30.01.2013 Views

Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

verrà ripetuto in maniera più solenne nel canto XXV del Purgatorio, quando Arnaut verrà chiamato<br />

«miglior fabbro del parlar materno», cioè massimo artefice del volgare. Inoltre, alcune rime <strong>di</strong><br />

Dante - soprattutto le canzoni petrose e la sestina Al poco giorno - imitano in maniera evidente<br />

altrettanti testi <strong>di</strong> Arnaut.<br />

4.5 Il «Convivio»<br />

[I temi] Il De vulgari eloquentia proclama la nobiltà del volgare e ne illustra le regole. Il<br />

Convivio (cioè il ‘banchetto’ <strong>di</strong> scienza offerto a chi, per varie ragioni, non ha potuto avvicinarsi al<br />

sapere), scritto quasi negli stessi anni (1304-1307 circa), è in certo senso la realizzazione pratica <strong>di</strong><br />

questo programma. Dante <strong>di</strong>mostra infatti qui come il volgare possa essere impiegato non solo per<br />

la poesia d'amore (come si <strong>di</strong>ceva nella Vita nova) ma anche per affrontare temi e problemi <strong>di</strong><br />

maggiore <strong>di</strong>fficoltà e impegno: temi e problemi che, sino ad allora, gli intellettuali del Me<strong>di</strong>oevo<br />

avevano affrontato servendosi sempre e solo del latino, come la filosofia, la teologia, l’etica, la<br />

fisica, l’astronomia.<br />

[Struttura] Il Convivio ha la struttura <strong>di</strong> un commento. Nella Vita nova Dante aveva ripreso<br />

alcune sue poesie giovanili e le aveva inserite in una sorta <strong>di</strong> romanzo autobiografico,<br />

commentandole e situandole nelle loro particolari circostanze storiche. Nel Convivio Dante riprende<br />

alcune sue canzoni e de<strong>di</strong>ca a ciascuna <strong>di</strong> esse un «trattato» che le spiega, parola per parola, e ne<br />

rivela il significato allegorico nascosto al <strong>di</strong> sotto della lettera. Il progetto iniziale era <strong>di</strong> scrivere 14<br />

trattati, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> analizzare 14 canzoni «sì d’amor come <strong>di</strong> vertù materiate» (‘<strong>di</strong> argomento morale<br />

o amoroso’, Convivio, I.i.14), ma, così come il De vulgari eloquentia, l'opera rimase incompiuta.<br />

[La scelta del volgare] Dante scrisse soltanto quattro trattati: un primo che fa da proemio e<br />

illustra i princìpi generali dell'opera, e altri tre in cui vengono commentate, nell'or<strong>di</strong>ne, le canzoni<br />

Voi che ’ntendendo, Amor che ne la mente e Le dolci rime. Ora, proprio la struttura dell'opera ha<br />

influenzato la scelta della lingua: poiché la prosa dei trattati è al servizio delle poesie con cui<br />

ciascuno <strong>di</strong> essi si apre, e poiché queste poesie sono scritte in volgare, ecco che anche per il<br />

commento è stato necessario servirsi dell'i<strong>di</strong>oma materno e non del latino. Nel Convivio la scelta<br />

della lingua (il volgare, non il latino), imposta per così <strong>di</strong>re d<strong>alla</strong> materia ha però <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé<br />

motivazioni profonde. «Ancora pronta liberalitate [‘liberalità, generosità, sollecitu<strong>di</strong>ne’] Convivio<br />

mi fece questo eleggere e l’altro lasciare». Il latino, osserva Dante, sarebbe stato compreso da pochi<br />

perché pochi sanno leggerlo: nel momento in cui si spiegano testi poetici ardui da decifrare, la<br />

lingua stessa del commento avrebbe rappresentato, per il lettore, una nuova <strong>di</strong>fficoltà. C’è dunque,<br />

in Dante, l'intenzione democratica <strong>di</strong> ampliare il raggio d'azione della comunicazione letteraria, <strong>di</strong><br />

guadagnare <strong>alla</strong> cultura anche coloro che non hanno potuto stu<strong>di</strong>are il latino: un'iniziativa<br />

rivoluzionaria, polemica nei confronti <strong>di</strong> quanti, per vanità e superbia, continuavano a <strong>di</strong>sprezzare la<br />

propria lingua materna. Ma c’è anche l'affermazione <strong>di</strong> un presupposto teorico oggettivo: per<br />

quanto giovane, per quanto sprovvisto della tra<strong>di</strong>zione culturale millenaria del latino, il volgare è<br />

giunto già a un grado <strong>di</strong> elaborazione tale da poter essere impiegato anche per i concetti più <strong>di</strong>fficili:<br />

«Ché per questo comento la gran bontade del volgare <strong>di</strong> sì [‘il volgare italiano’] si vedrà, però che si<br />

vedrà la sua vertù», e la sua capacità <strong>di</strong> esprimere «altissimi e novissimi concetti» (Convivio,<br />

I.x.12).<br />

4.6 La «Monarchia»<br />

[Il contesto storico] I tre libri del trattato latino intitolato De Monarchia sono stati composti<br />

dopo il Convivio, e precedono, o accompagnano almeno per un tratto, la stesura della Comme<strong>di</strong>a:<br />

sono dunque cronologicamente collocabili nel secondo decennio del Trecento. La Monarchia è un<br />

trattato <strong>di</strong> teoria politica il cui intento principale consiste nel <strong>di</strong>fendere l'autorità dell’Impero contro<br />

le pretese temporalistiche (cioè <strong>di</strong> governo e controllo delle cose temporali e terrene, non solo <strong>di</strong><br />

quelle spirituali) della Chiesa. Questa presa <strong>di</strong> posizione da parte <strong>di</strong> Dante, in un momento storico<br />

48

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!