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Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

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Una dichiarazione che non nasce da falsa modestia, ma, riteniamo, dalla<br />

consapevolezza del cineasta del rischio sempre presente di cadere nella retorica dei<br />

moralismi.<br />

Prendiamo a paragone uno dei film più riusciti di Haneke, Caché. Là, il male si<br />

nascondeva nelle pieghe di un sadismo forse autoreferenziale che il regista trasferiva<br />

sul pubblico allibito. Qui <strong>–</strong> Il nastro bianco, nelle sale italiane - è meno cosmico e più<br />

connesso alla cultura dell’uomo; dalla morbosità religiosa sfocia nella Storia con un<br />

percorso interpretativo che può lasciare perplessi, se si tiene conto della concezione<br />

poco sopra accennata.<br />

C’è un'invisibile corda tesa fra due alberi che và a terminare dentro la Grande<br />

Guerra. Fra questi due estremi sentiamo il racconto di vicende fatto da un esegeta<br />

che, se non fosse stato il parto di un grande regista, potrebbe apparentarsi ad un<br />

grillo parlante che predichi col senno di poi.<br />

Sennonché, questo male viene da lontano. Tale distanza, anziché renderlo evidente,<br />

ne ha consolidato il potere, ha addormentato le anime, accecato gli<br />

spiriti, corrotto le menti e guidato il destino dei più indifesi.<br />

La perfida maestria di Haneke si realizza con un paradosso che, anche<br />

in questo caso, spiazza lo spettatore. Le parti del film e la sceneggiatura<br />

sono concatenate fra loro in un modo così chiaro da non far nascere<br />

punti interrogativi in chi guarda e ascolta. Tutto è legato con una<br />

consequenzialità disarmante, le parole sono scandite con una tale<br />

precisione da non lasciare al pubblico alcuna possibile via di fuga, alibi o<br />

scappatoia per evitare di trarre conclusioni. Ogni frase è una conferma<br />

di quanto si è già colto dalle immagini e, a sua volta, s’innesterà con<br />

naturalezza in altre scene. Infine, registriamo la limpidità del bianco e<br />

nero della pellicola, esaltata dalla luce della neve e dalla pulizia, dalla<br />

precisione con cui Haneke filma persone e oggetti negli interni. Di<br />

conseguenza, il pesante sentimento di mistero che non abbandona mai<br />

il film diventa una formidabile arma, un contrappasso stridente e quasi<br />

inspiegabile che intimorisce. Finiamo allora coll’immetterci nel flusso del<br />

racconto senza accorgercene e colleghiamo il disagio di quel sentire alla<br />

minaccia della Storia che, così come si è già srotolata imperturbabile<br />

nella cecità generale, allo<br />

stesso modo è sempre in<br />

agguato per l’uomo. Ecco<br />

dove sta, a nostro avviso,<br />

l’importanza e la moralità<br />

del film. Non tanto in una<br />

critica storica degli anni che<br />

portarono all’avvento del<br />

nazismo, quanto nella<br />

atterrita e forse rassegnata constatazione dell’ottusità umana di fronte<br />

a dati in apparenza lampanti.<br />

La genuina originalità di Haneke è dunque preservata anche in questa circostanza. Se proprio vogliamo andare alla<br />

ricerca di possibili fonti, oltre a ritrovare Bergman, soprattutto nella rigida figura del pastore protestante, risaliamo<br />

anche alle gelide visioni pittoriche di un Münch o alla caustica penna del miglior Thomas Bernhardt.<br />

Dopo le notizie incerte giunse presto la lettera di<br />

Burgio scritta il 5 settembre da Presburgo al legato<br />

pontificio a Venezia, confermando la disfatta completa e<br />

la morte del re. La notizia della catastrofe fu portata a<br />

Buda il 30 agosto a mezzanotte; Burgio partì<br />

L’ECO & RIFLESSIONI ossia FORUM AUCTORIS<br />

ANTICHE TRACCE MAGIARE IN ITALIA IV/2<br />

ALTRI INTRECCI ITALO-UNGHERESI NEL 500<br />

- A cura di Melinda B. Tamás-Tarr -<br />

Enzo Vignoli<br />

- Conselice (Ra) -<br />

immediatamente al seguito della regina per rifugiarsi a<br />

Presburgo, «con quanto pericolo e disordine un giorno<br />

a boca lo intenderà».<br />

Giunse poi a metà settembre a Udine anche il primo<br />

testimone oculare: un soldato di nome Jacopo da Zara<br />

90<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> XIV <strong>–</strong> <strong>NN</strong>. <strong>73</strong>/<strong>74</strong> <strong>MARZ</strong>.-<strong>APR</strong>./<strong>MAGG</strong>.-GIU. 2010

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