Tovazzi diario 5 1801-1809 - Provincia Tridentina

Maria. La supplica era concepita in questi termini: Eminentissime domine cardinalis Vicarie
domine, domine gratiosissime.
Frater Edmundus Henniger Ordinis Fratrum Minorum S. P. Francisci sacerdos ex provincia
Bavariae humillime et instantissime supplicat eminentiae suae pro indulto recitandi dominica
proxima post festum sacratissimi Cordis Iesu officium cum Missa in honorem ss. Cordis Mariae
in terminis consuetis. Et Deus
Eminentiae suae
Romae 25 iulii 1807
Fr. Edmundus
Rescriptum
Ex audientia Sanctissimi
Die 29 iulii 1807
Sanctissimus benigne annuit pro gratia ritu duplicis maioris cum officio et Missa ut in die
dedicationis s. Mariae ad Nives cum lectionibus tamen secundi Nocturni ut in quinta die infra
octavam Nativitatis eiusdem B. M. V.
LS Iulius de Carpineo sacrae Rituum Congregatioinis secretarius.
19 marzo 1808 [sic]
Li 19 in conseguenza della licenza abbassata dall'eccelso governo, fece la sua professione nella
chiesa delle monache Orsoline Suor Costanza Pegoretti di Oltrecastello nelle mani di mons.
Vicario generale di Trento; questa però a senso del decreto si estende solo ad un anno senza
espresso voto di perpetua clausura. Il rev.mo Ufficio dettò la formola della professa. Qualche
giorno dopo prestò dinanzi al sig. Carpentari giudice distrettuale di Trento il giuramento di
fedeltà al sovrano.
Una lettera venuta da Pesaro datata li 21 marzo, e ricevuta li 27 detto, riferisce, che Pio VII
nella presente critica situazione è un muro, ed un bronzo in non voler accordare al governo
francese quanto gli chiede; egli ha spedito giorni sono un corriere a Parigi con plico di proprio
pugno scritto, e sigillato. Nelle udienze date al generale Miollis si sostenne in aria di sovrano, e
si spicciò in pochi minuti; negò di concedere le maschere di dieci giorni, che se gli chiedeano,
ed al Senato romano, che insisteva su di ciò diede in risposta, che quando l'Apostolo s. Pietro fu
messo in carcere da Erode, la Chiesa universale faceva orazione, onde i tempi presenti doveano
passarsi in oggetti assai più interessanti.
Tre giorni prima di Quaresima fu intimata la partenza di un ufficiale francese a 6 o 7 cardinali
del regno di Napoli termine 24 ore; questi si portarono dal Papa, il quale disse, che non istassero
a moversi senza la forza. Così fecero. La sera sull'ore 4 di notte dell'ultimo giorno di carnovale
furono spedite varie pattuglie, onde al momento s'incamminassero per il loro destino, e fra
poche ore tutti partirono, anche l'eminentissimo Ruffo, che dimorava in Viterbo. In oggi poi si
sa di certo, che i detti eminentissimi hanno avuto per istrada un contr'ordine, e si sono fermati;
chi a Terracina, chi a Fondi, e chi in altri luoghi. Era sortito pur giorni sono altro ordine per la
partenza di sopra 24 Prelati; questa pure fu sospesa.
Sulli ultimi giorni circa di carnovale fu la truppa pontificia o esortata, o quasi violentata ad
unirsi alla truppa francese di Roma. Il solo comandante in capite Bracci ricusò quest'unione, e si
restituì piuttosto in arresto in castel s. Angelo, che dopo due giorno sortì, ed il Papa gli regalò
800 collonati. Gli si volle erstituire la truppa pontificia, ed il Papa ha risposto, che non vuol
truppa disertrice, protestando di aver truppe in maggior numero di Napoleone. In tutte le volte,
che ha dato udienza o al generale francese, e al ministro già partito, o ad altri incaricati della
nazione, l'ha fatto col modo il più imponente e maestoso, con una voce che sembrava un leone;
cosa che fa stordire il popolo romano, che dice esser questo il primo anno del suo pontificato.
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