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Programma - Regione Emilia-Romagna

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Infatti, dette forme sperimentali hanno dimostrato nel complesso una buona capacità di<br />

rottura rispetto al modo di “fare impresa”, ma, andando verso il nuovo <strong>Programma</strong>, scontata<br />

l’inevitabile fase sperimentale, necessitano di una maggiore strutturazione nell’ottica di una<br />

messa a punto “più definitiva”.<br />

Riflessioni in termini di una messa a regime di questi strumenti sembrano indurre, seppur<br />

come già anticipato con le necessarie differenziazioni per ciascuna tipologia di intervento,<br />

verso una maggior diversificazione del singolo strumento che consenta una finalizzazione<br />

puntuale dello stesso per tipologia di impresa target. E proprio rispetto alla tipologia di<br />

impresa target i beneficiari coinvolti richiamano all’opportunità di una differenziazione che<br />

non si fermi al settore di appartenenza o alla fascia dimensionale dell’impresa, ma che<br />

prenda in considerazione invece il posizionamento relativo dell’impresa sul tema in oggetto.<br />

Così, a puro titolo esemplificativo, sul fronte delle misure messe in atto per favorire<br />

aggregazioni di imprese funzionali al potenziamento del grado di internazionalizzazione,<br />

l’indicazione è quella di definire strumenti mirati per l’ingresso in nuovi mercati da una parte,<br />

e per il potenziamento del posizionamento su un mercato dall’altra, o ancora, di distinguere<br />

lo strumento rivolto a imprese che hanno forme avanzate di internazionalizzazione da quello<br />

a beneficio di imprese che esportano e così via per ciascuna tipologia di strumento.<br />

D’altronde le imprese emiliano romagnole paiono apprezzare lo sforzo fatto dalla<br />

programmazione regionale nell’attivare nuove leve di supporto alla competitività del sistema;<br />

in questo senso il sistema regionale ha dimostrato un buon grado di ricettività all’innovatività<br />

degli strumenti. Nel caso dello strumento a sostegno dell’innovazione organizzativa in<br />

impresa, ad esempio, non solo viene confermata la permeabilità del sistema rispetto a questa<br />

tipologia di strumenti ma, in alcuni casi, le stesse imprese, e più in generale gli stakeholder<br />

del sistema, richiedono una concentrazione delle risorse disponibili su questo tipo di<br />

interventi “che l’impresa non riuscirebbe a finanziare altrimenti”, ponendo l’accento sulla<br />

necessità di concentrare gli sforzi. Va ricordato, tuttavia, come in molti casi il supporto<br />

all’innovazione organizzativa necessiti ancora di “forme di accompagnamento” ossia di<br />

strumenti di intermediazione e guida che permettano un utilizzo corretto dello strumento<br />

messo a disposizione dell’impresa. E’ questo ad esempio il caso rilevato nell’indagine<br />

sviluppata per il temporary manager: la figura del temporary manager seppur apprezzata dal<br />

sistema di impresa è stata, almeno in parte, non completamente colta in fase di sviluppo<br />

progettuale rispetto a come era stata ipotizzata a monte. Il temporary manager è stato, infatti,<br />

visto come un consulente ad hoc, inserito su una specifica progettualità aziendale e non<br />

anche come un’occasione per testare la necessità stabile di nuove figure organizzative in<br />

impresa. Le competenze introdotte sono state quindi funzionali allo sviluppo del progetto su<br />

cui il temporary manager ha lavorato ma, in diversi casi, non hanno portato ad un aumento<br />

del grado di managerialità aziendale.<br />

Un cenno a parte meritano le policy attivate per favorire l’aggregazione di imprese. La<br />

<strong>Regione</strong> non solo ha attivato uno strumento specifico a sostegno diretto delle reti di impresa<br />

ma in alcuni casi, come nell’internazionalizzazione, ha posto l’aggregazione quale vincolo per<br />

l’ottenimento del contributo. In effetti, a prescindere dal canale di attivazione, nella maggior<br />

parte delle esperienze regionali le aggregazioni tra imprese sono state rivolte alla costruzione<br />

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