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RETROMANIA - Sentireascoltare

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Il primo disco di HL risale al 2009 (Awe Owe su Asthmatic Kitty). Il sound<br />

è un folk speziato con testi in spagnolo, strumenti della tradizione sudamericana,<br />

tropicalismi à la Tom Zé (Dos Suenos, Dahum) e percussioni che<br />

ricordano ancora una volta l’approccio di Beck ai suoni che provengono<br />

da sotto l’equatore. Il disco risulta piacevole all’ascolto, ci riporta al sogno<br />

post-balearico (Espuma Negra) che in quel periodo sta montando una nuova<br />

onda glo che esploderà nelle prove successive di Ariel Pink, Toro Y Moi,<br />

Washed Out (anche lui vivie in Georgia) e molti altri. Di Neon Indian ci dice<br />

ad esempio di aver sentito i suoi primi lavori e di esserne stato colpito positivamente.<br />

Mi ricordano le produzioni hip-hop degli anni ‘90 e penso di pescare<br />

anch’io dallo stesso serbatoio, anche se le influenze maggiori vengono dai miei<br />

amici, dalle persone con cui collaboro. L’acustico che si scontra con l’elettrico<br />

nell’uso dei loop e dei samples (Time Aparts): un mix che arricchisce - come<br />

nelle vecchie produzioni On-U Sound di Adrian Sherwood - la canonica base<br />

sul quattro costruendo una delle tante ipotesi possibili di latin psych-funk<br />

ammiccante all’hip-hop.<br />

L’anno successivo esce il mini Pasajero. Qui HN si mette alla voce e alla<br />

chitarra, lasciando a una squadra di collaboratori le altre strumentazioni.<br />

In più assolda la cantante Julianna Barwick, che aggiunge backing vocals<br />

e magie atmosferico-ambient (Jurame) a una visione sonica sempre più<br />

slavata, infarcita di echi (La la, Adios Maldito Mundo) e melodie pop cantabilissime<br />

(Rosita). La collaborazione con Julianna inizia tre anni fa, quando<br />

Roberto le chiede di aprire un concerto di HN; è poi approdata ad un tour<br />

e probabilmente proseguirà con un progetto che dovrebbe ultimarsi alla<br />

fine di quest’estate.<br />

Non c’è due senza tre: quest’anno HN aggiunge al CV Canta Lechuza, un<br />

controcanto south al botto di Destroyer (Kaputt), che prescinde dai ricordi<br />

‘techno’ delle star già menzionate e si arma delle features proprie del cantautorato:<br />

attenzione alla voce e alla melodia (2° Dia), pochi e semplici overdub,<br />

qualche effetto ricordo elettronico (Cenar En La Mañana) e il gioco è fatto,<br />

tanto che in certi punti fa pensare a qualche canzone del nume Caetano<br />

Veloso (Mi piacerebbe cantare come lui. Mi piacciono la bossa e il suono della<br />

sua musica).<br />

Ma che ha di diverso rispetto ai glo-fiers più blasonati? La chiave di lettura<br />

della sua musica deve puntare alle radici. Non a caso il ragazzo ha indagato<br />

sulle sue origini, producendo due mixtapes (Oscuro como boca de lobo, su<br />

Now-Again/Stones Throw) di standard folk sudamericani, che comprendono<br />

tracce di Gato Barbieri, Victor Jara e altri artisti poco noti della cosiddetta<br />

diaspora latinoamericana. Quei suoni lo hanno sicuramente influenzato,<br />

anche se con quei due tapes non ho tentato di studiare, mi piace di più essere<br />

influenzato passivamente. Mi piace sentirli e non analizzarli più di tanto.<br />

Lo slackerism e l’understatement di ogni bravo artista contemporaneo<br />

insomma. L’eredità folk mescolata con pochi ingredienti di sintesi porta a una<br />

consapevolezza nuova, che guarda sì al passato delle consolles e dei suonini<br />

a 8 bit, ma che sa anche spingersi più in là, acquistando un sapore che alla<br />

lunga dura di più, forse perché corroborato da fondamenta più solide, o<br />

perché l’elemento ritmico non prevale e non scavalca troppo la vocalità, conferendo<br />

un’aura pop al tutto. La necessità delle ritmiche è confermata anche<br />

dallo stesso Roberto, che ci spiega come ai suoi occhi Canta Lechuza sia un<br />

disco dancey. Dipende dal modo in cui balli. A me sembra che sia un disco per<br />

far muovere la gente. Tutte le cose che ho fatto sono sempre state fatte con molti<br />

sintetizzatori e con campionatori. Awe Owe ad esempio è stato scritto in gran<br />

parte con campioni sui quali i musicisti suonavano. Penso che sia sempre difficile<br />

interpretare quello che si fa. Se c’è una chitarra non è detto che sia folk music. Mi<br />

interessa di più l’evoluzione del suono della parte tecnica. Il titolo dell’album<br />

letteralmente sta per ‘canta gufo’ e viene fuori da un verso tradizionale della<br />

religione Santeria che ha delle radici Yoruba. All’inizio volevo chiamare l’album<br />

‘Al gufo cosa importa?’, ma poi l’ho cambiato così. Non è un’ordine che viene<br />

dato al gufo. Non so bene cosa voglia dire, dipende da come lo interpreti. Io ci<br />

vedo più di un significato in quelle parole, ma non è letterale.<br />

non solo mUsiCa<br />

Roberto come abbiamo detto, è attivo anche sul lato video. Le sue produzioni<br />

riflettono un’attitudine quasi interamente lo-fi, che si ricollega al<br />

lavoro di molti creativi over trenta di cui abbiamo già parlato sulle pagine<br />

di SA (vedi il rinnovato interesse per la cheap-tune music o il glo-fi stesso).<br />

Infanzia e adolescenza attaccati alla TV (mia nonna ne aveva una in bianco e<br />

nero), magari proprio con colori lo-fi (i miei amici avevano queste strane TV a<br />

proiezione, con tre cerchi per proiettare le immagini... ricordo queste immagini<br />

così saturate e poco chiare, sono le cose che mi sono sempre piaciute vedere) e<br />

alle mitiche iconografie Nintendo: ho smesso di giocare quando la grafica era<br />

troppo realistica, non era più fantasiosa, assomigliava troppo al reale... è per<br />

questi motivi che mi piace l’analogico, perché è un’interpretazione della realtà,<br />

non tenta di rappresentarla al meglio, è solo un’idea.<br />

Questa multimedialità (Roberto ha collaborato anche a varie sculture sonore<br />

per installazioni) non sembra stressarlo: ogni cosa che faccio è collegata e fa<br />

parte della mia vita. Se sono ispirato non mi pesa lavorare su più fronti, anche<br />

se mi piacerebbe essere un po’ più bravo per quanto riguarda i video, ci dice<br />

ridendo. Un artista a tutto tondo che sta già lavorando ad un nuovo disco<br />

(probabilmente in uscita il prossimo anno) e che se troverà agganci in Europa<br />

suonerà ad Ottobre anche nel vecchio continente. Date un’occhiata al<br />

suo sito, e se potete mettetelo in playlist nel prossimo Festival.<br />

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