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Osservatorio letterario ANNO 14. – NN. 73/74 MARZ.-APR./MAGG ...

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«Non esistono arcieri in grado di tirare così lontano da<br />

novemila anni.»<br />

«Allora uno di noi potrebbe nuotare fuori dall’acqua, e<br />

saltare da un punto più alto.»<br />

«Questa è un’ottima idea!» Gridò entusiasta il delfino.<br />

Avevo finalmente colto nel segno.<br />

«Grazie! Anzi, sai che ti dico? Ci vado io.»<br />

«Ma no! È molto pericoloso, potresti non tornare più!»<br />

«Se sono arrivata fin qui, posso anche nuotare fuori e<br />

tornare con il sole. Dov’è l’uscita?»<br />

«Ma sei sicura di quello che dici?»<br />

«Parola mia, sì.»<br />

«Va bene, dunque. C’è un’uscita a qualche miglio da<br />

qui. Seguimi.»<br />

Il delfino mi guidò verso quella che, mi spiegò, la gente<br />

di sopra chiamava isola. Mi disse poi che lui aveva<br />

conosciuto della gente di sopra e che di molti di loro era<br />

meglio non fidarsi.<br />

«Spesso gettano delle larghe reti e con queste<br />

sradicano intere famiglie di pesci dalle loro case. È<br />

anche capitato che alcuni di noi sono stati catturati:<br />

nessuno li ha più rivisti. Ma non devi preoccuparti, dove<br />

ti porto io c’è solo gente amica e rispettosa.»<br />

Ci addentrammo in una baia di roccia, circondata da<br />

alte barriere di scogli che affioravano in superficie come<br />

enormi denti di squalo.<br />

«È venuto il momento di trasformarti.»<br />

«Cosa?!» Domandai sorpresa, non immaginavo che i<br />

delfini conoscessero la nostra capacità di mutarci in<br />

qualsiasi creatura avessimo visto almeno una volta nella<br />

vita.<br />

«Ti servono gambe per nuotare in superficie. Guarda,<br />

c’è un umano sopra di noi…»<br />

Sollevai lo sguardo e vidi chiaramente un giovane uomo<br />

di superficie che mi fissava con due occhi spalancati.<br />

Forse a causa dell’ammonimento che il delfino mi aveva<br />

impartito pochi minuti prima sul conto degli umani ebbi<br />

paura, proprio io che nel mio regno temevo solo le<br />

Piovre della Morte. Con un agile guizzo ero dietro uno<br />

scoglio, pronta a nuotare via al primo segno di pericolo.<br />

«Non temere! È solo un ragazzo. Questo in particolare<br />

lo conosco, siamo amici.»<br />

Il delfino tirò il muso fuori e salutò il ragazzo, che<br />

continuava a strizzarsi gli occhi con energia. Poi li riaprì<br />

e tornò a guardare, incredulo.<br />

«Su, esci fuori. Non ti farà del male.»<br />

Un po’ titubante, uscii lentamente dal mio nascondiglio.<br />

Il ragazzo mi guardò con un’espressione di infinita<br />

meraviglia, uno stato d’animo che allora mi era<br />

sconosciuto. Tese un braccio verso l’acqua, verso di<br />

me. Poi le sue labbra si mossero emettendo suoni che<br />

non udii. Si sporse dallo scoglio in modo da avvicinarsi<br />

di più all’acqua, e tese di nuovo il suo braccio. Questa<br />

volta sentii l’impulso di aggrapparmi a quel braccio, a<br />

quell’appiglio che conduceva all’emozione di un nuovo<br />

mondo. La sua mano e la mia si vennero incontro fino a<br />

toccarsi. Mi sentii afferrare e il mio corpo si bagnò<br />

d’aria. Fui posata dolcemente sullo scoglio, e con la<br />

magia che scorre nel mio sangue mi trasformai<br />

istantaneamente in una ragazza di superficie.<br />

Una sirena! Bella e meravigliosa, dai lunghi capelli neri<br />

che si gonfiavano sott’acqua, il seno nudo e pallido, gli<br />

occhi grandi e celesti chiarissimi, come se non fossero<br />

abituati alla luce del sole.<br />

Mi strofinai gli occhi con forza, non potevo crederci. Ma<br />

quando li riaprii, la sirena era scomparsa. Adesso mi<br />

