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Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

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«Non in quel senso! Lei è una forestiera… Non è<br />

accostumata alla pietra della nostra isola, la stava solo<br />

tastando…»<br />

«E me ne sono accorta che stava tastando! Luigi» gli<br />

occhi di mamma si bagnarono di lacrime «le cose sozze<br />

in casa mia! Che scuorno, che scuorno! Se solo tuo<br />

padre fosse stato qui…»<br />

Mia madre era una santa donna e mi rattristava vederla<br />

piangere. In quella situazione ero in torto e mi<br />

mangiavo le mani. Decisi che era meglio andare via, le<br />

avrei spiegato tutto in un momento migliore.<br />

Su Elynn, andiamo. Le spiegherò più tardi.<br />

Mossi appena un passo e mi sentii tirare con energia<br />

per la maglia. Era mia madre.<br />

«Adesso dove andate? Non me la presenti l’amica tua?»<br />

Si stava asciugando gli occhi.<br />

«Ma certo, mamma.»<br />

Entrammo in casa. Dopo pochi passi, la piccola cucina<br />

ci accolse con il forte odore di aglio inghirlandato a una<br />

finestrella da fiaba. Mamma aveva già messo in ordine<br />

e fatto piazza pulita della colazione consumata qualche<br />

ora prima.<br />

«Posso offrirti qualcosa?»<br />

«Mà, Elynn non capisce una parola di italiano. Lascia<br />

fare a me.»<br />

Adesso devi fare finta di parlare, sennò mia madre si<br />

insospettisce. Ti va di assaggiare la nostra cucina?<br />

Le ripetei la domanda inventandomi io una lingua<br />

ridicola, fatta di “eeecloppeteclop”, che non esisteva né<br />

in cielo né in terra. In tutta sincerità mi sentivo un po’<br />

scemo, e leviamoci anche il poco. Elynn però colse<br />

agilmente il senso dell’inganno, e mentre mi rispondeva<br />

di sì telepaticamente, si preparava a ripetere il suo<br />

consenso a voce. Sapevo che il risultato sarebbe stato<br />

pietoso, ma c’era da recitare una parte e non potevamo<br />

tirarci indietro.<br />

«Gluuubuuuub!»<br />

Più che la parola “sì” mi pareva acqua in ebollizione.<br />

Mia madre sobbalzò dalla sedia con tanta energia che<br />

quasi toccò il soffitto con il suo strabiliante metro e<br />

cinquantotto di altezza.<br />

«Oh! Si sente poco bene la signorina?»<br />

«Ehm… macché! Elynn è… finlandese, si parla così dalle<br />

sue parti.»<br />

«Però! Mi era sembrato che si stesse strozzando.<br />

Uhm… della crostata al melograno va bene, spero?»<br />

Stavolta le intimai di annuire e basta. Così fece.<br />

Mamma tirò fuori la tovaglia buona, quella rossa con le<br />

righe bianche per le grandi occasioni, e nel servirmi una<br />

fetta di crostata al melograno mi sussurrò all’orecchio,<br />

con una grazia e una civetteria che mai smisero di<br />

stupirmi: «Ma di tante piccirelle sull’isola dovevi farti<br />

sposa una finlandese?»<br />

Sorrisi, e nel sollevare lo sguardo dalla mia fettona di<br />

crostata mi accorsi che la sirena ricambiava il mio<br />

sorriso. Seduti insieme a tavola sembravamo una vera<br />

famiglia. Nel mio cuore espressi il desiderio che quel<br />

momento di serenità durasse in eterno. Ma dopo un<br />

poco fu servito il caffè…<br />

Mi dispiaceva ingannare quella donna. Ero una straniera<br />

che aveva invaso la quiete della sua piccola casa. Così<br />

sorridevo, servendomi del linguaggio delle facce che è<br />

comune a tutte le specie viventi. Dopo il dolce la piccola<br />

e bella signora mi offrì una tazzina piena di fumante<br />

liquido nero.<br />

