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Tovazzi diario 5 1801-1809 - Provincia Tridentina

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8 marzo <strong>1809</strong><br />

Gli otto ho ricevuta la sentenza in stampa pronunciata contro la persona di Francesco Eccheli di<br />

Torcegno giurisdizione di Castelalto in Valsugana reo di omicidio e di rapina condannato alla<br />

morte della forca, la qual sentenza fu pubblicata in Roveredo li 2 marzo <strong>1809</strong> ed eseguita<br />

sabbato li 4 detto. Il paziente chiese per suo confessore il nostro P. Pier Alcantarese di Meano.<br />

Dimostrò sentimenti edificanti di rassegnazione e di vero cordiale pentimento. Andò alla morte<br />

raccomandandosi divotamente l'anima e supplicando il popolo numerosissimo a far lo stesso. In<br />

somma diede un gran fondamento di sperare della sua eterna salvezza. L'esecuzione ebbe luogo<br />

alle ore 9½. Fu deposto il cadavere dal patibolo al tramontar del sole giusta la sentenza, e<br />

sepolto sotto la forca. La di lui moglie sta già da 4 mesi in casa de' Conti Manci come nutrice.<br />

Alla morte fu altresì accompagnato dal nostro P. Giuseppe Maria Vicario di Roveredo, e da due<br />

PP. Cappuccini. Le limosine raccolte ascendono a fiorini 150 circa.<br />

Gli otto pure in Trento in forza di nuovo ordine si presero in requisizione i cavalli per gli<br />

attiragli dell'armata. Dicesi che la città ne debba somministrare dieci, i quali verranno pagati<br />

entro il termine di tre anni.<br />

9 marzo <strong>1809</strong><br />

Li 9 di notte partì da Trento in fretta tutta la soldatesca bavara, dicesi che sia diretta alla volta di<br />

Kufstein.<br />

Avendo il giudice distrettuale di Fiemme Torresanelli di Stenico intimata la coscrizione militare<br />

nella villa di Predazzo, nacque nella maggior parte di quel popolo una sollevazione di tal fatta,<br />

che il suddetto giudice si vidde costretto a prender la fuga, e nascondersi in una osteria per<br />

sottrarsi al furore del popolo ammuttinato. Ma trovandosi l'oste minacciato della vita se non<br />

manifestava, e presentava il giudice dovette questi comparire, ed umilmente supplicare il popolo<br />

armato della conservazione di sua vita; quindi fu accompagnato da molti armati di Predazzo,<br />

Ziano, e Panchiato 157 sino a Tesero fra le grida, e le minaccie della plebe infuriata. Giunto in<br />

Cavalese si ritirò in canonica, quindi prese il partito di recarsi a maggior sicurezza al convento<br />

de' Cappuccini di Egna, da dove rese avvertito di tutto il regio bavaro commissariato di Trento.<br />

Si ordinò quindi a due o tre compagnie di soldati estradati ai confini del Tirolo di portarsi<br />

tostamente in Fiemme. Con questi vi si recò ancora il direttore Francesco de Riccabona come<br />

mediatore seco portando un avvertimento stampato in Trento sotto il dì 9 corrente per ordine del<br />

commissariato, nel quale si eccitava la commune di Predazzo e la valle di Fiemme alla calma,<br />

coll'annessa minaccia, che qualunque persona, che fosse rinvenuta armata, sarà trattata<br />

secondo il prescritto del codice criminale cap. 8 e passata senz'altro fra l'armi; inoltre che tutte<br />

le communi sono in se responsabili di ciò, che dagl'individui ad esse appartenenti venisse<br />

contro il buon ordine commesso, e quindi è loro particolar cura d'impedire qualunque eccesso,<br />

mentre la sede di quella comune, in cui succedesse qualche colpo d'arcibugio sarà cassata<br />

come indegna dal numero delle esistenti e gli abitanti tutti senza eccezione saranno sopposti ad<br />

inevitabile esemplare castigo.<br />

A nulla giovarono i buoni uffizi prestati dal Riccabona per quietare il popolo. Perciò si partì la<br />

truppa alla volta di Predazzo. I sollevati fecero alcuni sparri di schioppi ma scorgendo poi in<br />

qualche distanza dalla parte opposta un'altra colonna di militari venuta da Bolzano, che<br />

s'avanzava per pigliarli in mezzo, si diedero tutti alla fuga, si ritirarono nella vicina montagna, e<br />

con essi si dilungò dalla villa quasi tutto il popolo. Trovarono i soldati in Predazzo un'estrema<br />

confusione, ed un intiero desolamento. Presero 22 persone colà rimaste, fra le quali 5 o 6<br />

giovanetti di 15, 16 anni. In Ziano villa che prese gran parte alla turbolenza arrestarono il<br />

primissario di quel luogo don Ielico di Tesero, ed un oste di 60 anni con due figlivoli. Questi<br />

unitamente furono condotti in Cavalese, ove senza alcun previo esame vennero caricati di<br />

bastonate, ed il sacerdote schiaffeggiato dal tenente colonnello Dietfurth. Di poi posti sopra de'<br />

carri colle mani legate di dietro condotti furono ad Egna, ove bastonati nuovamente fatti di<br />

nuovo salire su i carri furono condotti nelle prigioni di Trento li 14 per essere sottoposti ad un<br />

157 *Panchià.<br />

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