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80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)

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e infelice? Si può essere gelosi solo di chi possiede qualcosa che pensiamo<br />

spetterebbe a noi. Eppure ero gelosa.<br />

Nello stesso tempo mi sentivo colpevole nei suoi riguardi. Mi sentivo un'intrusa<br />

in un territorio che avrebbe dovuto essere il suo. Adesso che vedevo<br />

il Comandante di nascosto, anche se solo per giocare ai suoi giochi e<br />

ascoltarlo parlare, le nostre funzioni non erano più così separate come avrebbero<br />

dovuto esserlo in teoria. Le sottraevo qualcosa benché lei non lo<br />

sapesse. La derubavo. Non importa che si trattasse di qualcosa che apparentemente<br />

lei non voleva, che non le serviva o che addirittura rifiutava,<br />

era pur sempre roba sua. Non riuscivo a stabilire che cosa fosse perché il<br />

Comandante non era innamorato di me, rifiutavo di credere che provasse<br />

un sentimento così definito nei miei confronti, ma era un bene di cui non<br />

potevo privarla, altrimenti che cosa le sarebbe rimasto? Lei non è niente<br />

per me, mi dicevo, le sono antipatica, mi sbatterebbe fuori di casa in un secondo,<br />

o peggio, se potesse trovare una scusa qualsiasi. Se ci scoprisse, per<br />

esempio. Lui non sarebbe in grado di intervenire, di salvarmi; le trasgressioni<br />

da parte delle donne, siano Marte o Ancelle, cadono sotto la giurisdizione<br />

delle sole Mogli. Lei era una donna maligna e vendicativa, lo sapevo.<br />

Tuttavia non potevo scacciare quel senso di rimorso nei suoi confronti.<br />

Capivo, nello stesso tempo, che adesso avevo del potere su di lei, sebbene<br />

non lo sapesse. E ne godevo. Perché fingere?<br />

Ne godevo moltissimo.<br />

Ma il Comandante con uno sguardo, un gesto, una disattenzione avrebbe<br />

potuto rivelare a chiunque quello che c'era tra di noi. Era stato sul punto di<br />

farlo, la sera della Cerimonia. Aveva sollevato la mano come per toccarmi<br />

il viso, io mi ero spostata, per avvertirlo, sperando che Serena Joy non se<br />

ne fosse accorta, lui aveva ritratto la mano, e si era di nuovo chiuso in se<br />

stesso, nella sua solitudine.<br />

«Bisogna fare attenzione» ho detto, quando ci siamo incontrati da soli.<br />

«A che cosa?»<br />

«A non toccarmi così, quando... quando c'è lei».<br />

«Ti ho toccata?»<br />

«Sì, è pericoloso, potrebbero trasferirmi nelle Colonie, o peggio».<br />

Pensavo che lui dovesse continuare ad agire, in pubblico, come se fossi<br />

un vaso o una finestra: un oggetto che facesse parte dell'arredamento,<br />

qualcosa di inanimato o trasparente.<br />

«Mi dispiace» ha detto, «non era mia intenzione, ma altrimenti è così...»<br />

«Come?» ho chiesto, visto che non proseguiva.

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