Tovazzi diario 5 1801-1809 - Provincia Tridentina

Risposta al sig. Lebebre incaricato d'affari per l'impero di Francia il cardinale Gabrielli prosegretario
di Stato di sua Santità 19 aprile 1808.
Dopoiché vostra signoria illustrissima ha fatto conoscere al santo Padre l'essere deciso volere di
sua maestà l'imperadore e re, ch'entri in una Lega difensiva, ed offensiva con i principi d'Italia,
come fu dichiarato da sua eccell.za il sig. Campagny al sig. cardinale Caprara con nota dei 3
corrente, si sono ricevuti i dispacci di quel porporato, il quale ha trasmesso la nota originale del
detto ministro. Il santo Padre dopo averla attentamente letta, e considerata, ha ordinato al
cardinale Gabrielli pro-segretario di Stato di manifestare a vostra signoria ill.ma i suoi
sentimenti sugli articoli della medesima.
Cominciando da quello, che forma il cardine di tutti gli altri, sua Santità ha dovuto veder con
pena, che anche l'ultima proposizione, che se le fa della Lega offensive e difensiva, è
accompagnata dalla minaccia di essere spogliata del temporale dominio,qualora non aderisca.
Se le umane considerazioni fossero la mole regolatrice della condotta del santo padre, avrebbe
egli fin dal principio ceduto ai voleri di sua maestà e non si sarebbe esposto a soffrire tante
calamità; ma il santo Padre non è regolato, che dalla considerazione dei propri doveri, e della
propria coscienza. Gli uni come gli altri come hanno impedito di acconsentire alla
confederazione, così gl'impediscono di acconsentire alla Lega offensiva e difensiva, la quale se
differisce nel nome, di sua natura però non eccettua alcun principe, di cui non possa il Papa,
secondo le circostanze de' tempi, diventar nemico. Sua Santità trova anzi che questo articolo in
vece di migliorare, peggiora la sua condizione.
Ecc. ecc. [Non trascrivo tutta la documentazione riportata fino a p. 2340, perché poco
attinente al nostro scopo].
Maggio 1808
Circolare spedita dal Vicario generale di Trento al clero di Val Venosta diocese di Coira
sull'oggetto di assoggettarsi all'ubbidienza dell'ordinariato di Trento.
Nos Ioannes Franciscus Comes a Spaur dominus Flavoni etc. archidiaconus ac canonicus huius
ecclesie cathedralis, et in spiritualibus Vicarius generalis Tridenti: Illustribus, nobilibus, et
admodum reverendis respective dominis nobis in Christo dilectis parochis, curatis, et clero
Vallis Venustae
in Domino
Quod ab Austriae imperantibus iamdudum salubriter provideque factum est, ut ad
spirituale subditorum regimen, remoto exterorum episcoporum incongruo influxu, nonnisi
nationales eligerentur; id gravioribus adductus causis clementissimus Bavariae rex
Maximilianus Iosephus, cuius nos pecularis divina Providentia benigno sceptro submisit, in
felici sua monarchia pro spirituali, et temporali suorum populorum bono faciendum esse paterno
sane consilio intellexit. Ex quo illud veluti sponte sua sequutum est, ut huic tridentinae dioecesi
vicina, et confinis Vallis Venusta eidem in spiritualibus auspicato vinculo coniungeretur. Quod
dum vobis, venerabiles parochi, et curati, notum facimus, omnibusque et singulis dictae Vallis
sacerdotibus, fidelique populo per vos insinuamus, singulari cordis adfectu unicusque vestrum
primos damus paterno in Christo charitatis amplexus, per viscera misericordiae Domini nostri
Iesu Christi unumquemque cum Apostolo abtestantes, ut in omnibus vos ipsos praebeatis
exemplum bonorum operum in doctrina, in integritate, in gravitate, verbum sanum,
inreprehensibile: ut Is qui ex adverso est, vereatur, nihil habens malum dicere de nobis (Tit. II,
7).
Ut autem iam ab ipsis exordiis in nobis omnes quidem, sed praesertim venerabiles
sacerdotes, amantissimum Patrem, et eorum in Domino amicum semper, ut speramus,
respiciant; eo primas animi nostri curas dirigemus, ut quos ex Clero aliena magis, ut notum est,
quam propria malitia, distractos, in improvisis rerum angustiis cum proprii officii iactura errasse
comperimus, interpositis apud benignissimum regem enixissimis nostris precibus, ad suum
quemque locum, suprema optimi principis clementia restituendos humiliter curemus.
Nec dubitamus, quia clementissimus rex primas novi pastoris pro novo grege preces sit
exauditurus. Illud tantum videte, ut innocenter errata eo maiori per eos in posterum fidelitate, et
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