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80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)

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l'esperimento aveva bloccato l'uscita del mais, il primo gruppo aveva<br />

smesso di beccare quasi immediatamente, il secondo gruppo un poco più<br />

tardi. <strong>Il</strong> terzo gruppo non aveva mai smesso. Si sarebbero beccati a morte,<br />

piuttosto che smettere. Chi poteva sapere come funzionava quel meccanismo?<br />

Avessi una palla per maiali.<br />

Mi sdraio sul tappeto intrecciato. Potete sempre fare un po' di ginnastica,<br />

diceva Zia Lydia. Diverse sessioni al giorno, intramezzate dalle vostre occupazioni<br />

quotidiane.<br />

Braccia lungo i fianchi, ginocchia piegate, sollevare il bacino, inarcare la<br />

spina dorsale. Giù. Di nuovo. Inspirare contando fino a cinque, trattenere il<br />

respiro, espirare. Lo si faceva nella sala delle Scienze Domestiche, ora<br />

sgombra delle macchine per cucire e delle lava-essiccatrici; all'unisono,<br />

sdraiate sulle piccole stuoie giapponesi, con un nastro che suonava Les<br />

Sylphides. È ciò che sento adesso, nella testa, mentre mi sollevo, mi piego<br />

all'indietro, respiro profondamente. Dietro i miei occhi chiusi sottili ballerine<br />

bianche volteggiano graziosamente tra gli alberi, le gambe frullanti<br />

come ali di uccelli cui qualcuno impedisse di volare.<br />

Nel pomeriggio ci sdraiavamo sui nostri letti per un'ora, in palestra, tra<br />

le tre e le quattro. Dicevano che era un periodo di riposo e meditazione.<br />

Allora pensavo che lo facessero perché volevano smettere di insegnare e<br />

avere un po' di tempo libero per sé. So che le Zie non di servizio se ne andavano<br />

nella sala insegnanti per una tazza di caffè o qualsiasi altra bevanda<br />

chiamassero con quel nome. Ma adesso penso che il riposo era anche un<br />

esercizio. Ci offrivano l'occasione di abituarci al tempo vuoto. Un sonnellino,<br />

lo chiamava Zia Lydia, nel suo modo lezioso. La cosa strana è che<br />

avevamo bisogno di riposo. Molte di noi si addormentavano. Eravamo<br />

stanche, gran parte del tempo. Ci davano delle pillole, penso, forse mettevano<br />

nel cibo dei farmaci, per tenerci calme. Ma può darsi di no. Forse era<br />

il trovarsi lì che metteva sonno. Dopo il primo impatto, dopo che si erano<br />

presi i necessari accordi, era meglio entrare in uno stato letargico. Potevi<br />

convincerti che stavi risparmiando le forze. Dopo tre settimane è arrivata<br />

Moira. È stata accompagnata in palestra da due Zie, mentre stavamo facendo<br />

il nostro sonnellino.<br />

Aveva ancora indosso i suoi vestiti, i soliti jeans e una felpa blu, i capelli<br />

corti (come al solito aveva sfidato la moda), così l'ho riconosciuta subito.

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