accorgevo di un’altra presenza sott’acqua, un delfino,<br />

che spesso nuotava fra gli scogli per giocare con me e<br />

gli altri ragazzi. Lo chiamavamo “allegro”, e il nome era<br />

azzeccato perché ci sembrava sempre felice e<br />

giocherellone.<br />

«Che stupido che sono! Allegro, ti ho confuso per una<br />

sirena!»<br />

Allegro mi fece un ambiguo cenno con il muso, come se<br />

desiderasse mostrarmi qualcosa. Guardai nella direzione<br />

che mi indicava: proprio sotto di me, c’era uno scoglio a<br />

forma di dente aguzzo, intorno al quale noi ragazzi<br />

giocavamo a nascondino sott’acqua. L’acqua era limpida<br />

e io che ero un attento osservatore potei notare,<br />

fluttuanti dietro lo scoglio, quelli che mi sembravano dei<br />

fili di una ragnatela nera. Aguzzai la vista e vidi un paio<br />

di dita sottili aggrappate alla pietra… un attimo dopo<br />

emerse il volto di quella ragazza. Lei… lei esisteva<br />

davvero!! Mi è impossibile descrivere ciò che provai in<br />

quel momento. Il mondo di fiabe, le canzoni dei vecchi<br />

dell’isola si rincorrevano nella mia testa e ogni fantasia<br />

divenne concreta realtà.<br />

Ero spaventato, felice, confuso. Non sapevo più se ero<br />

sveglio oppure dormivo. Tesi il braccio a quella<br />

bellissima creatura per toccarla e rendermi finalmente<br />

conto dell’esperienza onirica che stavo vivendo.<br />

«N-non a-a-aver p-paura.» Dissi, in preda ad un<br />

irresistibile attacco di balbuzie. Mi succedeva quando<br />

ero nervoso. Mamma aveva addirittura chiesto il parere<br />

di un professorone, uno scienziato che spesso<br />

villeggiava sulla mia isola durante i mesi estivi, e questo<br />

dottore sosteneva che bisognava andare al continente.<br />

Solo lì avrebbero saputo guarire questa mia “nevrosi”,<br />

come la chiamò lui.<br />

La sirena e Allegro si scambiarono una muta<br />

conversazione, poi la sirena si avvicinò alla superficie e<br />

tese anche lei il delicato braccio verso di me. Mi sporsi<br />

allungandomi il più possibile, mentre con l’altra mano<br />

mi reggevo saldamente allo scoglio.<br />

Le nostre mani si toccarono e io fui percorso da un<br />

brivido, qualcosa di paragonabile ad una doccia gelida<br />

che ti sferza il viso. La tirai su, convinto che il suo peso<br />

sarebbe stato troppo per le mie forze da sollevare, e<br />

invece scoprii che era leggera come una bambina. La<br />

misi a sedere con la massima delicatezza di cui ero<br />

capace e con enorme stupore notai che la parte di<br />

sotto, intendo la pinna e tutto il resto, si stavano…<br />

rapidamente trasformando in un paio di gambe umane!<br />

Era troppo per me da sopportare. Credo di essere<br />

svenuto, allora, anche se non ricordo molto di quei<br />

momenti.<br />

Riaprii gli occhi e risveglio d’uomo non fu mai così<br />

dolce. Lei mi guardava con due occhioni preoccupati. I<br />

suoi capelli neri che avevo in principio scambiato per<br />

una ragnatela erano ancora fracidi d’acqua <strong>–</strong> il che<br />

doveva necessariamente significare che non ero rimasto<br />

svenuto per troppo tempo <strong>–</strong> e il suo corpo seminudo, la<br />

sua pelle liscia e perfetta era imperlata da goccioline<br />

d’acqua che con la luce del sole risplendevano d’oro.<br />

«Sono morto, e questo è il paradiso?» Ricordo che<br />

dissi.<br />

14<br />

OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l’Altrove <strong>A<strong>NN</strong>O</strong> XIV <strong>–</strong> <strong>NN</strong>. <strong>73</strong>/<strong>74</strong> <strong>MARZ</strong>.-<strong>APR</strong>./<strong>MAGG</strong>.-GIU. 2010

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