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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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Scolastica. Durante il secolo XII, mentre cresce il numero delle traduzioni (particolare importanza<br />

riveste il Timeo, il testo-chiave della metafisica platonica, che viene accostato al libro biblico della<br />

Genesi), lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Platone si affianca a quello <strong>di</strong> Aristotele. Particolarmente vivace, in questo<br />

senso, è la scuola <strong>di</strong> Chartres, nella quale viene elaborata, soprattutto da parte <strong>di</strong> Guglielmo <strong>di</strong><br />

Conches e Gilberto Porrettano, la nuova metafisica platonico-cristiana.<br />

[Il problema del rapporto tra filosofia e fede: Anselmo d’Aosta] Il secondo problema, quello<br />

dell’equilibrio tra ragione e fede, è parte, naturalmente, <strong>di</strong> quello appena toccato: avvicinarsi ai<br />

filosofi classici significa allontanarsi d<strong>alla</strong> fede, perché essi non conobbero il vero Dio; tuttavia il<br />

cristiano non è costretto al sacrificio dell’intelletto: ciò che occorre è invece definire i rispettivi<br />

domini e ruoli, e proprio in quest’opera s’impegnano gli scolastici. La figura più importante del sec.<br />

XI è quella <strong>di</strong> Anselmo d’Aosta, monaco benedettino vissuto in Norman<strong>di</strong>a e in Inghilterra, a<br />

Canterbury. In una lunga serie <strong>di</strong> opere, tra cui si ricor<strong>di</strong>no almeno il Monologion e il Proslogion,<br />

egli si propone <strong>di</strong> indagare razionalmente il problema dell’esistenza <strong>di</strong> Dio: fides quaerens<br />

intellectum (‘la fede che cerca, e sollecita, l’intelletto’) e credo ut intelligam (‘credo al fine <strong>di</strong><br />

comprendere’) sono i due motti che illustrano il programma anselmiano <strong>di</strong> spiegare per mezzo della<br />

ragione ciò che il cristiano sa già per fede.<br />

[Pietro Abelardo] Nel secolo successivo, l’importanza <strong>di</strong> Pietro Abelardo risiede, piuttosto<br />

che nell’originalità del pensiero, nell’elaborazione <strong>di</strong> quello che modernamente si definisce ‘metodo<br />

scolastico’: il Sic et non offre infatti al lettore gli strumenti per l’esegesi <strong>di</strong> qualsiasi testo attraverso<br />

l’uso accorto della filologia (comprensione letterale del testo) e della logica (esame incrociato degli<br />

argomenti favorevoli o contrari ad una determinata tesi: a ciò fa riferimento il titolo del Sic et non:<br />

dove si mettono a confronto le opinioni dei padri della Chiesa su una serie <strong>di</strong> questioni teologiche<br />

con ciò che <strong>di</strong>ce la Bibbia). Oltre a un’imponente opera teorica sui tre gran<strong>di</strong> domini in cui si <strong>di</strong>vide<br />

la filosofia me<strong>di</strong>evale (la teologia, la logica e l’etica), Abelardo ci ha lasciato anche una delle prime<br />

autobiografie della tra<strong>di</strong>zione occidentale, l’Historia calamitatum (‘Storia delle mie <strong>di</strong>sgrazie’). È<br />

un’autobiografia scritta per dare conto <strong>di</strong> un singolare e tragico destino. Nato nel 1079 vicino a<br />

Nantes, in Francia, Abelardo <strong>di</strong>mostrò sin da giovanissimo un talento e una cultura eccezionali;<br />

prima insegnò all’Università <strong>di</strong> Parigi, poi come ‘libero maestro’ in una scuola da lui stesso fondata.<br />

A Parigi conobbe Eloisa, figlia del canonico Fulberto, se ne innamorò ed ebbe con lei una<br />

relazione: scoperto dal padre della ragazza, fu evirato. La storia d’amore tra Abelardo ed Eloisa,<br />

ricostruibile anche grazie ad un carteggio fra i due (anche Eloisa era un’intellettuale, dotta <strong>di</strong> latino,<br />

in un’epoca in cui una simile competenza, per una donna, era molto rara) <strong>di</strong>venne leggendaria.<br />

[Pietro Lombardo] Emblematica <strong>di</strong> quest’epoca de<strong>di</strong>ta ai sistemi e all’organizzazione del<br />

sapere è l’opera <strong>di</strong> un contemporaneo <strong>di</strong> Abelardo, Pietro Lombardo: i suoi quattro libri <strong>di</strong><br />

Sentenze (1150-52) ebbero uno straor<strong>di</strong>nario successo durante il Me<strong>di</strong>oevo, e furono ripetutamente<br />

commentati perché mettevano a <strong>di</strong>sposizione degli stu<strong>di</strong>osi tutte le nozioni necessarie relative <strong>alla</strong><br />

dottrina cattolica. Pietro non compone un’opera originale ma allinea in modo chiaro e or<strong>di</strong>nato,<br />

come in un manuale, le affermazioni (Sentenze, appunto) della Bibbia e dei padri della Chiesa<br />

(Agostino su tutti) in materia <strong>di</strong> fede: dal mistero della Trinità a quello dell’incarnazione, dal<br />

problema del peccato al significato dei sacramenti, <strong>alla</strong> genealogia dei vizi e delle virtù.<br />

[La Scolastica nel Duecento: Alberto Magno] Il Duecento è il secolo <strong>di</strong> maggiore splendore<br />

per la filosofia scolastica. Si completa, in questo periodo, la traduzione delle opere aristoteliche, si<br />

perfeziona il sistema universitario, la vita culturale si arricchisce grazie all’apporto degli or<strong>di</strong>ni<br />

men<strong>di</strong>canti, che prestano all’università i loro migliori maestri: <strong>di</strong> fatto, i più insigni filosofi del<br />

secolo sono domenicani e francescani. Quasi tutti insegnano per un periodo della loro vita a Parigi,<br />

che rimane il centro più importante per gli stu<strong>di</strong> teologici. Il problema cui si accennava in<br />

precedenza, quello dell’assorbimento <strong>di</strong> Aristotele nel pensiero cristiano, è affrontato dal tedesco<br />

Alberto Magno (1193-1280). Egli può <strong>di</strong>stinguere rigidamente la filosofia d<strong>alla</strong> fede perché,<br />

seguendo la lezione <strong>di</strong> sant’Agostino, ha prima <strong>di</strong>stinto i domini dell’una e dell’altra attribuendo<br />

<strong>alla</strong> prima la ratio inferior e <strong>alla</strong> seconda la ratio superior, cioè la parte superiore dell’anima che si<br />

occupa dell’essenza delle cose e non dei semplici fenomeni. Ma, quanto a questi, le speculazioni <strong>di</strong><br />

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