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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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lirica è uno dei lasciti più duraturi <strong>di</strong> Petrarca <strong>alla</strong> tra<strong>di</strong>zione occidentale. Sul piano dell’interesse<br />

critico, l’avvio della ricerca scientifica sulla biografia del poeta si deve, nel Settecento, al francese<br />

Jacques François de Sade (Mémoires pour la vie de F. Pétrarque); quanto invece al giu<strong>di</strong>zio sulla<br />

poesia petrarchesca, il ruolo <strong>di</strong> iniziatore spetta a Ugo Foscolo, che nel Saggio sopra la poesia del<br />

Petrarca elaborò la prima caratterizzazione stilistica e psicologica del poeta, perfezionata poi da<br />

Francesco De Sanctis nel suo Saggio critico sul Petrarca. Dopo l’imponente lavoro filologico degli<br />

stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> inizio Novecento (e<strong>di</strong>zione critica delle opere, approfon<strong>di</strong>menti circa la biografia, ecc.),<br />

la critica più recente si è concentrata da una parte sulla formazione e sulla cultura umanistica <strong>di</strong><br />

Petrarca (si ricor<strong>di</strong>no almeno gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Billanovich, Michele Feo e Francisco Rico),<br />

dall’altra sui tempi e sui mo<strong>di</strong> dell’elaborazione del Canzoniere (Ernest H. Wilkins, Marco<br />

Santagata).<br />

6. Giovanni Boccaccio<br />

6.1 La vita<br />

[La giovinezza e la prima maturità a Napoli] Figlio <strong>di</strong> un ricco mercante fiorentino,<br />

Giovanni Boccaccio nasce, è dubbio se a Firenze o a Certaldo, nel 1313. Dovrebbe seguire le orme<br />

del padre, ed esercitare anche lui la mercatura: ma un talento precoce lo rivela, piuttosto che uomo<br />

d’affari, uomo <strong>di</strong> lettere. Dal 1327 al 1340 è a Napoli, dove il padre lavora come rappresentante<br />

della famiglia dei banchieri della casa angioina, i Bar<strong>di</strong>. Qui, il il giovane Boccaccio gode<br />

dell’amicizia degli aristocratici: e nel circolo della nobiltà angioina probabilmente conosce la donna<br />

che nelle sue opere ribattezzerà Fiammetta. Oltre che per l’intensa vita mondana – che <strong>di</strong>venterà<br />

materia <strong>di</strong> racconto nel Filocolo e nel Decameron – gli anni napoletani sono importanti per alcuni<br />

incontri culturalmente significativi: con Cino da Pistoia, che dal 1331 al 1333 insegna legge nello<br />

Stu<strong>di</strong>o napoletano, con i giuristi Barbato da Sulmona e Pietro Barrili, con il frate agostiniano<br />

Dionigi da Borgo Sansepolcro. Da costoro, Boccaccio impara a conoscere il nome e l’opera <strong>di</strong><br />

Francesco Petrarca, che incontrerà personalmente solo alcuni anni più tar<strong>di</strong>, a Firenze. Nella<br />

biblioteca angioina ha modo <strong>di</strong> venire in contatto con opere che nel resto della penisola avevano<br />

scarsa o nulla circolazione: un’amplissima scelta <strong>di</strong> testi classici, i romanzi francesi, i me<strong>di</strong>olatini, i<br />

trovatori e i trovieri, la poesia stilnovista, che molto presto prenderà a imitare nelle sue Rime in<br />

volgare.<br />

[Il ritorno a Firenze: il culto <strong>di</strong> Dante e Petrarca] Conclusa la collaborazione tra il padre e la<br />

famiglia Bar<strong>di</strong>, tra il 1340 e il 1341 rientra a Firenze. Il passaggio d<strong>alla</strong> vivace corte angioina ad una<br />

città nella quale Boccaccio aveva trascorso soltanto l’infanzia è doloroso. Negli anni subito<br />

successivi Boccaccio porta a termine un impressionante numero <strong>di</strong> opere e inizia un’attività<br />

pubblica che s’intensificherà negli anni Cinquanta e Sessanta: è ambasciatore del Comune in<br />

Romagna, poi a Napoli, presso l’imperatore Ludovico il Bavaro, quin<strong>di</strong> presso il papa ad Avignone<br />

e a Roma. A questo ruolo <strong>di</strong> primo piano nella vita politica, Boccaccio affianca un in<strong>di</strong>scusso<br />

primato culturale in città: già celebre per le opere in volgari (e tra la fine degli anni Quaranta e i<br />

primi anni Cinquanta lavora al capolavoro, il Decameron), intorno al 1350 inizia la serie <strong>di</strong> opere<br />

eru<strong>di</strong>te che secondo le sue intenzioni dovevano guadagnargli la fama. Insieme, è lui il custode<br />

dell’opera e delle memorie dei suoi due gran<strong>di</strong> predecessori. Scrive una biografia <strong>di</strong> Petrarca (De<br />

vita et moribus Domini Francisci Petracchi), e soprattutto stu<strong>di</strong>a la vita e le opere <strong>di</strong> Dante con una<br />

de<strong>di</strong>zione che nessun altro aveva <strong>di</strong>mostrato prima: gli de<strong>di</strong>ca una biografia informatissima, scritta<br />

anche interrogando coloro che lo avevano conosciuto personalmente (Trattatello in laude <strong>di</strong> Dante,<br />

1351-55); commenta la Comme<strong>di</strong>a nelle incompiute Esposizioni, nate d<strong>alla</strong> lettura pubblica che<br />

Boccaccio tiene a Firenze nel 1373 nella chiesa <strong>di</strong> Santo Stefano in Ba<strong>di</strong>a; copia <strong>di</strong> sua mano, in un<br />

co<strong>di</strong>ce, la Vita nova, la Comme<strong>di</strong>a e quin<strong>di</strong>ci canzoni dantesche anteponendovi il Trattatello.<br />

[Gli ultimi anni] Nel 1360 prende gli or<strong>di</strong>ni sacri: e questa ‘conversione’ segna anche un<br />

<strong>di</strong>stacco <strong>dalle</strong> opere in volgare ‘giovanili’ (tra le quali Boccaccio include anche il Decameron); e si<br />

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