80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)
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sono operai, le macchine funzionano da sole. Dall'esterno si sente solo un<br />
brusio, come di una folla devota, in preghiera. Ciascuna macchina ha un<br />
occhio dipinto in oro su un lato, tra due alucce pure d'oro.<br />
Cerco di ricordare che cosa vendevano qui quand'era un negozio, prima<br />
che diventasse Le Pergamene dell'Anima. Biancheria intima, mi pare. Scatole<br />
rosa e d'argento, collant colorati, reggiseni coi pizzi, foulard di seta.<br />
Cose ormai perdute.<br />
Io e Diglen, davanti a Le Pergamene dell'Anima guardiamo, attraverso le<br />
vetrine antiproiettile, le preghiere che sgorgano dalle macchine e scompaiono<br />
di nuovo attraverso le scanalature, per tornare al regno del «non<br />
detto». Adesso sposto lo sguardo e non vedo più le macchine, ma Diglen,<br />
riflessa nella vetrina. Anche lei mi sta fissando.<br />
Ci guardiamo negli occhi. Questa è la prima volta che vedo gli occhi di<br />
Diglen di fronte, non di profilo. Ha il viso ovale, roseo, paffuto, ma non<br />
grasso, gli occhi rotondi.<br />
Fissa il mio sguardo nel vetro, alla stessa altezza, senza esitare. Adesso è<br />
difficile voltare la testa. Sono colta di sorpresa, è come scoprire qualcuno<br />
nudo, per la prima volta. All'improvviso si respira il rischio, tra di noi. Anche<br />
questo incontro d'occhi è un pericolo, sebbene non ci sia nessuno vicino.<br />
Alla fine Diglen parla. «Pensi che Dio presti ascolto» dice, «a queste<br />
macchine?» Parla in un sussurro, ci hanno abituato così al Centro.<br />
In passato questa sarebbe stata un'osservazione di poco conto, una sorta<br />
di mistica speculazione. Ora è un tradimento.<br />
Potrei urlare. Potrei correre via. Potrei girarmi verso di lei, per mostrarle<br />
che non sono disposta a tollerare questa sorta di conversazione in mia presenza.<br />
Sovversione, sedizione, bestemmia, eresia tutto insieme.<br />
Chiusa nella mia corazza d'acciaio, rispondo: «No, non lo credo».<br />
Lei emette un lungo sospiro di sollievo. Abbiamo attraversato insieme la<br />
linea invisibile. «Nemmeno io».<br />
«Credo però che molti abbiano bisogno di questo tipo di fede» aggiungo.<br />
«È un po' come per i cilindri-preghiera tibetani».<br />
«Che cosa sono?»<br />
«Non li ho mai visti, ma ho letto che erano di metallo o di legno, contenevano<br />
dei fogli dov'erano scritte le preghiere e venivano fatti girare al<br />
vento. Adesso sono spariti».<br />
«Come tutto» dice Diglen. Solo ora smettiamo di guardarci negli occhi.<br />
«Siamo al sicuro qui?» bisbiglio.