80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)
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pianura. La corda è spessa e marrone e sa di catrame. L'altro capo corre sul<br />
palco. È come una miccia, o come la cordicella di un palloncino. Sul palco,<br />
a sinistra, ci sono le donne da rigenerare: due Ancelle e una Moglie. È<br />
raro che una Moglie si trovi in una circostanza simile e, mio malgrado, la<br />
guardo per cercare di capire che cosa ha fatto.<br />
Sono state messe qui prima che si aprissero i cancelli. Siedono su sedie<br />
di legno pieghevoli, come studentesse che stiano per ricevere un diploma.<br />
Hanno le mani intrecciate in grembo, sembrano sotto l'effetto di un sedativo.<br />
Ciondolano un po' con la testa, probabilmente hanno dato loro qualche<br />
pillola o fatto un'iniezione in modo che non diano fastidio. Meglio che tutto<br />
vada liscio. Sono legate alle sedie? Impossibile dirlo, sotto tutti quei<br />
drappeggi.<br />
Adesso la processione ufficiale sta raggiungendo il palco: tre donne, una<br />
Zia davanti e due Rigeneratrici, nei loro cappucci e mantelli neri, a un passo<br />
dietro di lei. Dietro ancora, le altre Zie. Smettiamo subito di bisbigliare.<br />
La Zia e le due Rigeneratrici nerovestite salgono i gradini del palco, si siedono<br />
e si voltano verso di noi.<br />
Riconosco Zia Lydia. Da quanti anni non la vedo? Avevo cominciato a<br />
pensare che esistesse solo nella mia mente, e invece eccola lì, solo un po'<br />
invecchiata. Vedo che ha due solchi più profondi ai lati del naso e che le si<br />
sono infittite le rughe sulla fronte. Sbatte le palpebre, sorride, nervosa,<br />
guarda a destra e a sinistra, dà qualche occhiata indagatrice tra il pubblico,<br />
alza una mano per sistemarsi il copricapo. Dall'altoparlante esce uno strano<br />
suono strozzato: è lei che si sta schiarendo la gola.<br />
Rabbrividisco. L'odio mi colma la bocca come sputo.<br />
Esce il sole, e il palco e i suoi occupanti si accendono come un presepio.<br />
Scorgo le rughe sotto gli occhi di Zia Lydia, il pallore delle donne sedute, i<br />
peli della corda davanti a me sull'erba, i fili d'erba. Un dente di leone, color<br />
tuorlo d'uovo. Ho fame. La campana cessa i suoi rintocchi.<br />
Zia Lydia si alza, si liscia la gonna con tutt'e due le mani, e si fa avanti<br />
verso il microfono. «Buon pomeriggio, signore» dice, e dall'altoparlante<br />
esce un sibilo da far saltare le orecchie. Tra di noi, incredibilmente, passa<br />
qualche risata. È la tensione che ci fa ridere, e anche lo sguardo irritato di<br />
Zia Lydia mentre regola il microfono, con gesti sussiegosi e misurati.<br />
«Buon pomeriggio, signore» ripete. Ora la sua voce ha un timbro metallico<br />
ed è più uniforme. Veniamo chiamate signore invece di ragazze perché<br />
sono presenti anche le Mogli. «Siamo tutte consapevoli delle speciali<br />
circostanze che ci portano qui, in questo splendido mattino, anche se, ne