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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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Sicilia e il Mezzogiorno d’Italia in generale, conoscono una breve fioritura poetica, coincidente a<br />

gran<strong>di</strong> linee col regno <strong>di</strong> Federico II (1196-1250), <strong>alla</strong> quale tiene <strong>di</strong>etro un lunghissimo silenzio<br />

artistico. Al costituirsi <strong>di</strong> una letteratura <strong>italiana</strong> in volgare che superi le barriere regionali sono<br />

d’ostacolo sia la frammentazione politica, dal momento che nella penisola si affrontano almeno tre<br />

gran<strong>di</strong> potenze (il papa, l’imperatore tedesco, la monarchia francese), ciascuna dotata <strong>di</strong> una sua<br />

propria area <strong>di</strong> influenza, soggetta ad ampliamenti o a riduzioni a seconda delle vicende politicomilitari;<br />

sia, soprattutto, la frammentazione linguistica. Mentre perdurava ovunque, e ad ogni livello<br />

della comunicazione scritta, l’uso del latino, nessuno dei <strong>di</strong>aletti parlati e scritti nelle varie regioni<br />

italiane godeva <strong>di</strong> prestigio tale da poter imporsi a scriventi (poeti e prosatori) originari <strong>di</strong> altre aree<br />

della penisola. Farsi da lingua regionale lingua nazionale sarà il destino del toscano, ma perché<br />

questa lenta conquista abbia luogo occorreranno l’esempio e l’opera dei tre massimi scrittori del<br />

nostro Me<strong>di</strong>oevo: Dante, Petrarca e Boccaccio.<br />

[La questione della lingua] Sino ad allora, la storia della letteratura <strong>italiana</strong> altro non è se<br />

non la storia delle sue varietà regionali: manca un i<strong>di</strong>oma comune; manca - e mancherà sino alle<br />

soglie dell’età moderna - un pubblico nazionale che ne favorisca e solleciti la creazione. Al <strong>di</strong> sopra<br />

<strong>di</strong> questa vita multiforme dei <strong>di</strong>aletti sta, come si è detto, la lingua della comunicazione colta, il<br />

latino. Nelle pagine che seguono ci limiteremo a dar conto degli autori e dei testi più significativi<br />

della letteratura in volgare: daremo in tal modo <strong>alla</strong> lingua un valore <strong>di</strong>scriminante che essa in verità<br />

non meriterebbe <strong>di</strong> avere, nel senso che la prosa e la poesia in latino hanno pieno titolo per<br />

partecipare <strong>alla</strong> storia nella letteratura <strong>italiana</strong> del Me<strong>di</strong>oevo (ben oltre, quin<strong>di</strong>, il Duecento) dal<br />

momento che lungo tutto quest’arco cronologico due furono <strong>di</strong> fatto le lingue <strong>di</strong> cultura (tre se<br />

aggiungiamo, per certe epoche e per certe aree, il francese), e delle due fu anzi il latino a poter<br />

vantare per lungo tempo la <strong>di</strong>ffusione e il prestigio della lingua ‘ufficiale’.<br />

3.2 La poesia<br />

[Il ‘ritardo’ italiano] La poesia <strong>italiana</strong> nasce in ritardo rispetto a quella <strong>di</strong> altre regioni<br />

europee. Già prima del Mille, in area francese, germanica e anglo-sassone vengono prodotti testi in<br />

versi d’argomento leggendario o devoto, scritti nei volgari locali; col nuovo millennio, poi, si<br />

afferma nelle città e nelle corti francesi la nuova letteratura delle chansons de geste, le leggende<br />

legate <strong>alla</strong> corte <strong>di</strong> Carlo Magno e alle gesta mitiche dei suoi pala<strong>di</strong>ni, mentre a sud, nelle corti<br />

provenzali, ha inizio la tra<strong>di</strong>zione poetica dei trovatori (cfr. § 2). I primi documenti <strong>di</strong> poesia<br />

<strong>italiana</strong> in volgare si collocano invece tra la fine del Cento e l’inizio del Duecento. Recentissima è<br />

la scoperta <strong>di</strong> una canzone d’amore (Quando eu stava) databile appunto agli ultimi anni del<br />

do<strong>di</strong>cesimo secolo o ai primi del tre<strong>di</strong>cesimo, e localizzabile con ogni probabilità in area padanoorientale:<br />

si tratta, per quanto sappiamo, del più antico componimento d’argomento amoroso scritto<br />

in un volgare italiano.<br />

[La poesia morale e religiosa] Per il resto, le poesie <strong>di</strong> quest’epoca sono tutte d’argomento<br />

morale e religioso. Come era accaduto anche nelle altre letterature romanze, il <strong>di</strong>stacco dal latino è<br />

infatti spesso motivato dall’esigenza <strong>di</strong> far intendere un messaggio e<strong>di</strong>ficante a un pubblico <strong>di</strong><br />

incolti. Si tratta dunque - come nel caso del Ritmo cassinese (così definito perché prodotto<br />

probabilmente nell’abbazia <strong>di</strong> Montecassino) o del Ritmo su Sant’Alessio (uno dei molti testi<br />

relativi <strong>alla</strong> leggenda del santo, <strong>di</strong>ffusissima nel Me<strong>di</strong>oevo) - <strong>di</strong> componimenti elementari sia per la<br />

struttura metrica e retorica, sia per i concetti adoperati (nessuna complicazione teologica ma<br />

semplici inviti <strong>alla</strong> virtù e aneddoti esemplari). Più tar<strong>di</strong>, a partire dagli anni Venti e Trenta del<br />

Duecento, la poesia religiosa in volgare conoscerà un’espansione più organica, concentrata nelle<br />

regioni centro-settentrionali della penisola. Al Centro, soprattutto in seguito all’opera <strong>di</strong> due tra le<br />

massime figure della spiritualità cristiana del tempo, San Francesco d’Assisi e Iacopone da To<strong>di</strong> -<br />

non per caso membro dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> San Francesco - al cui nome è legata l’espansione del genere<br />

poetico <strong>di</strong> materia sacra, la lauda. A Nord, ormai nella seconda metà del Duecento, altri poeti<br />

certamente o probabilmente legati <strong>alla</strong> Chiesa compongono a loro volta lunghi testi <strong>di</strong> argomento<br />

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