Tovazzi diario 5 1801-1809 - Provincia Tridentina
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Magistrato rispose ch'egli era pronto a soffrire piuttosto tutte le rovine di un bombardamento,<br />
che d'impugnare le armi contro le truppe austriache.<br />
9 giugno <strong>1809</strong><br />
Li 9 fu il giorno fortunato che librò la città dagli affanni ed orrori dell'assedio. Accorsa in aiuto<br />
della città la milizia tirolese composta de' contadini di Caldaro, Bolzano, Egna, Salorno ecc.<br />
diede alle cinque del mattino l'attacco ai francesi nelle vicinanze di Lavis, e li rovesciò su tutt'i<br />
punti. Indi la suddetta milizia s'avvanzò fiancheggiata dalla truppa austriaca verso la città,<br />
prendendo la via di Martignano, Cognola ecc. I francesi esistenti in quelle vantaggiose posizioni<br />
si videro obbligati a ritirarsi non potendo resistere nell'incessante fuoco della milizia tirolese.<br />
Alla Croce delle Laste rimase ferito in una coscia il capitano italiano, in allora si arrese agli<br />
austriaci tutta quella compagnia. I francesi ne rispedirono un'altra, ma questa atterrita dal<br />
cannone del castello, minacciata nella sua ritirata dai Maoni o soldati del reggimento Hohenlohe<br />
Bartenstein usciti dal castello, ed investita gagliardamente dai volontari tirolesi, si ritirò in tutta<br />
fretta rompendo la porta superiore della nostra clausura, e calando dal nostro monticello uscì per<br />
la via del convento, vallicò il torrente Fersina e si unì col restante del Corpo, che si ritirava. Gli<br />
astraici però inseguirono li fuggitivi sino all'eminenza superiore del nostro monte da dove fecero<br />
un gran fuoco sopra li francesi che passavano il torrente; ma non si sa che loro abbiano recato<br />
danno alcuno; i francesi bensì con un cannone appostato presso le mura della Fersina uccisero<br />
un soldato polacco, il quale incautamente nella suddetta eminenza si espose troppo al nemico.<br />
Due altri rimasero leggermente feriti dalla medesima palla. Il morto cattolico fu sepolto in poca<br />
distanza dal luogo della morte senza cerimonie di sorta. Il nemico pertanto minacciato da tutte le<br />
parti fuggì in tutta fretta, che non si fermò nemmeno in Roveredo, ove non poté secondo il piano<br />
fatto dagli austriaci venir tagliato fuori. La notizia di questi fatti pubblicata colla Gazzetta N° 40<br />
e 48 dice, che la perdita dell'inimico dal giorno 6 sino al giorno 9 si può far consistere tra morti,<br />
feriti e prigionieri in 700 uomini circa; questo numero sembra un poco esaggerato. Degli<br />
austriaci ne restarono pochissimi; due di Caldaro rimasero morti sul campo e due o tre feriti.<br />
NB. Verso gli ultimi giorni di maggio partirono alla volta di Verona disgustati dagli austriaci li<br />
due fratelli Girolamo e Domenico Conti Malfatti, li due fratelli Kuen di Belaggio 163 cioè il<br />
canonico suddiacono ed un secolare, il sig. Cristoforo figlio del ex consigliere Angeli, ed alcuni<br />
impiegati bavari. Dicesi per cosa certa, che questi invitassero gli francesi a recarsi a Trento, ed<br />
in fatti li trentini emigrati accompagnarono sin alla Fersina la colonna francese del Levier, e ivi<br />
si fermarono sulla speranza di entrare quanto prima in città, ove meditavano delle vendette<br />
contro alcune illustri famiglie più geniali degli austriaci. Ma tutta la vendetta scoppiò<br />
giustamente sopra di loro, mentre dovettero precipitosamente salvarsi nel regno d'Italia, ed al<br />
Conte Girolamo Malfatti appena riuscì d'involarsi alle mani de' giudicariesi condotti dal<br />
capitanio dal Ponte nelle vicinanze di Roveredo. Il tenente colonnello Leiningen privò i suddetti<br />
Conti Malfatti, almeno il primogenito come più reo dell'amministrazione, ed in seguito credesi,<br />
che verranno esemplarmente castigati. I due offiziali francesi feriti sono alimentati nello spedale<br />
a spese Malfatti; e così pure i mobili del loro appartamento furono levati dalla casa Malfatti.<br />
NB. 2. Il primo del corrente il Conte Leiningen si portò con alcuni Maoni, e poca truppa di linea<br />
in Bassano senz'incontrare ostacolo di sorta. Entrando però nella città vide uccidersi sul cavallo<br />
un capitanio di cavalleria. Ivi saccheggiò la casa del prefetto scoperto reo di segreta<br />
corrispondenza con un uffiziale della posta di Trento. Fece inoltre un bottino di circa 60.000<br />
fiorini e ritornò in Trento alle ore 10 del giorno 4 nel tempo medesimo, in cui li francesi presero<br />
la posizione della Fersina.<br />
Alcuni Maoni fecero altresì una scorreria in Verona, ove rimasero prigionieri di guerra alcuni<br />
gendarmi del regno.<br />
I francesi pure sbuccarono da diverse parti nel Tirolo, cioè da s. Giovanni a Swatz, ove uniti ai<br />
bavari, e wirtemberghesi devastarono ed abbruggiarono diversi paesi, e commisero atrocità da<br />
far inorridire, ma furono scacciati dai prodi tirolesi; in Giudicaria comparve una parte della<br />
163 *Belasio.<br />
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