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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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5. Francesco Petrarca<br />

5.1 La vita<br />

[La giovinezza e la prima maturità] Dante, Petrarca e Boccaccio sono stati chiamati d<strong>alla</strong><br />

critica ottocentesca le ‘tre corone fiorentine’, ma nessuno dei tre, <strong>di</strong> fatto, trascorse per intero la sua<br />

vita a Firenze. Francesco Petrarca, si può <strong>di</strong>re, la conobbe appena, e solo negli anni della maturità.<br />

Nato ad Arezzo nel 1304 da un fiorentino, il notaio Petracco <strong>di</strong> Parenzo, esiliato d<strong>alla</strong> città natale in<br />

seguito <strong>alla</strong> vittoria dei guelfi neri, Francesco trascorse l’infanzia tra il Valdarno e Pisa. Nel 1312, si<br />

stabilisce con la famiglia nella piccola citta<strong>di</strong>na provenzale <strong>di</strong> Carpentras, vicino ad Avignone, dove<br />

il padre lavora presso la corte papale, lì da poco trasferitasi. Intelletto eccezionalmente precoce,<br />

Francesco stu<strong>di</strong>a prima grammatica sotto la guida del maestro Convenevole da Prato, poi <strong>di</strong>ritto a<br />

Montpellier e, dal 1320 al 1326, a Bologna. Alla <strong>morte</strong> del padre, spinto soprattutto da ragioni<br />

economiche, decide <strong>di</strong> intraprendere la carriera ecclesiastica, <strong>di</strong>ventando cappellano della potente<br />

famiglia romana dei Colonna. Nei primi anni Trenta si <strong>di</strong>vide tra l’Italia e la Provenza (al 6 aprile<br />

1327 rimonterebbe il fatale incontro con Laura nella chiesa <strong>di</strong> Santa Chiara a Avignone); ma, come<br />

pochi altri intellettuali italiani del suo tempo, grazie al servizio presso i Colonna ha anche<br />

l’opportunità <strong>di</strong> conoscere altre regioni d’Europa: i Pirenei, la Francia del nord, la Germania, le<br />

Fiandre. È durante uno <strong>di</strong> questi viaggi, precisamente a Liegi, che Petrarca compie la prima delle<br />

sue scoperte eru<strong>di</strong>te: due sconosciute orazioni <strong>di</strong> Cicerone.<br />

[Gli anni della maturità] Per circa un ventennio, d<strong>alla</strong> fine degli anni Trenta <strong>alla</strong> fine degli<br />

anni Cinquanta vive a Valchiusa, a quin<strong>di</strong>ci miglia da Avignone: non lontano d<strong>alla</strong> corte papale,<br />

quin<strong>di</strong>, ma non così vicino da essere costretto a sopportare le miserie della vita cortigiana, secondo<br />

un ideale <strong>di</strong> otium (‘tempo libero speso nello stu<strong>di</strong>o o nella me<strong>di</strong>tazione’, laddove il negotium è il<br />

tempo speso, e sovente mal speso, nelle pubbliche occupazioni) che darà materia, più tar<strong>di</strong>, a uno<br />

dei suoi più importanti saggi morali, il De vita solitaria. Tuttavia, in questo periodo è spesso in<br />

Italia, ospite <strong>di</strong> amici e benefattori. Nel 1341, il soggiorno a Napoli e a Roma ha una ragione<br />

speciale: restaurando una consuetu<strong>di</strong>ne che risaliva all’età classica, ma che era caduta in <strong>di</strong>suso,<br />

Petrarca riceve la laurea poetica – cioè una corona d’alloro, simbolo d’eccellenza nell’arte - in<br />

Campidoglio <strong>dalle</strong> mani <strong>di</strong> re Roberto d’Angiò. Negli anni 1343-45 sarà ancora a Napoli, poi nelle<br />

corti principesche del nord: a Parma, presso Azzo <strong>di</strong> Correggio; a Verona, presso gli Scaligeri: e al<br />

soggiorno veronese risale la seconda grande scoperta filologica <strong>di</strong> Petrarca, le lettere <strong>di</strong> Cicerone a<br />

Attico.<br />

[I rapporti con l’Italia e l’impegno politico] I soggiorni in Italia, frattanto, lo portano a<br />

riflettere con amarezza sulle <strong>di</strong>sastrose con<strong>di</strong>zioni politiche in cui versa la penisola. Nel 1336 scrive<br />

a papa Benedetto XII esortandolo a riportare la sede pontificia da Avignone a Roma. È questo un<br />

cruccio costante per il poeta, tant’è vero che trent’anni dopo rivolgerà la stessa preghiera a Urbano<br />

V. Nel 1337 è a Roma per la prima volta, ospite dei Colonna, e davanti alle rovine della città più<br />

che mai si convince della necessità <strong>di</strong> una renovatio (‘rinnovamento, rinascita’) che segni la fine del<br />

frazionamento politico della nazione e riporti la città, e l’Italia intera, all’antico lustro. Nei primi<br />

anni Quaranta segue con favore l’impresa <strong>di</strong> Cola <strong>di</strong> Rienzo, il quale tenta <strong>di</strong> imporre a Roma un<br />

governo popolare che allontani dal potere le gran<strong>di</strong> famiglie aristocratiche romane: i Crescenzi, gli<br />

Orsini, gli stessi Colonna. Petrarca approva il tentativo <strong>di</strong> Cola: gli scrive, nel 1347, una lettera con<br />

la quale lo invita a ristabilire l’antica libertas romana; e intercede personalmente presso il papa<br />

perché appoggi a sua volta Cola, <strong>di</strong>fendendolo contro le fazioni nobiliari. Ma Cola fallisce: deve<br />

prima lasciare il governo della città, poi, nel 1354, viene ucciso. Cola – <strong>di</strong>rà più tar<strong>di</strong> Petrarca – non<br />

prevalse perché non seppe agire: cioè non fu abbastanza risoluto nella lotta contro le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>nastie<br />

romane. Maggiore decisione, e un uso più scaltro della forza, avrebbe dato migliori risultati: Cola<br />

«è senza dubbio degno <strong>di</strong> ogni supplizio – scrive Petrarca – perché quel che volle non lo volle con<br />

tutte le sue forze, come avrebbe dovuto e come richiedevano le circostanze» (Familiares, libro XIII<br />

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