27.05.2013 Views

Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

abbattersi con violenza in uno schiaffo, di quelli che<br />

soltanto le donne passionali sanno vibrare. Il posto era<br />

fantastico per tuffarsi, dato che in un tratto la roccia<br />

curvava in una morbida insenatura entro cui le onde,<br />

nei rari casi in cui riuscivano a farsi largo, galleggiavano<br />

come agnelli chiamati a raccolta.<br />

Credo sia inutile dirvi che quel punto della scogliera era<br />

il favorito da noi ragazzi, cresciuti al caldo sole di<br />

mezzogiorno. Affacciandoti sullo specchio d’acqua,<br />

riuscivi chiaramente a scorgere il tuo viso. Ma il mio<br />

passatempo preferito era sondare il fondale con lo<br />

sguardo, scivolare sulle lucide pietre e sulla terra<br />

sottacqua e volteggiare fra le verdi alghe come un’agile<br />

anguilla. Quando ero solo e non c’era nessuno a<br />

ricordarmi l’esistenza del tempo, mi capitava di restare<br />

in muta contemplazione per ore e ore. Eppure sbaglio a<br />

parlarvi nel linguaggio degli uomini, sbaglio a parlarvi<br />

d’ore e di tempo. Vi basti sapere che un giovanotto era<br />

là, se ne stava muto, e per giorni che duravano secoli<br />

interi dimenticava sé stesso.<br />

Mia madre intanto girava per il villaggio chiedendo di<br />

me a tutti, che erano già le sette e mezza e la cena era<br />

pronta in tavola. Povera donna, quante gliene ho fatte<br />

passare! Mi trovava puntualmente disteso sulla pietra<br />

ancora calda con la testa fra le mani, a fissare l’acqua<br />

come se nascondesse il più prezioso dei tesori. Allora lei<br />

mi si avvicinava con quel passeggiar felino tipico delle<br />

donne della nostra isola e all’improvviso mi bisbigliava<br />

nelle orecchie: “Luigi, è ora di cena.” E lo diceva con<br />

una voce che sembrava la cosa più importante del<br />

mondo e per noi lo era davvero, da quando papà era<br />

morto quel silenzioso momento d’intimità chiamato<br />

cena era diventato il nostro rifugio, la nostra famiglia.<br />

Ma il giorno dopo ritornavo a quel santuario come la<br />

goccia di pioggia torna al mare. Per sprofondarvi, per<br />

scavarmi una nicchia con le mie stesse mani. E là vi<br />

trovai la sacerdotessa del mio cuore.<br />

Quando nuotavo così lontana da casa non avevo mai il<br />

coraggio di confessarlo. Nessuno mi avrebbe perdonato<br />

una simile imprudenza, o forse non mi avrebbero<br />

neppure creduta. Il mondo là fuori è meraviglioso, così<br />

pieno di luce. Penso che noi altri dovremmo smetterla<br />

di nasconderci e godere delle bellezze che il mondo ha<br />

da offrire.<br />

Risalivo le correnti come una bolla d’aria sale in<br />

superficie, lasciandomi dietro l’oscuro reame<br />

sprofondato negli abissi più cupi quando<br />

improvvisamente <strong>–</strong> da dietro una roccia <strong>–</strong> comparve<br />

