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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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[La ‘rivoluzione’ domenicana e francescana] Domenicani e francescani mo<strong>di</strong>ficarono<br />

profondamente l’assetto della Chiesa nel Duecento e nei secoli successivi. Mentre i monaci<br />

benedettini e degli altri or<strong>di</strong>ni sorti durante il Me<strong>di</strong>oevo risiedevano nelle campagne e avevano una<br />

scarsa influenza sull’esistenza dei laici, domenicani e francescani furono protagonisti della vita<br />

citta<strong>di</strong>na: ebbero un ruolo <strong>di</strong> primo piano nella risoluzione dei conflitti sociali, spesso parteggiando<br />

per i ceti popolari; imposero un modello nuovo, più partecipe e aggressivo <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione, non<br />

indugiando – come faceva il clero secolare – sulle sottigliezze della dottrina ma concentrandosi sui<br />

rapporti tra questa e la vita concreta dei fedeli (accade spesso <strong>di</strong> leggere, nelle fonti contemporanee,<br />

che i pre<strong>di</strong>catori più abili richiamavano ascoltatori anche da luoghi molto lontani); grazie a una<br />

profonda conoscenza della dottrina, occuparono molte delle cattedre universitarie <strong>di</strong> teologia: i più<br />

gran<strong>di</strong> intellettuali cattolici appartengono alle loro fila: Tommaso d’Aquino è un domenicano,<br />

Bonaventura da Bagnoregio è un francescano.<br />

[Le crociate] Nella storia della Chiesa tra l’XI e il XII secolo devono essere ricordati altri<br />

due fenomeni <strong>di</strong> grande rilievo. Le cosiddette crociate furono spe<strong>di</strong>zioni che a più riprese tentarono<br />

– talvolta con successo – <strong>di</strong> strappare ai musulmani i luoghi santi della cristianità. Nel 1099 il capo<br />

della missione cristiana, Goffredo <strong>di</strong> Buglione, conquistò Gerusalemme e ne fece la capitale <strong>di</strong> un<br />

Regno cattolico che avrà, tuttavia, vita breve per la pronta reazione dei Turchi. Le sette successive<br />

spe<strong>di</strong>zioni, promosse ora dal papa ora autonomamente da prìncipi cattolici, ebbero, accanto alle<br />

motivazioni religiose, più concrete ragioni economiche e strategiche: e per esempio la ricca città <strong>di</strong><br />

Venezia finanziò la crociata allo scopo <strong>di</strong> conquistare i mercati orientali, fondamentali per la sua<br />

espansione economica. Al principio del Duecento, l’arma della crociata verrà adoperata da papa<br />

Innocenzo III non per la riconquista dei luoghi sacri ma per estirpare l’eresia: cristiani contro<br />

cristiani. La ‘crociata’ contro i catari <strong>di</strong> Albi e Tolosa si concluse dopo un ventennio col massacro<br />

della popolazione locale e con la fine dell’autonomia politica delle contee meri<strong>di</strong>onali in cui era<br />

fiorita la poesia dei trovatori, che vengono annesse al regno <strong>di</strong> Francia.<br />

[I pellegrinaggi] Alla ‘liberazione’ dei luoghi sacri – ed è questo il secondo fatto<br />

caratteristico nella storia della cristianità tardo-me<strong>di</strong>evale – seguirono i pellegrinaggi: per<br />

penitenza, o per guadagnare suffragi, molti fedeli intrapresero il lungo e pericoloso viaggio per la<br />

Terrasanta o per altri luoghi <strong>di</strong> culto. Tra questi ebbe particolare importanza, richiamando un<br />

altissimo numero <strong>di</strong> pellegrini, la città <strong>di</strong> Santiago <strong>di</strong> Compostella, nella Spagna nordoccidentale,<br />

un’area da poco ‘riconquistata’ dai cristiani <strong>alla</strong> dominazione araba. Qui, nel secolo IX, era stata<br />

ritrovata una tomba che si ritenne appartenesse a San Giacomo, fratello <strong>di</strong> san Giovanni<br />

Evangelista: la devozione per il santo si <strong>di</strong>ffuse in tutta Europa, e da tutta Europa, attraverso l’Italia,<br />

la Francia, la Spagna, migliaia <strong>di</strong> pellegrini presero, nei secoli successivi, la ‘via <strong>di</strong> Santiago’.<br />

[La Chiesa nel Trecento: la ‘cattività avignonese’] Dopo il sogno dell’impero teocratico<br />

universale <strong>di</strong> Gregorio VII, <strong>alla</strong> fine del 1100, e <strong>di</strong> Innocenzo III, all’inizio del 1200, la Chiesa vive<br />

durante il Trecento la sua crisi più grave. Il secolo si apre con due iniziative <strong>di</strong>rette a riaffermare<br />

con forza l’autorità ecclesiastica: il giubileo dell’anno 1300, con cui si prometteva un’indulgenza<br />

plenaria ai pellegrini che avessero visitato Roma; e la bolla <strong>di</strong> Bonifacio VIII Unam sanctam<br />

(1303), che riven<strong>di</strong>cava la superiorità dell’autorità papale su quella dell’imperatore e <strong>di</strong> ogni altro<br />

principe regnante. Ma Bonifacio VIII morì proprio nello stesso anno. Indebolitosi, il Papato cadde<br />

in balia dell suo tra<strong>di</strong>zionale alleato e protettore politico, il regno <strong>di</strong> Francia. Il re francese Filippo il<br />

Bello riuscì a far eleggere papa il vescovo <strong>di</strong> Bordeaux, che prese il nome <strong>di</strong> Clemente V (1305-14),<br />

e far trasferire la sede pontificia da Roma ad Avignone. Questa ‘cattività avignonese’ - che<br />

scandalizzò i contemporanei, primo fra tutti Petrarca, il quale non cessò mai <strong>di</strong> lottare per il ritorno<br />

del papa a Roma – durò quasi settant’anni, dal 1309 al 1377. Roma, in questo periodo, fu teatro dei<br />

conflitti anche armati tra le potenti famiglie locali come i Colonna e gli Orsini, e del breve e<br />

fallimentare tentativo <strong>di</strong> ‘governo popolare’ promosso da Cola <strong>di</strong> Rienzo, che nel 1347 si<br />

autonominò tribuno del popolo ma, attiratosi gli o<strong>di</strong> dell’aristocrazia citta<strong>di</strong>na, venne ucciso nel<br />

1354.<br />

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