Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...
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considerazioni di carattere politico, fatto a cui accenna<br />
l'italianista Cario Tagliavini:<br />
Bisogna inoltre notare che la stessa situazione<br />
dell'Ungheria non favoriva la conoscenza delle<br />
opere letterarie: la censura non permetteva il<br />
passaggio degli scritti che, per la loro natura<br />
patriottica e rivoluzionaria, potevano esser<br />
ritenuti pericolosi, ma che invece erano tanto<br />
significativi e caratteristici come rappresentanti<br />
dell'evoluzione del pensiero italiano che portò al<br />
Risorgimento. Rimasero sconosciuti agli<br />
Ungheresi D'Azeglio, Gioberti, Berchet, Giusti,<br />
ecc. Non bisogna però dimenticare che qualche<br />
opera permessa dalla censura dovette proprio la<br />
sua fortuna, oltre che ai meriti intrinseci,<br />
all'argomento patriottico e più o meno<br />
palesemente anti-austriaco. Le mie prigioni di<br />
Silvio Pellico vengono parzialmente tradotte fin<br />
dal 1839: nel 1856 se ne ha un'altra traduzione<br />
inedita, nel 1864 una terza edizione e nel 1886<br />
l'ultima e migliore di C. Erdély 6 .<br />
Non accadde diversamente neanche nei periodi<br />
successivi. La politica influisce più o meno direttamente<br />
sulle opere da divulgare, sia nei periodi fra le due<br />
guerre che in quello postbellico, in cui la preferenza per<br />
questo e quell'autore italiano non era immune da<br />
considerazioni politiche.<br />
Nella scelta degli autori pare sia valida la regola<br />
classica: bisogna tradurre i classici (anzi, ogni tanto,<br />
ritradurli per le nuove generazioni), e poi dare la<br />
preferenza alla letteratura contemporanea che può<br />
interessare il pubblico. Non c'è bisogno di soffermarsi<br />
sugli evidenti pericoli di quest'ultima categoria: ne<br />
sanno qualcosa i curatori delle antologie di poesia<br />
contemporanea 7 . Un protagonista della vita letteraria<br />
degli anni '20 del Novecento scrive:<br />
Si traduce Papini, perché ha avuto successo con<br />
la Storia di Cristo, ma non si sa quale posto<br />
occupi nel quadro della letteratura italiana. Si<br />
traduce Da Verona, forse perché nella<br />
traduzione perde la virtù dello stile ed alle sue<br />
opere non rimane indosso che la veste saccente<br />
dell'argomento. Si traduce Puccini, perché è<br />
l'unico scrittore d'Italia che abbia un attimo di<br />
coscienza europea e sappia quindi valutare<br />
l'importanza delle relazioni con l'estero. Si<br />
traduce Fanzini per un puro caso e si traducono<br />
infine delle novelle antiche, perché non c'è<br />
bisogno di pagare i diritti d'autore. Un fatto<br />
quindi è certo: che in Ungheria l'Italia non è<br />
conosciuta. Se vai in biblioteca, accanto a -<br />
mettiamo - cento libri ungheresi, trovi ottanta<br />
libri tedeschi, una ventina di francesi e senza<br />
parlare degli inglesi, tre o quattro libri italiani.<br />
Qui della Triade Carducci, Pascoli, D'Annunzio si<br />
sa pochissimo, del movimento della Voce ad<br />
esempio, si sa pochissimo, pochissimo si sa<br />
ancora del futurismo 8 .<br />
Poi, se si prende in mano la Bibliografia di Várady e<br />
si consulta l'elenco degli scrittori proposti sulle pagine<br />
delle riviste culturali degli anni '30-'40, si vede subito<br />
che molto è stato recuperato. La bibliografìa sugli scritti<br />
e su D'Annunzio conta 10 pagine. Ma anche scrittrici<br />
come Ada Negri ed Annie Vivanti trovano non molti<br />
ammiratori anche fra importanti letterati, poeti e critici<br />
ungheresi. Siccome il terreno dei contemporanei è così<br />
pieno di pericoli, conviene rivolgere la nostra attenzione<br />
ai classici.<br />
I classici<br />
Nella cronologia delle versioni dei classici, il primo<br />
testo, gli Psalmi penintenziali di Petrarca, risale al<br />
1493 9 . Poi appaiono, in ordine cronologico, alcuni brani<br />
di Ariosto e di Tasso.<br />
La versione dei classici fu invece per molto tempo<br />
ostacolata dal timore di non essere all'altezza.<br />
Bisognava aspettare molto perché qualcuno osasse<br />
toccare i grandi. Poi, una volta rotto il ghiaccio, le<br />
versioni si moltiplicano. È il caso delle novelle di<br />
Boccaccio, che nel corso di un secolo sono state<br />
tradotte da ben dodici traduttori 10 .<br />
Nei confronti dei grandi scrittori occorre anche fare i<br />
conti, oltre che con un complesso di inferiorità, anche<br />
con un senso di responsabilità. Con una cattiva versione<br />
si rischia infatti di determinare a lungo - e a volte<br />
definitivamente - la fortuna di uno scrittore nella cultura<br />
che lo accoglie. "Lo scrittore tal dei tali non ha avuto<br />
successo perché è stato tradotto male", si legge spesso<br />
nelle critiche e nelle storie letterarie. La ricezione delle<br />
Tre Corone in Ungheria dimostra quanto siano<br />
importanti da tale punto di vista anche le versioni. La<br />
conoscenza di questi scrittori è dimostrabile fin dal<br />
Medioevo. I testi sono letti, anche se non sempre molto<br />
apprezzati. Várady scrive:<br />
Dante è trattato ancora peggio. Giovanni Kis,<br />
nel suo già menzionato riassunto della storia<br />
della letteratura italiana, ripetendo l'opinione di<br />
letterati tedeschi di terzo ordine, così si esprime<br />
sulla Divina Commedia: è un poema<br />
meraviglioso dell'inferno, del purgatorio e del<br />
paradiso, nel quale il poeta mescola senza<br />
ordine né scelta e senza un piano preciso spirito<br />
e materia, molto bene e molto male. 11<br />
Le prime versioni non contribuiscono molto alla<br />
comprensione dei Tre. Dante diventa poco poetico,<br />
Petrarca sentimentale e Boccaccio addirittura<br />
appartenente alla paraletteratura.<br />
La fortuna di Petrarca in Ungheria non è<br />
particolarmente benigna. Le prime versioni di alcuni<br />
sonetti del Canzoniere fanno la loro comparsa nel<br />
Settecento: tre sonetti in un dramma ungherese, e altri<br />
due in una prosa di József Kármán, scrittore<br />
sentimentale. Le vere e proprie traduzioni in senso<br />
moderno appaiono nell'Ottocento. Una rappresentativa<br />
raccolta del Canzoniere esce nel 1896, ma si limita a<br />
presentare il poeta attraverso i suoi sonetti d'amore, e<br />
non fu accolta molto positivamente. Della fortunasfortuna<br />
di Petrarca nella critica del primo Novecento<br />
forse sono responsabili anche i primi traduttori che, pur<br />
con tutto il loro entusiasmo, non riuscirono a<br />
compensare il fatto di non essere nati grandi poeti:<br />
60<br />
OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> XIV <strong>–</strong> <strong>NN</strong>. <strong>73</strong>/<strong>74</strong> <strong>MARZ</strong>.-<strong>APR</strong>./<strong>MAGG</strong>.-GIU. 2010