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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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semplici figure <strong>di</strong> contorno. L’Abate <strong>di</strong> Tivoli, laziale, Jacopo Mostacci, forse pisano, Rinaldo<br />

d’Aquino, anch’egli laziale, testimoniano <strong>di</strong> quanto composita fosse la geografia degli intellettuali<br />

<strong>di</strong> corte. Dopo la metà del secolo, altri poeti originariamente legati a Federico II risaliranno la<br />

penisola e agiranno da tramiti con le regioni centro-settentrionali favorendo l’esportazione della<br />

poesia siciliana dal Regno e dando così un potente contributo <strong>alla</strong> fondazione della tra<strong>di</strong>zione lirica<br />

toscana. Sono: Re Enzo, figlio <strong>di</strong> Federico e re <strong>di</strong> Sardegna che, catturato dai bolognesi durante la<br />

battaglia <strong>di</strong> Fossalta (1249), fu loro prigioniero sino <strong>alla</strong> <strong>morte</strong>: in prigionia, probabilmente, e a<br />

contatto con i più antichi rimatori bolognesi, compose le due canzoni e il sonetto morale<br />

tramandatici dagli antichi co<strong>di</strong>ci; Percivalle Doria, nobile genovese, podestà in varie città italiane e<br />

vicario imperiale in centro Italia, autore <strong>di</strong> due canzoni amorose in volgare siciliano e <strong>di</strong> una<br />

tenzone e un serventese politico in provenzale; Mazzeo <strong>di</strong> Ricco, notaio messinese attestato in<br />

Toscana tra il 1252 e il 1260, <strong>di</strong> cui restano quattro canzoni e un sonetto <strong>di</strong> materia morale.<br />

[Elementi ‘popolari’ nella lirica dotta] Infine, non saranno estranei all’ambiente della corte<br />

alcuni componimenti <strong>di</strong> tono popolareggiante i quali denunciano tuttavia, nella lingua e nella<br />

versificazione, una me<strong>di</strong>azione dotta. I generi ‘popolari’ frequentati da Giacomino Pugliese, per<br />

esempio (il <strong>di</strong>scordo, la canzonetta in settenari, il contrasto tra amante e amata, il canto <strong>di</strong><br />

lontananza), sono in realtà perfettamente in linea con la produzione aulica del Notaro o dello stesso<br />

Federico II. Per altro verso, neppure il famoso contrasto <strong>di</strong> Cielo d’Alcamo (Rosa fresca<br />

aulentissima), <strong>di</strong>alogo burlesco tra un pretendente sfacciato e una conta<strong>di</strong>na ritrosa (ma non troppo)<br />

può considerarsi ‘poesia <strong>di</strong> popolo’. Al contrario, la coscienza linguistica, la capacità <strong>di</strong> intrecciare<br />

«mo<strong>di</strong> curiali e mo<strong>di</strong> realistici» (Contini), e insieme la probabile conoscenza <strong>di</strong> generi della poesia<br />

<strong>di</strong>alogata galloromanza (la pastorella), fanno pensare ad una paro<strong>di</strong>a dotta <strong>di</strong> quelli che nella<br />

considerazione comune passavano per atteggiamenti e costumi ‘popolari’.<br />

[La poesia della prima generazione tosco-emiliana. D<strong>alla</strong> corte <strong>di</strong> Federico II ai comuni<br />

cenro-italiani] L’approdo della poesia siciliana in Toscana e in Emilia verso la metà del secolo fu<br />

favorito sia d<strong>alla</strong> personale me<strong>di</strong>azione dei personaggi appena menzionati sia più in generale dal<br />

carattere itinerante della corte federiciana. I testi del Notaro e dei suoi compagni d’arte, concepiti,<br />

come si è detto, in un siciliano ‘illustre’, vengono toscanizzati. Quest’opera <strong>di</strong> traduzione dall’uno<br />

all’altro <strong>di</strong>aletto non avvenne senza resti. Termini <strong>di</strong> fonetica siciliana come vui o come aviri, presi<br />

a sé, possono facilmente essere tradotti nel corrispondente toscano: voi, avere. I problemi insorgono<br />

quando d<strong>alla</strong> parola isolata si passa <strong>alla</strong> coppia <strong>di</strong> parole in rima. Nel sistema fonetico siciliano<br />

erano perfette rime come cruci : luci, altrui : vui, oppure come aviri : serviri. Tradotte in toscano,<br />

tali rime <strong>di</strong>ventano imperfette: croce : luce, altrui : voi, avere : servire. Sulla scorta <strong>di</strong> questo<br />

modello, i poeti dell’Italia centrale si sentirono autorizzati a far rimare nei loro componimenti e<br />

chiusa con i e o chiusa con u. Si tratta della cosiddetta rima siciliana: che è in realtà non una<br />

particolarità proso<strong>di</strong>ca della poesia federiciana bensì un riflesso dell’adattamento linguistico che<br />

verso la metà del secolo favorì la sua <strong>di</strong>ffusione in Toscana.<br />

[I riflessi del nuovo contesto sociale sulla poesia] Non <strong>di</strong>versamente, le forme e i motivi<br />

ere<strong>di</strong>tati dai poeti siciliani si rimodellano sulla <strong>di</strong>versa situazione storico-sociale e si arricchiscono<br />

anche grazie a nuovi e più estesi contatti con la tra<strong>di</strong>zione trobadorica. Il primo aspetto che occorre<br />

mettere in rilievo è la ritrovata unità tra l’attività artistica in<strong>di</strong>viduale e il ruolo pubblico dei poeti: si<br />

ricompone quella frattura che nel regno federiciano separava l’esperienza del funzionario<br />

dall’esperienza del poeta. Nella nuova realtà comunale, quest’ultimo è chiamato spesso a<br />

partecipare <strong>di</strong>rettamente al governo della città: nella vita <strong>di</strong> intellettuali come Brunetto Latini o<br />

Guittone, come poi per certi versi in quella dello stesso Dante, l’arte è, si può ben <strong>di</strong>re, il<br />

proseguimento con altri mezzi dell’impegno civile. Si ampliano, in tal modo, i margini <strong>di</strong> manovra<br />

per chi, prosatore o poeta, intenda affermare valori o <strong>di</strong>fendere posizioni politiche. L’equazione tra<br />

poesia e poesia amorosa, che era legge presso i federiciani, cade: i poeti della prima generazione<br />

tosco-emiliana trattano anche, nei loro versi, contenuti politici ed etico-religiosi. Questa apertura<br />

verso l’esterno ha una conseguenza importante sui generi letterari. Forme <strong>di</strong> poesia <strong>di</strong>alogata<br />

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