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80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)

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sessuale. Indossano ancora le divise di Custode. Probabilmente li hanno<br />

presi insieme, ma dove? In una caserma, in una doccia? Difficile dirlo. <strong>Il</strong><br />

pupazzo di neve dal rosso sorriso è scomparso.<br />

«Dovremmo tornare» dico a Diglen. Sono sempre io a dirlo. Talvolta ho<br />

la sensazione che se non lo dicessi, lei non si muoverebbe di qui. È addolorata<br />

o prova un piacere perverso? Ancora non lo potrei dire.<br />

Senza una parola ruota su se stessa, come fosse telecomandata, come<br />

fosse su rotelline oliate, come fosse la ballerina di un carillon. Mi infastidisce<br />

questa sua grazia. Mi infastidisce il suo corpo remissivo, come piegato<br />

da un forte vento. Ma non c'è vento. Lasciamo il Muro, rifacendo il percorso<br />

dell'andata, nel tepore del sole.<br />

«È un bellissimo giorno di maggio» dice Diglen. Più che vederla, sento<br />

la sua testa che si gira verso di me, in attesa di una risposta.<br />

«Sì» rispondo io. «Sia lode» aggiungo soprappensiero. Giorno di maggio,<br />

Mayday, era un segnale di pericolo, tanto tempo fa, in una di quelle<br />

guerre che si studiavano al liceo. Io le confondevo tutte, per distinguerle<br />

bisognava pensare ai modelli degli aeroplani. Era stato Luke a parlarmi del<br />

Mayday. <strong>Il</strong> Mayday era un segnale, per i piloti i cui aerei erano stati colpiti,<br />

o per le navi (anche per le navi?) in mare. Può darsi che fosse un SOS anche<br />

per le navi. Mi piacerebbe poter fare una ricerca. Ed era un brano di<br />

Beethoven, per una vittoria, in una di quelle guerre.<br />

«Sai da dove viene» aveva detto Luke «il Mayday?»<br />

«No» avevo risposto. «È una strana parola da usare come sos».<br />

Giornali e caffè, la domenica mattina, prima che nascesse lei. C'erano<br />

ancora i giornali, allora. Li leggevamo a letto. «Viene dal francese» aveva<br />

detto lui. «Da M'aidez».<br />

Aiuto.<br />

C'è una piccola processione che ci viene incontro, un funerale: tre donne,<br />

ciascuna con un velo nero trasparente sopra l'acconciatura. Un'Economoglie<br />

e due dolenti, anch'esse Economogli, forse sue amiche. I loro abiti<br />

a strisce hanno l'aria consunta, come le loro facce. Un giorno, quando i<br />

tempi miglioreranno, dice Zia Lydia, nessuna dovrà più essere Economoglie.<br />

La prima è la parente, la madre; regge un'anforina nera. Dalla grandezza<br />

dell'anfora puoi capire quanto tempo aveva quando è venuto meno, dentro<br />

di lei, rifluito alla propria morte. Due o tre mesi, troppo piccolo per dire se<br />

era un Non-bambino oppure no. Per quelli più grandi o quelli che muoiono<br />

alla nascita vengono usate delle scatole.

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