br />

musica)? E come possiamo giudicare la storia ormai cinquantennale di<br />

tutto quel del filone chiamato free improvisation o improvvisazione non<br />

idiomatica (da Derek Bailey in avanti) che ha cercato proprio di uscire<br />

dalle gabbie dei generi e degli stili - un fallimento? Personalmente penso<br />

che sia stato un approccio produttivo fino a un certo periodo e che poi si<br />

sia in qualche modo standardizzato, automatizzato, allo stesso modo di<br />

come si automatizza la peggiore pop music su scala industriale. È il dark<br />

side di molta della cosiddetta avant-garde music…<br />

Non mi sono mai appassionato alla musica improvvisata. Trovo la sua<br />

filosofia abbastanza sospetta, per quanto mossa da buone intenzioni, perché<br />

non credo che tutta questa libertà assoluta e questa mancanza di limiti<br />

facciano davvero la felicità di qualcuno o possano portare a fare della buona<br />

musica, della buona arte. Disciplina e concentrazione sono la chiave della<br />

soddisfazione emozionale e psicologica, restrizioni e regole sono vitali per la<br />

creazione artistica. Basta fare un paragone tra i primi fantastici pezzi hip hop<br />

e rave, realizzati con un equipaggiamento veramente basico come l’MPC<br />

Akai o programmi come Cubase, e la musica elettronica dei Duemila, molto<br />

più complessamente strutturata e lavorata, per vedere come, quando hai<br />

meno possibilità, meno agevolazioni a tua disposizione, meno memoria nel<br />

campionatore, puoi raggiungere risultati molto più potenti. Tornando all’improvvisazione,<br />

in teoria è un approccio che dovrebbe aprire questo infinito<br />

mondo di possibilità sonore; ma nella pratica i performer tendono spesso a<br />

cadere in un vocabolario di pernacchie, cigolii, crepitii, sirene, ecc. alla fine<br />

piuttosto omogeneo e prevedibile. Sono d’accordo con Brian Eno quando<br />

brian eno<br />

dice che l’intera storia del free jazz e dell’improvvisazione non idiomatica<br />

fuori dal jazz si è dimostrata fuorviante. Personalmente, preferisco ascoltare<br />

la jazz fusion degli anni Settanta, anche le cose più pompose e massimaliste<br />

che sono venute fuori dall’approccio di Miles Davis.<br />

Lo stesso tipo di omogeneità affligge altri movimenti musicali che hanno<br />

cercato di andare al di là di ogni regola, verso uno spazio astratto. È successo<br />

alla musica concreta e all’elettronica del secondo dopoguerra. Io amo molto<br />

alcune di queste musiche, così tanto da riuscire ad apprezzarne anche tutti<br />

gli esponenti di terza categoria, ma è davvero sorprendente constatare<br />

quanto velocemente questa cosiddetta “musica infinita” abbia prodotto i<br />

suoi cliché e i suoi suoni standardizzati.<br />

Il Terzo Mondo come risorsa? – È possibile che le musiche provenienti<br />

da “altri posti” - ovviamente in un’ottica occidentale e occidentalizzata,<br />

e quindi India, Cina, Africa - possano costituire un’importante risorsa residua<br />

per fare “nuova musica”? I paesi cosiddetti emergenti offrono un<br />

ventaglio di musiche - specialmente “estreme”, metal, noise, elettronica<br />

- molto interessante, che sembra in qualche modo riflettere le condizioni<br />

di vita di quei luoghi (penso al rap superslang e heavy bassy giamaicano,<br />

al thrash metal indiano, ecc.). Abbiamo già avuto esperienza di questo<br />

fenomeno con artisti giapponesi, per esempio Merzbow o i Ruins di<br />

Tatsuya Yoshida…<br />

È certamente possibile che una prossima ondata di rinnovamento per la<br />

popular music venga dai paesi non occidentali nel loro complesso e cioè dai<br />

paesi in via di sviluppo o da potenze demografiche come Cina, India e Brazile.<br />

I loro sistemi economici super-dopati genereranno ogni sorta di tensioni<br />

sociali e spaccature culturali e questo potrebbe generare una forma musicale<br />

genuinamente del 21° secolo, che conquisti il mondo così come accaduto in<br />

passato con il jazz e il rock’n’roll. L’esplosione del pop/rock avvenne quando<br />

le forme folk incontrarono l’amplificazione elettrica e i mass media. Potrebbe<br />

accadere che il folk non occidentale si scontri con le tecnologie digitali e<br />

con Internet generando qualche nuovo inimmaginabile sound. Potrebbe<br />

essere qualcosa di fortemente integrato con la dimensione visuale, in un<br />

modo che non si è ancora visto nei video pop, nonostante la loro esistenza<br />

da diversi decenni. Una forma in cui il suono non venga “accompagnato”<br />

dalle immagini, ma sia completamente immerso, fuso con le immagini del<br />

visual e in cui le due cose vengano generate simultaneamente.<br />

Mixed media e il web?– Pensi che sia possibile uscire dalla stasi creativa<br />

attraverso una sperimentazione insistita sui mixed media? Se le arti (cinema,<br />

letteratura, grafica, musica) sembrano essere arrivate in qualche<br />

modo alla frutta, è possibile mettendole assieme creare qualcosa di<br />

più potente, magari di nuovo, sviluppando le intuizioni dei pionieri della<br />

electronic literature e dell’electronic video? Il futuro dell’arte è insomma<br />

nello sviluppo delle tecnologie elettroniche e di quelle web based?<br />

Vedi alla risposta precedente. A ben vedere, finora la gran parte delle<br />

tecnologie digitali e di Internet è stata orientata alla facilitazione, non hanno<br />

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