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Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

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Il programma di un corso sulla traduzione prevede,<br />

dopo un'introduzione generale, un approfondimento. Ci<br />

si concentra su un'epoca, su un genere, su un aspetto<br />

tecnico. Si possono mettere a fuoco alcuni fatti curiosi,<br />

che certo non mancano nella storia delle singole<br />

versioni delle reciproche traduzioni che abbracciano un<br />

arco di tempo misurabile in secoli.<br />

In questa sede, ci si propone di fare un piccolo<br />

inventario di alcune osservazioni e aspetti emersi<br />

durante i lavori di seminario svoltisi presso il<br />

Dipartimento di Italianistica dell'Università degli Studi di<br />

Pécs, senza pretese di totalità.<br />

Tradurre o non tradurre?<br />

Quella della traduzione risulta un'attività particolare<br />

anche in quanto esiste fin troppa tradizione anche di<br />

negazione, rifiuto e opposizione. Curiosamente, tale<br />

opinione è diffusa anche fra quelli che la coltivano ma<br />

sono consapevoli dei limiti della loro attività.<br />

"Sinceramente, non si dovrebbe tradurre" - dichiara in<br />

diverse occasioni Paolo Santarcangeli. Tuttavia continua<br />

a farlo, così come tanti: per esercizio poetico, per sfida,<br />

per divertimento, per incarico, per necessità economica,<br />

per protesta contro qualcosa, per un gesto di amicizia o<br />

perché obbligati.<br />

Si potrebbero dedicare centinaia di pagine a varie<br />

concezioni della traducibilità e dell'intraducibilità,<br />

dimostrare tramite esempi e citazioni la validità di tale o<br />

talaltra posizione, e subito anche il contrario. Esempi,<br />

saggi, interviste e metafore dimostrano che molto<br />

dipende dal significato dato al termine traduzione, a ciò<br />

che ci si aspetta dal prodotto finale.<br />

Ci sono diverse poetiche delle opere tradotte nel<br />

tempo e nello spazio. Inoltre, certe tecniche e soluzioni<br />

sono strettamente legate ai generi. Mentre per il teatro<br />

sono pienamente accettati l'adattamento, la<br />

rielaborazione, e la riscrittura dell'originale, tale<br />

atteggiamento viene guardato con sospetto e<br />

diffidenza, se non addirittura criticato e rifiutato per<br />

altri generi. Tradurre certamente è possibile, ma ne<br />

vale davvero la pena? Un senso di incertezza sulla<br />

possibilità o la necessità del proprio operato<br />

accompagna da sempre anche il lavoro del traduttore.<br />

Ma anche se si tratta di un'attività impossibile, essa<br />

viene comunque praticata. E i frutti, una grande<br />

quantità di testi, possono e devono essere studiati da<br />

diverse angolazioni. Questi appunti propongono diverse<br />

tematiche: studiare le origini, le scelte, i testi, gli autori<br />

tradotti, i profili dei traduttori, la critica delle traduzioni,<br />

la fortuna dei testi tradotti, gli approcci ai testi, la<br />

difficoltà di studi, lacune e debiti, il ruolo delle<br />

università come centri di cultura e di mediazione per<br />

formare traduttori, nonché alcune proposte.<br />

Le origini<br />

Possiamo parlare di traduzione nel senso moderno<br />

del termine solo dalla seconda metà del Settecento.<br />

Antal Radó, il maggior divulgatore della cultura italiana<br />

dell'Ottocento e autore anche del primo libro sulla<br />

teoria della traduzione, osserva che, nel periodo<br />

esaminato, l'attenzione dei traduttori ungheresi è<br />

soprattutto rivolta alle letterature classiche nonché a<br />

quelle francese e tedesca. Nella sua bibliografia, in cui<br />

vengono elencate le versioni ungheresi delle letterature<br />

straniere, troviamo solo quattro autori italiani: Tasso,<br />

Metastasio, Foscolo e Verri 2 .<br />

Troppo poco, ma non si deve dimenticare che la<br />

diffusione e la conoscenza della letteratura italiana in<br />

quel momento non, è strettamente legata all'esistenza<br />

di versioni in ungherese: per lunghi secoli, la letteratura<br />

italiana è letta o in originale o in versione latina, lingua<br />

seconda di tutti i letterati in Ungheria fino alla seconda<br />

metà dell'Ottocento, oppure in versione tedesca, che<br />

all'epoca svolgeva il ruolo di lingua di cultura 3 .<br />

Dall'Ottocento in poi, inizia un'ininterrotta pratica di<br />

produrre versioni. Noi ungheresi non siamo stati certo<br />

gli unici, ma tutti ammettono il nostro primato in questo<br />

genere, con spiegazioni diverse. Citando le parole di<br />

qualcuno che di letteratura ungherese era molto<br />

esperto Paolo Santarcangeli, che vogliamo ricordare<br />

anche in occasione del centenario della nascita:<br />

E qui giova osservare che questa poesia,<br />

legata strettamente, coscientemente, volutamente<br />

come nessun'altra al proprio irripetibile<br />

mondo etnico è in pari tempo interamente<br />

esente da provincialismo (sì che avremmo da<br />

imparare in Italia): anzi, è protesa con<br />

un'attenzione febbrile, con una commovente<br />

volontà di conoscere verso l'espressione<br />

poetica degli altri popoli. Sin dagli albori della<br />

letteratura nazionale i poeti ungheresi<br />

hanno tenacemente, furiosamente tradotto 4 .<br />

Questa è una delle prime considerazioni che sempre<br />

si fanno a proposito del confronto con le letterature<br />

delle nazioni più grandi: quelle piccole traducono molto<br />

e affidano tale compito ai loro migliori poeti: resta da<br />

vedere se ciò resta ancora valido per il XXI secolo.<br />

Cosa tradurre?<br />

Osservando le nostre letterature riflesse attraverso la<br />

traduzione allo specchio dell'altra cultura, si può<br />

constatare che esse non possono essere che immagini<br />

distorte di quelle originali. In questo campo c'è tanta<br />

soggettività, tanta casualità, e ci sono tante scelte<br />

dettate da criteri extra-letterari, per cui il risultato finale<br />

è evidentemente una mutilazione. Esistono le<br />

letterature nazionali e poi le loro varianti in traduzione.<br />

Le cause sono note, e basti citare le parole di un poeta<br />

ungherese, esperto traduttore:<br />

Sappiamo quanto sia rara la buona traduzione,<br />

un lusso <strong>letterario</strong>, che può esser prodotto solo<br />

con enormi sforzi. E neanche la migliore delle<br />

traduzioni può esser adoperata per giudicare il<br />

valore di un'opera. La traduzione è un prodotto<br />

misto in cui scrittore e traduttore non possono<br />

esser separati. E poi siamo certi che siano<br />

proprio i migliori scrittori che trovano i loro<br />

traduttori? Siamo sicuri che i traduttori non<br />

siano invece guide casuali: barcaioli casuali<br />

attraverso un lungo fiume di confine dove non<br />

passa una linea di traghetti regolare? 5<br />

La scelta delle opere da proporre ai connazionali in<br />

versione ungherese può essere guidata da<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> XIV <strong>–</strong> <strong>NN</strong>. <strong>73</strong>/<strong>74</strong> <strong>MARZ</strong>.-<strong>APR</strong>./<strong>MAGG</strong>.-GIU. 2010 59

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