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80 Margaret Atwood - Il Racconto Dell_Ancella (Ita Libro)

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Le mie mani odorano di catrame caldo. Voglio tornare in camera, andare<br />

in bagno e strofinarmi con il sapone e la pomice, per togliermi dalla pelle<br />

ogni traccia di questo odore che mi dà la nausea.<br />

Ma ho anche fame. È mostruoso, ma è vero. La morte mi fa venir fame.<br />

Forse è perché sono stata svuotata; o forse è il mio corpo che provvede in<br />

questo modo a farmi rimanere viva, a farmi ripetere la sua fondamentale<br />

preghiera: sono, sono. Io sono. Ancora. Voglio andare a letto, voglio fare<br />

l'amore, subito adesso.<br />

Penso al verbo gustare.<br />

Potrei mangiare un cavallo.<br />

44<br />

Le cose sono tornate alla normalità.<br />

Si può chiamare normalità questa? Sì, rispetto a stamattina. Per colazione<br />

c'è stato un tramezzino al formaggio, con pane integrale, un bicchiere di<br />

latte, gambi di sedano, pere in scatola. Una colazione da refezione scolastica.<br />

Ho mangiato tutto, non in fretta, ma ho goduto dei sapori, me li sono<br />

sentiti sulla lingua. Adesso vado a fare la spesa, come al solito. Ci penso<br />

perfino con piacere. C'è una certa consolazione a rientrare nelle abitudini.<br />

Esco sul retro, cammino lungo il vialetto. Nick sta lavando l'automobile,<br />

col berretto di sghembo. Non mi guarda. Evitiamo di scambiarci anche il<br />

minimo sguardo in questi giorni. Per paura di lasciar trapelare qualche cosa,<br />

anche all'aperto, anche quando nessuno ci vede.<br />

Attendo Diglen sull'angolo. È in ritardo. Finalmente la vedo arrivare,<br />

rossa e bianca come un aquilone. Cammina col passo regolare che tutte<br />

abbiamo imparato a tenere. La vedo e dapprima non noto nulla, poi, man<br />

mano che si avvicina, capisco che c'è qualcosa che non va. Ha un'aria diversa,<br />

è alterata, non è ferita, non zoppica, ma è come se si fosse rattrappita.<br />

Quando è ancora più vicina mi accorgo che non è Diglen, è un'altra. Alta<br />

come lei, ma più magra, col colorito olivastro, non roseo come quello di<br />

Diglen. Si ferma.<br />

«Sia benedetto il frutto» dice. Viso austero. Modi austeri.<br />

«Possa il Signore schiudere» rispondo. Cerco di non mostrarmi sorpresa.<br />

«Devi essere Difred» dice. Rispondo di sì, e ci incamminiamo. E adesso?<br />

Sono sconvolta, questo cambiamento non è un buon segno. Dov'è fini-

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