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Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

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Passò ore alla finestra senza che nessuno si curasse di<br />

quel foglio azzurrino sul marciapiede. Qualcuno l’aveva<br />

raccolta e, trovandola intraducibile, la ripose per terra.<br />

C’è chi la calpestò. Per fortuna nessuno dei tanti<br />

originari d’altrove, come sembra esser abitudine lì, vi<br />

sputò sopra. La carta turchina giacque per giorni, una<br />

lieve pioggia la imbrattò. Una ragazza, finalmente, la<br />

strinse tra le mani. Ne capì il senso, se aveva un senso,<br />

e guardò in alto, mirando la finestra da cui <strong>–</strong> forse <strong>–</strong> era<br />

caduta. Si decise a suonare il campanello: scelse l’unico<br />

in cui non c’era un nome arabo.<br />

<strong>–</strong> Signore, le dev’essere caduta una lettera azzurra<br />

dalla finestra <strong>–</strong> disse lei al citofono <strong>–</strong> se vuole gliela<br />

porto.<br />

<strong>–</strong> Molto gentile <strong>–</strong> rispose lui <strong>–</strong> Ma non si disturbi…<br />

Appena terminata la conversazione, cadde un’altra<br />

lettera azzurra dalla medesima finestra. La ragazza,<br />

stupita, la raccolse e la lesse.<br />

Com’è bella Ostenda nel ricordo, la sua spiaggia larga,<br />

l’ombra dei palazzi ingombranti e senz’anima sulla<br />

sabbia, la cattedrale che fa da sfondo all’Amandine, i<br />

gabbiani aggressivi, il cuore commerciale delle due<br />

strade parallele piene di negozi, la gelida casa del<br />

gioco. Devo tornarci, perché è un porto da cui si parte,<br />

è il luogo non definitivo per eccellenza. E quella piazza<br />

bianca, straniante, multiforme, ricorda un caldo<br />

settentrione capace di un affettuoso distacco, proprio di<br />

chi sa spiccare il volo. Più che la fine è l’inizio, il luogo<br />

da cui si comincia ad andare in profondità. Abbracciami,<br />

vita di provincia, avvolgimi nel tuo ripetuto, continuo e<br />

sereno piattume. Non farmi sentire i morsi della<br />

mediocrità, rendimi semplice e felice, un bambino,<br />

perché adesso non riesco a stupirmi più di niente. Mi si<br />

attorcigliano i pensieri. Le emozioni si accatastano l’una<br />

sull’altra e non ne vengo a capo. Con un interruttore<br />

tutto sarebbe più immediato: le emozioni mi<br />

tormentano, e poi arriva l’occhio del ciclone: una<br />

profonda e intensa malinconia, un’ondata di rimpianti<br />

tossici. Amo la solitudine, ma so che non produce nulla<br />

di buono. Devo tornare a Ostenda e partire da Ostenda.<br />

Devo partire.<br />

Incuriosita dall’autore di queste frasi, la ragazza riprese<br />

a suonare il campanello.<br />

<strong>–</strong> Scusi, mi permetta ma… - tossì imbarazzata <strong>–</strong> le<br />

continuano a cadere delle lettere azzurre dalla finestra.<br />

<strong>–</strong> D’accordo, venga su.<br />

La ragazza s’accorse che le pareti erano tappezzate<br />

da valve di cozze. Il signore le strinse la mano e la fece<br />

sedere sul divano.<br />

<strong>–</strong> Avanti, mi dica perché è qui.<br />

<strong>–</strong> Gliel’ho detto, le lettere…<br />

<strong>–</strong> No, in tanti sono passati senza raccoglierle, e lei<br />

non solo le raccoglie, ma le legge, ed essendo in una<br />

lingua non sua cerca di interpretarle, ci riesce, e cerca<br />

di comprendere da chi le scrisse perché le ha scritte.<br />

Capisce che la sua presenza, qui, è un fatto ben più<br />

complesso di quanto pensi.<br />

<strong>–</strong> Non cominci a parlare di massimi sistemi, la prego<br />

<strong>–</strong> la ragazza sbuffò <strong>–</strong> io sono qui solo per le sue<br />