l’azzurro. L’azzurro! Il vero colore del mare. L’avevo<br />

sempre immaginato azzurro il mare, mentre sognavo<br />

fra guanciali d’alghe innominabili. Ho potuto assaporare<br />

il gusto dell’acqua calda sulla mia pelle, proprio io che<br />

fin dalla nascita non avevo conosciuto che le tenebre<br />

della mia gente.<br />

Mi capitava di incontrare branchi di delfini durante i<br />

miei viaggi segreti, creature assai curiose e intelligenti.<br />

I saggi sostengono che una volta erano come noi, ma<br />

che tanto tempo addietro l’ebbrezza delle onde li<br />

chiamò e loro non seppero resistere al richiamo. Gli<br />

anziani ne parlavano con disprezzo, riferendosi a loro<br />

come ai “rinnegati”. Io, invece, li reputavo dei semplici<br />

animali, e stentavo a credere che ci fossero in qualche<br />

modo imparentati. Decisi allora di studiarli e apprendere<br />

di più sul loro conto.<br />

Uno dei passatempi preferiti dei delfini, e quello che mi<br />

aveva colpito di più, consisteva nel tuffarsi fuori<br />

dall’acqua in acrobazie spettacolari. Non riuscivo a<br />

capirne il motivo. Ero così curiosa di scoprire perché si<br />

impegnavano tanto in quel gioco, che provai a stabilire<br />

un contatto telepatico con uno di loro. Stentai a credere<br />

a quello che sentivo, quando la creatura mi rispose alla<br />

stessa maniera con cui mi ero rivolta a lui.<br />

Salve, creatura degli abissi.<br />

Saluti a te, creatura che vede il sole.<br />

Il delfino mi rispose nella lingua comune a tutte le<br />

creature del mare, la lingua dei flutti, le cui origini si<br />

perdono nel tempo. «Ahi! Il sole…»<br />

«Perché disperi?»<br />

«Il sole», mi disse, «un tempo assai remoto<br />

apparteneva alla mia gente. Si tratta dell’amuleto più<br />

splendente degli oceani dei mondi, un gioiello prezioso<br />

ed ultraterreno che la nostra Regina teneva sempre<br />

legato al collo, perché un tempo i delfini e gli atlantidei<br />

erano la stessa gente e il suo aspetto esteriore ricorda<br />

ancora le sembianze della tua razza. Il sole ci fu rubato<br />

dalla divinità della pioggia, perché esso gli serviva a<br />

catturare l’acqua facendola evaporare, per poi riversarla<br />

dove più gli piaceva. E da allora noi ci tuffiamo per<br />

raggiungerlo e riportarlo alla dimora della nostra<br />

Regina, ma devi sapere che quel dio crudele ha posto<br />

l’opale troppo in alto e noi non riusciamo nemmeno a<br />

sfiorarlo. Ora conosci il motivo per cui mi sono<br />

lamentato quando hai nominato il sole.»<br />

«… e so anche perché vi tuffate al di là.»<br />

«Abbiamo provato a mettere le ali, ma quelli fra noi che<br />

ci sono riusciti hanno dimenticato le proprie origini e<br />

solcano il cielo come i figli prediletti del nostro nemico.»<br />

«E la vostra regina? Come si adopera per recuperare il<br />

suo gioiello?»<br />

«Da quando il sole non riscalda più il suo collo, la<br />

regina non è più la stessa. Soffre, e la sua sofferenza fa<br />

soffrire tutti noi che l’adoriamo.»<br />

La sua storia mi commosse molto e decisi di aiutarlo a<br />

recuperare il sole. Ero facile a decisioni improvvise<br />

come quella, perché giovane e molto impulsiva. Quando<br />

avevo la vostra età mi sono sorbita tante di quelle<br />

ramanzine che avrei potuto collezionarle e farci un<br />

museo ben fornito. Non vi invito a seguire il mio<br />

esempio!<br />

«Ma come posso fare?» I miei dubbi erano ovvi.<br />

«Saltando. Guarda me.» Il delfino prese una lunga<br />

rincorsa e spiccò un salto così in alto che per un<br />

momento credetti lo avrebbe raggiunto davvero il sole.<br />

Quando tornò giù, però, non aveva recuperato il<br />

luminoso pendente.<br />

«Dovreste trovare un metodo migliore.» Pensai<br />

rapidamente alle idee più strampalate, e le elencai al<br />

mio nuovo amico senza provare nessuna vergogna.<br />

«Potremmo scendere negli abissi: devi sapere che da<br />

dove vengo io esistono vulcani capaci di scagliarti<br />

lontanissimo.»<br />

«Dei miei cugini ci hanno provato ma il getto d’acqua<br />

era così forte che li stordì, e al risveglio si trovarono<br />

arenati su una spiaggia di superficie.»-<br />

«Potremmo lanciare una freccia e colpire il sole.»<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> XIV <strong>–</strong> <strong>NN</strong>. <strong>73</strong>/<strong>74</strong> <strong>MARZ</strong>.-<strong>APR</strong>./<strong>MAGG</strong>.-GIU. 2010 13

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!