Programma - Regione Emilia-Romagna
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Nell’ambito dei distretti produttivi è cresciuto il numero delle medie imprese dotate di<br />
crescente autonomia di mercato e leadership. Tra il 1999 e il 2008 le medie imprese in<br />
regione sono passate da 501 a 560, ma il numero, pur significativo, non rende pienamente<br />
conto della dinamica interna, che ha visto transitare dalla categoria delle piccole imprese alle<br />
medie 427 aziende (Mediobanca Unioncamere).<br />
Emerge in tutta la sua portata che la manifattura ha trainato l’espansione e la diversificazione<br />
dei servizi, creando nuove competenze e connessioni. I servizi – ricerca e sviluppo, libere<br />
professioni, ICT, per dire dei più noti – lungi dall’essere improduttivi, interagiscono sempre di<br />
più con il miglioramento della produttività e della innovazione delle imprese. Il capitolo<br />
dedicato alla filiera della salute mette in luce la portata economica diretta e indiretta del<br />
welfare.<br />
La configurazione territoriale della manifattura regionale ha confermato l’addensamento per<br />
aree territoriali delle principali specializzazioni produttive, secondo la tradizionale<br />
caratteristica dei distretti, ma i sistemi locali si sono inevitabilmente aperti e le reti di relazione<br />
si sono allungate e diversificate su ampia scala, fino alla dimensione globale, grazie<br />
innanzitutto alla rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e telecomunicazione. Le<br />
imprese distrettuali non si misurano più solo con la dimensione delle reti corte, ma con le reti<br />
lunghe degli scambi e con un inedito rapporto fra il locale e il globale.<br />
La crisi si è abbattuta sulla economia regionale provocando l’accelerazione dei processi in<br />
corso e aprendo nuovi e inediti fronti di difficoltà.<br />
L’export ha subito un pesante crollo nel 2009, per riprendersi a ritmi sostenuti nel 2010 e<br />
2011. Anche nel 2012, nonostante il rallentamento del commercio mondiale, le esportazioni<br />
regionali dovrebbero continuare a crescere per avvicinarsi ai valori pre-crisi. La destinazione<br />
dell’export verso i paesi BRICST ha ricevuto una notevole accelerazione, mostrando la<br />
capacità delle imprese di seguire i mutamenti della geografia commerciale.<br />
Le imprese che hanno continuato ad investire in immobilizzazioni immateriali hanno<br />
recuperato fatturato. Le imprese di subfornitura stanno cercando di reagire al calo degli<br />
ordinativi e all’allungamento dei pagamenti diversificando la committenza e cercando sbocchi<br />
autonomi di mercato.<br />
Permangono le difficoltà di mercato delle imprese rivolte alla domanda interna.<br />
Lo scoppio della bolla finanziaria e le turbolenze persistenti dei mercati finanziari sono<br />
ricaduti sul sistema delle imprese attraverso il credit crunch, dovuto alle difficoltà di<br />
assestamento del sistema bancario e alla crisi dei debiti sovrani, che per l’Italia ha<br />
comportato maggiori tassi bancari, taglio di investimenti e consumi pubblici, ritardo nel<br />
pagamento delle imprese.<br />
Sotto questi profili, la crisi non ha fatto e non fa distinzione fra imprese virtuose e innovative e<br />
imprese fuori mercato e rischia dunque di penalizzare anche l’economia sana, dinamica e<br />
coraggiosa.<br />
La moratoria dei mutui decisa a livello nazionale, la cassa integrazione in deroga concordata<br />
fra Stato e Regioni e gli interventi straordinari per la garanzia del credito decisi dalla <strong>Regione</strong><br />
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