80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)
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il cielo di notte e altrettanto buio e ricurvo, sebbene rosso-nero più che nero.<br />
Puntini di luce si espandono, scintillano, scoppiano e avvizziscono all'interno,<br />
innumeri come stelle. Ogni mese c'è una luna gigantesca, rotonda,<br />
pesante, un presagio. Transita, sosta, prosegue, scompare alla vista, e<br />
vedo lo scoramento venirmi incontro come una carestia. Sentirsi così vuota,<br />
daccapo, daccapo. Ascolto il mio cuore, onda su onda, onde salate e<br />
rosse, che segnano il tempo.<br />
Sono nel nostro primo appartamento, in camera da letto, in piedi davanti<br />
all'armadio, che ha le ante pieghevoli, di legno. Attorno a me so che c'è il<br />
vuoto, tutti i mobili sono stati portati via, i pavimenti sono nudi, non ci sono<br />
più i tappeti, tuttavia l'armadio è colmo di vestiti. Penso che siano i miei<br />
vestiti, ma non sembrano miei, non li ho mai visti prima. Forse saranno i<br />
vestiti che appartenevano alla moglie di Luke, mai vista neanche lei; solo<br />
in fotografia l'avevo vista e avevo sentito la sua voce al telefono, una sera<br />
tardi, quando ci aveva chiamati, piangendo, accusando, prima del divorzio.<br />
Ma no, sono davvero i miei vestiti. Mi occorrono, mi occorre qualcosa da<br />
indossare. Tiro fuori vestiti neri, blu, rossi, giacche, gonne; nessuno che<br />
vada bene, non sono neppure della mia taglia, o troppo larghi o troppo<br />
stretti.<br />
Luke è lì, dietro di me, mi volto per vederlo. Lui non mi guarda, guarda<br />
in basso, sul pavimento, dove la gatta gli si sta sfregando contro le gambe,<br />
e miagola, querula. Vuole del cibo, ma come può esserci del cibo in un appartamento<br />
così vuoto? Luke, dico. Lui non risponde. Forse non mi sente.<br />
Mi viene in mente che forse non è vivo.<br />
Sto correndo, con lei, tenendola per mano, spingendola, trascinandola<br />
nel fitto delle felci, lei è mezza addormentata per via della pillola che le ho<br />
dato, perché non pianga o dica nulla, perché non ci tradisca. Lei non sa dove<br />
si trova. <strong>Il</strong> terreno è accidentato, pietre, rami secchi, si sente odore di<br />
terra umida, di vecchie foglie. Non può correre veloce, da sola farei più in<br />
fretta, ho sempre saputo correre. Adesso piange, è spaventata, voglio portarla<br />
in braccio, ma è troppo pesante. Ho gli scarponi da montagna e penso<br />
che quando raggiungeremo l'acqua dovrò togliermeli, farà freddo e lei sarà<br />
capace di nuotare fin lì? E la corrente? Questo non ce lo aspettavamo. Zitta,<br />
le dico, bruscamente. Ho paura che anneghi e il pensiero mi fa rallentare.<br />
Gli spari ci giungono alle spalle, non fanno un rumore forte come dei<br />
mortaretti, ma un rumore secco e nitido come rami secchi che si spezzino.