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Programma - Regione Emilia-Romagna

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dell’Alta Tecnologia. In primo luogo è necessario assicurare una adeguata visibilità e<br />

accessibilità alle risorse della Rete a livello informatico e prevedere in questo ambito una<br />

gestione dinamica e chiaramente rivolta all’obiettivo del trasferimento tecnologico.<br />

In secondo luogo, bisogna prevedere schemi per affiancare ai laboratori di ricerca originati<br />

dalle Università e dagli enti di ricerca delle ulteriori strutture già accreditate e che saranno<br />

accreditate in futuro, che a volte svolgono solo la funzione di trasferimento tecnologico, altre<br />

volte svolgono attività di ricerca in conto terzi.<br />

Infine, in funzione della partecipazione agli interventi del MIUR per i distretti tecnologici, ma<br />

anche nella prospettiva della “smart specialisation” raccomandata dall’Unione Europea,<br />

bisogna definire i criteri di collegamento delle piattaforme con il sistema produttivo. A livello<br />

concettuale, intorno alle piattaforme si possono chiaramente individuare i principali distretti<br />

produttivi di riferimento. Bisogna tuttavia definire anche delle forme più impegnative per<br />

aggregare sottoinsiemi di imprese particolarmente impegnate nella ricerca e interessate<br />

all’attività delle piattaforme. Sta ai laboratori stessi, sulla base delle loro cerchie di rapporti,<br />

costruire questa mappatura più ristretta di imprese, che dovrà essere in qualche modo<br />

formalizzata nell’ambito dell’attività di ASTER.<br />

Il funzionamento dell’intera rete (Rete Regionale dell’Alta Tecnologia) prevede una costante<br />

attività di coordinamento ai fini del monitoraggio, della promozione e valorizzazione dei<br />

risultati, della collaborazione reciproca tra le strutture per gli obiettivi del trasferimento<br />

tecnologico.<br />

Dal punto di vista della configurazione giuridico-organizzativa dei laboratori, soprattutto quelli<br />

in ambito universitario, sarà necessario verificare con gli enti di ricerca e con gli atenei stessi<br />

l’efficacia delle formule organizzative fin qui adottate e quali eventuali ipotesi saranno<br />

percorribili.<br />

Sarà inoltre necessario prevedere un ulteriore allargamento della Rete, attraverso la<br />

possibilità di accreditamento di strutture di ricerca, sia in ambito privato o pubblico-privato, sia<br />

nell’ambito delle Università e degli enti di ricerca, nel cui ambito, sicuramente, ulteriori gruppi<br />

di ricerca, con qualche sforzo organizzativo è già in grado di proporre risultati e competenze<br />

al mondo industriale e a svolgere attività di trasferimento tecnologico e ricerca collaborativa.<br />

Altro aspetto fondamentale è quello di mettere in collegamento la Rete Regionale, le sue<br />

piattaforme e la connessione con i diversi clusters industriali regionali, con altre regioni ed<br />

altri sistemi di innovazione. La connessione può essere supportata da accordi istituzionali a<br />

livello regionale e può essere a più livelli: con specifiche strutture di ricerca con cui<br />

collaborare a livello di ricerca industriale, favorendo l’accesso alla Rete Regionale da parte di<br />

imprese di specifici settori di altre regioni, o mettendo a conoscenza delle nostre imprese<br />

specifiche strutture di ricerca extraregionali di particolare interesse. Tale collaborazione<br />

interregionale, sarà fondamentale per la partecipazione ai bandi europei Horizon 2020 e per<br />

la costruzione dei programmi regionali FESR basati sulla “smart specialisation”, a partire dal<br />

2014.<br />

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