Cosa devo farci?<br />

Non mi sembrava roba da bere.<br />

Devi berlo. È caffè. Ma fa attenzione, è molto amaro.<br />

Avvicinai con cautela le labbra al bordo della tazzina. Mi<br />

bastò un sorso piccolissimo per innamorarmi di quella<br />

bevanda. La bevvi tutta d’un fiato e ne volli subito<br />

dell’altra. Me ne servirono altre due tazzine, che scolai<br />

da ingorda. Sorella, il caffè ha lo stesso sapore dell’<br />

estratto di yaad, che da noi si baratta molto caro, ma è<br />

un poco più amaro. Davvero squisito.<br />

La torta e il caffè, insieme alla lunga nuotata, all’uso<br />

della magia, alla corsa a casa di Luigi mi misero<br />

addosso un po’ di sonnolenza. Strizzavo gli occhi come<br />

una bambina stanca di giocare. Il sonno mi aveva colto<br />

alla sprovvista e non c’era nulla che io potessi fare per<br />

resistere all’onta.<br />

Hai sonno? Mamma ha detto che se vuoi puoi sistemarti<br />

nella sua camera.<br />

Accettai l’offerta volentieri, ma credo che se avessi<br />

rifiutato sarei comunque crollata a terra. La madre mi<br />

accompagnò in una stanza fresca, immersa nella<br />

penombra. Una tenda azzurro scuro regolava la luce del<br />

sole, che filtrava in brevi raggi sulle lenzuola di un<br />

lettone antico. La camera da letto mi ricordò casa, con<br />

la frescura e l’ombra che dominavano lo spazio. La<br />

signora fu gentilissima con me. Mi aiutò a indossare<br />

una sua vestaglia, che a me andava corta, e mi adagiò<br />

sotto le lenzuola. Mormorai un grazie nella mia lingua<br />

che lei prese per buono, intuendolo forse dal tono della<br />

voce. Poi chiusi gli occhi e l’azzurra penombra della<br />

stanza lasciò il passo al nero profondo del sonno.<br />

Quando mi svegliai, sprazzi di rosso avevano dipinto le<br />

pareti della stanza di un effimero tramonto. Sgranchii le<br />

gambe e sbadigliai un lungo buonasera al mondo. Poco<br />

dopo sentii bussare alla porta: era Luigi.<br />

Sveglia, dormigliona!<br />

Yawn! Che sonno mi sono fatta…<br />

Luigi si avvicinò alla finestra e spalancò le tende.<br />

Hai visto? Il sole sta tramontando.<br />

Quanto tempo ci vuole per salire in cima alla<br />

montagna?<br />

Uhm, fammi pensare… Con la vespa impiegheremmo<br />

una ventina di minuti, non di più. Ma…non vorrai<br />

andare ora?<br />

Il sole è basso. È all’alba e al tramonto che ho più<br />

possibilità di acciuffare il sole. Io devo andare. Sei<br />

ancora deciso ad accompagnarmi?<br />

Ho giurato che ti avrei aiutato ed è ciò che intendo fare.<br />

Ma prima, tieni questi vestiti. Non puoi farti vedere in<br />

giro spogliata.<br />

I vestiti della madre mi andavano corti, mi sentivo<br />

soffocare. Sorella, gli uomini di superficie soffrono le<br />

intemperie climatiche e per questo si circondano di<br />

oggetti e abiti in grado di proteggerli dal freddo o dal<br />

caldo. Hanno sviluppato la scienza a scapito della<br />

magia, che considerano retaggio delle antiche civiltà.<br />

Interessante, no?<br />

Ma fuori mi aspettava una sorpresa ben più grande. La<br />

vespa, come la chiamava Luigi.<br />

Mai mi sarei aspettato di vederla tanto entusiasta per<br />

qualcosa. Sembrava sapere tutto <strong>–</strong> e permettetemi di<br />

18<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> XIV <strong>–</strong> <strong>NN</strong>. <strong>73</strong>/<strong>74</strong> <strong>MARZ</strong>.-<strong>APR</strong>./<strong>MAGG</strong>.-GIU. 2010

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