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80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)

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madre, più giovane di quanto la ricordi, giovane quanto dev'essere stata un<br />

tempo, prima che nascessi. Indossa quel tipo di abbigliamento che Zia<br />

Lydia ci ha indicato come caratteristico delle Nondonne in quei tempi: tuta<br />

di jeans con camicetta a scacchi verdi e malva e scarpe da tennis. Anche<br />

Moira si vestiva così. Anch'io. Ha i capelli raccolti in un fazzoletto color<br />

malva annodato dietro il capo. <strong>Il</strong> viso è giovanissimo, molto serio e anche<br />

grazioso. Non mi ricordavo che mia madre fosse, un tempo, così graziosa e<br />

seria. È in un gruppo di altre donne, vestite alla stessa maniera; ha in mano<br />

un bastone, il bastone di sostegno di uno striscione. In una carrellata dall'alto<br />

vediamo la scritta, dipinta con la vernice su un lenzuolo: RI-<br />

PRENDIAMOCI LA NOTTE. Non l'hanno cancellata, anche se noi non<br />

dovremmo leggerla. Le donne intorno a me trattengono il respiro, la sala è<br />

percorsa da un brivido, come una ventata sull'erba. È una svista della quale<br />

abbiamo approfittato senza volere, o l'hanno fatto apposta, per ricordarci<br />

l'insicurezza dei tempi passati?<br />

Dietro questa scritta ce ne sono altre, e la macchina da presa le coglie<br />

brevemente. LIBERTÀ DI SCELTA, OGNI FIGLIO UN FIGLIO DESI-<br />

DERATO. RIPRENDIAMOCI I NOSTRI CORPI. IL POSTO DELLA<br />

DONNA NON È SUL TAVOLO DI CUCINA. Sotto quest'ultima scritta<br />

c'è la fotocopia di un disegno con un corpo di donna, disteso su un tavolo,<br />

e il sangue che cola di sotto.<br />

Adesso mia madre cammina, sorride, ride, tutti vengono in avanti, col<br />

pugno alzato. La macchina da presa si sposta verso il cielo, dove si levano<br />

centinaia di palloncini, trascinando dietro le loro cordicelle: palloncini rossi,<br />

dov'è dipinto un cerchio con un tratto verticale attraversato da un altro<br />

in senso orizzontale, come una mela appesa al ramo per il picciolo. I due<br />

segni formano una croce. Mia madre adesso è confusa tra la folla, e non<br />

riesco più a distinguerla.<br />

Ti ho avuta quando avevo trentasette anni, diceva mia madre. È stato un<br />

rischio, avresti potuto essere deforme. Sei stata una figlia desiderata, verissimo,<br />

e me ne hanno tirata di merda addosso. La mia più vecchia amica,<br />

Tricia Foreman, mi ha accusato di essere «natalista». Era gelosa. Altre sono<br />

state gentili, invece, ma quand'ero incinta di sei mesi ho cominciato a<br />

ricevere articoli che spiegavano come le probabilità di malformazioni salissero<br />

vertiginosamente nei bambini nati da donne che avessero superato i<br />

trentacinque anni.<br />

Altri articoli parlavano delle difficoltà di allevare un bambino da sole.

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