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80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)

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Stiamo guardando questo edificio, che ha la forma più o meno di una<br />

chiesa, di una cattedrale, e Diglen dice: «Ho saputo che qui gli Occhi tengono<br />

i loro banchetti».<br />

«Chi te l'ha detto?» chiedo. Non c'è nessuno vicino, potremmo parlare<br />

liberamente, ma per abitudine teniamo la voce bassa.<br />

«<strong>Il</strong> tam-tam» dice. Mi guarda, voltando appena appena la testa in un<br />

bianco tremolare d'alette. «C'è una parola d'ordine...»<br />

«Una parola d'ordine? Per cosa?»<br />

«Per distinguere chi lo è da chi non lo è».<br />

Anche se penso che non avrò mai occasione di servirmene, chiedo:<br />

«Qual è questa parola?»<br />

«Mayday. L'ho detta anche a te, una volta, per provare».<br />

«Mayday» ripeto. Ricordo quel giorno. M'aidez.<br />

«Non usarla a meno che non sia necessario» dice Diglen. «È meglio che<br />

non ci si conosca, perché diventa un rischio quando una di noi viene scoperta».<br />

Per quanto mi sia difficile, in un primo momento credo sempre a questi<br />

sussurri, a queste rivelazioni, poi, ripensandoci, mi paiono improbabili,<br />

persino infantili, come qualcosa che si fa per divertimento, come un'associazione<br />

tra ragazze, un inventarsi segreti tra compagne di scuola. Come i<br />

romanzi di spionaggio che leggevo durante i weekend, quando avrei dovuto<br />

finire i compiti, come i telefilm che trasmettevano la sera tardi. Parola<br />

d'ordine, gente con identità segrete, legami oscuri, non è così che dovrebbe<br />

andare il mondo. Ma forse è una illusione soltanto mia, quel che resta di<br />

una concezione della realtà che ho appreso in un tempo precedente.<br />

Lascio Diglen all'angolo. «A più tardi» mi dice. Scivola via lungo il<br />

marciapiede e io mi avvio verso la casa. C'è Nick, col cappello di sghimbescio;<br />

oggi nemmeno mi guarda. Dev'essere stato lì attorno ad aspettarmi<br />

però, per consegnare il suo silenzioso messaggio, perché non appena si<br />

rende conto che l'ho visto dà alla Turbine un'ultima passata con la pelle di<br />

camoscio e s'incammina svelto verso la porta del garage.<br />

Cammino sulla ghiaia, tra due distese di prato verde. Serena Joy è seduta<br />

sotto il salice, sulla sua poltroncina, il bastone da passeggio appoggiato al<br />

gomito. <strong>Il</strong> suo abito è di fresco cotone crespato azzurro chiaro, non rosso<br />

come il mio che assorbe il calore e ne avvampa. La vedo di profilo, sta<br />

sferruzzando. Come può sopportare di toccare la lana, con questa afa? Forse<br />

la pelle le si è fatta insensibile? Forse non sente nulla, come chi è stato

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