stupide lettere azzurre.<br />

<strong>–</strong> Sono stupide? La verità è che lei è curiosa. Io<br />

tengo un taccuino, vede, e qui annoto tutto, scriverò<br />

anche di lei. Perché i ricordi scritti su un taccuino<br />

hanno il sapore dell’esperienza, cosa che non succede<br />

per le immagini digitali che sono soltanto colpi<br />

d’occhio. Le note sulle pagine quadrettate sono solchi<br />

di vita sulla carta.<br />

<strong>–</strong> Detto questo?<br />

<strong>–</strong> Non stia sempre sulla difensiva. Vede, io sono un<br />

pescatore, ma raramente la gente abbocca alle mie<br />

lettere. Ho un problema molto serio e so che lei può<br />

risolvermelo.<br />

<strong>–</strong> È pazzo.<br />

<strong>–</strong> Dico davvero: entri in quella stanza, apra la porta,<br />

ma non urli, per carità.<br />

Oltre la porta c’era un uomo morto, un barbone,<br />

sdraiato alla meno peggio su un materasso. La ragazza<br />

uscì dalla stanza spintacciata e con segni visibili di<br />

nausea.<br />

<strong>–</strong> Cosa è successo qui? <strong>–</strong> disse con un filo di voce la<br />

giovane <strong>–</strong> Com’è…?<br />

<strong>–</strong> Morto? Oh non ne ho idea <strong>–</strong> borbottò lui <strong>–</strong> non mi<br />

creda un assassino adesso, l’ho chiamata qui perché<br />

quel barbone aveva tra le mani un foglio. Ho trovato il<br />

suo corpo nella mia cucina, e non so cosa fare. Il foglio<br />

era rivolto a me: dovrò essere tra un’ora nel giardino<br />

della fontana dei duchi di Egmont, e non da solo. Per<br />

questo puoi aiutarmi.<br />

<strong>–</strong> Ho paura e non voglio saperne… Mi sembra uno<br />

scherzo di pessimo gusto: se non fossi capitata io, con<br />

chi saresti andato là tra un’ora.<br />

<strong>–</strong> Sei curiosa e verrai con me. Sei capitata a fagiolo:<br />

doveva andare così.<br />

Infatti, i due s’incamminarono verso il luogo poco<br />

distante. Si fermarono un attimo in silenzio tra le belle<br />

navate della chiesa di Nostra Signora, attraversarono la<br />

strada ed erano lì, in quel giardino profumato. Tra<br />

quelle graziose statue e i fiori ben composti si sentivano<br />

in un antico idillio di Canicchio Guardafame. Finché lui,<br />

tra gli insipidi volti fiamminghi, riconobbe il pittore<br />

Smessaert.<br />

<strong>–</strong> Finalmente ti sei trovato una ragazza, era ora <strong>–</strong><br />

parlò il pittore venendogli incontro.<br />

<strong>–</strong> Ma no, che dici <strong>–</strong> si schernì lui <strong>–</strong> è solo un’amica.<br />

<strong>–</strong> Sei il solito marpione: avrà vent’anni meno di te.<br />

<strong>–</strong> Stavate parlando di me? <strong>–</strong> li raggiunse la giovane <strong>–</strong><br />

No, perché io dovrei andare…<br />

<strong>–</strong> Come ti chiami? <strong>–</strong> chiese il pittore <strong>–</strong> E dove devi<br />

andare?<br />

<strong>–</strong> Lulù, piacere: ho delle commissioni importanti…<br />

<strong>–</strong> In realtà <strong>–</strong> interruppe lui fermandole il polso<br />

sinistro <strong>–</strong> siamo qui perché siamo stati chiamati…<br />

<strong>–</strong> Sì, ho scritto io quel messaggio <strong>–</strong> rivelò Smessaert<br />

<strong>–</strong> il poveraccio si è calato con una fune dall’abbaino del<br />

mio studio che ora affitto a due magrebini, fino a<br />

raggiungere una delle due finestre accanto alla grande<br />

cesoia. Entrò indisturbato, volendo sorprenderti con la<br />

lettera lasciata sul letto, e invece qualcosa andò storto,<br />

forse un infarto, e stramazzò a casa tua.<br />

<strong>–</strong> Storia assurda <strong>–</strong> tagliò corto lei <strong>–</strong> voglio andare a<br />

casa.<br />

<strong>–</strong> Questa tragica messinscena per dirmi cosa?<br />

Il pittore spiegò tutto. Era un momento in cui stava<br />

sperimentando una via nuova per i ritratti umani.<br />

Stanco di riprodurre distese pianeggianti puntellate da<br />

pagliai e casette dai tetti rossi appena abbozzati, si<br />

volle concentrare sull’uomo, sul suo viso, sul suo<br />

sguardo, sulla sua anima. Anelava a ritrarre l’uomo<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> XIV <strong>–</strong> <strong>NN</strong>. <strong>73</strong>/<strong>74</strong> <strong>MARZ</strong>.-<strong>APR</strong>./<strong>MAGG</strong>.-GIU. 2010 11

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