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guida tecnica su metodi di analisi per il suolo ei siti contaminati apat

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Il ruolo del biomonitoraggio è quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care la “salute” degli ecosistemi,<br />

soprattutto quelli in cui si sospetta che sia stata r<strong>il</strong>asciata una concentrazione<br />

biologicamente significativa <strong>di</strong> un inquinante. Hopkin identifica quattro possib<strong>il</strong>i<br />

approcci <strong>per</strong> monitorare gli effetti dell’inquinamento <strong>su</strong>gli ecosistemi: 1) valutare<br />

l’impatto <strong>su</strong>lla struttura della comunità; 2) quantificare gli effetti <strong>su</strong>lla<br />

<strong>per</strong>formance in<strong>di</strong>viduale; 3) mi<strong>su</strong>rare le concentrazioni dell’inquinante n<strong>ei</strong><br />

tes<strong>su</strong>ti <strong>di</strong> specie sentinella; 4) r<strong>il</strong>evare la presenza <strong>di</strong> razze alterate<br />

geneticamente, resistenti agli inquinanti.<br />

Il biomonitoraggio si avvale delle variazioni ecologiche indotte dalle alterazioni<br />

dell’ambiente; queste ultime si manifestano in modo più o meno evidente a tre<br />

<strong>di</strong>versi livelli:<br />

- accumulo <strong>di</strong> sostanze inquinanti negli organismi;<br />

- mo<strong>di</strong>ficazioni morfologiche e strutturali degli organismi;<br />

- mo<strong>di</strong>ficazioni nella composizione delle comunità animali e vegetali.<br />

Per gli aspetti microbiologici, si rimanda al volume dell’Istituto S<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong><br />

la Nutrizione delle Piante “Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> Analisi Microbiologica del Suolo” approvati<br />

e ufficializzati con Decreto n. 010175 dell’8 luglio 2002 dal Ministero delle<br />

politiche agricole e forestali.<br />

Le <strong>meto<strong>di</strong></strong>che tossicologiche sono ut<strong>il</strong>izzate <strong>per</strong> la determinazione e la<br />

valutazione degli effetti tossici acuti e cronici esercitati da matrici ambientali<br />

contaminate, <strong>su</strong> organismi o gruppi ad esse esposte.<br />

La tossicità viene <strong>di</strong> solito ricercata <strong>su</strong> matrici liquide che possono essere<br />

costituite da campioni <strong>di</strong> acque oppure da eluati o elutriati <strong>di</strong> matrici solide.<br />

L’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> organismi viventi in prove <strong>di</strong> tossicità è co<strong>di</strong>ficato in precise<br />

metodologie e protocolli applicativi che si rinvengono in normative tecniche<br />

nazionali ed internazionali.<br />

3.1 INDIVIDUAZIONE DELLE METODOLOGIE DA UTILIZZARE<br />

NELLE PROVE DI TOSSICITÀ<br />

La capacità del <strong>su</strong>olo <strong>di</strong> trattenere sostanze contaminanti varia notevolmente in<br />

funzione delle proprie caratteristiche (umi<strong>di</strong>tà, sostanza organica, contenuto in<br />

arg<strong>il</strong>la, ecc.).<br />

Le vie <strong>di</strong> esposizione degli organismi ai contaminanti presenti nel <strong>su</strong>olo sono<br />

rappresentate prevalentemente dal contatto con l’acqua interstiziale (pore<br />

water), dall’ingestione del <strong>su</strong>olo e della sostanza organica in esso presente,<br />

dalla respirazione dell’aria interstiziale.<br />

Per gli organismi dotati <strong>di</strong> esoscheletro e protetti da una spessa cuticola, come<br />

gli artropo<strong>di</strong>, prevale l’assorbimento orale; <strong>per</strong> gli organismi privi <strong>di</strong><br />

esoscheletro, come i lombrichi, prevale l’assorbimento d<strong>ei</strong> contaminanti<br />

attraverso la <strong>su</strong><strong>per</strong>ficie corporea me<strong>di</strong>ato dall’acqua interstiziale. In quest’ultimo<br />

caso la tossicità d<strong>ei</strong> contaminanti chimici presenti nel <strong>su</strong>olo è prevalentemente<br />

determinata dalla loro concentrazione nell’acqua interstiziale la quale, a <strong>su</strong>a<br />

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