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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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significativo sulla strada dell’autonomia comunale: la tutela imperiale sarà d’ora in poi quasi solo<br />

un fatto formale.<br />

[Papato e impero nel Duecento] Il figlio del Barbarossa, Enrico VI, avendo sposato la<br />

normanna Costanza d’Altavilla è incoronato re <strong>di</strong> Sicilia nel 1194. Muore però pochi anni dopo, e<br />

gli succede il giovanissimo Federico II, il quale, raggiunta la maggiore età, assumerà su <strong>di</strong> sé le due<br />

<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> re <strong>di</strong> Sicilia (comprendente, ripetiamo, anche il Mezzogiorno d’Italia) e <strong>di</strong> Imperatore. È<br />

lui, senza dubbio, la figura <strong>di</strong> maggior rilievo politico del Duecento. Un lungo conflitto, spesso<br />

cruento, lo opporrà al papa e ai comuni centro-settentrionali. Quanto al papa, il Duecento è il secolo<br />

in cui si consolida lo stato pontificio: le mire <strong>di</strong> Innocenzo III (1198-1216) e dei suoi successori <strong>di</strong><br />

estendere il dominio papale a tutto il centro Italia urtano contro la volontà <strong>di</strong> Federico II <strong>di</strong><br />

controllare, sia pure in<strong>di</strong>rettamente, l’intero territorio della penisola. Quanto ai comuni, la lotta si<br />

acuisce e si <strong>alla</strong>rga a tal punto che i comuni italiani finiscono per dover prendere partito: chi<br />

risolutamente a favore dell’imperatore (i cosiddetti ghibellini, dal casato tedesco dei Wibelin) e chi<br />

risolutamente contro <strong>di</strong> lui e favorevole invece al papa (i cosiddetti guelfi, dal casato tedesco, a<br />

quello contrario, dei Welf: altro nome della stirpe Bavarese). Sicché nella storia <strong>italiana</strong> duetrecentesca<br />

sarà costante da un lato la speranza nella <strong>di</strong>scesa degli imperatori, che pacifichino e<br />

gui<strong>di</strong>no la penisola (è questo, per esempio, l’auspicio <strong>di</strong> Dante); dall’altro la fedeltà al papa e<br />

l’orgogliosa riven<strong>di</strong>cazione dell’autonomia comunale (ed è il caso per esempio <strong>di</strong> Firenze, sempre<br />

fierissima nemica degli imperatori).<br />

[La crisi dell’impero] Il dominio svevo in Italia non va molto oltre la <strong>morte</strong> <strong>di</strong> Federico II<br />

(1250). I tentativi dei suoi ere<strong>di</strong>, Corra<strong>di</strong>no e Manfre<strong>di</strong>, <strong>di</strong> conservare agli Svevi il regno <strong>di</strong> Sicilia<br />

falliscono per l’alleanza tra il papa e il regno <strong>di</strong> Francia, protettore ‘storico’, da allora in poi, dello<br />

stato pontificio. Il cugino del re <strong>di</strong> Francia, Carlo I d’Angiò, sconfigge l’esercito imperiale<br />

capeggiato da Manfre<strong>di</strong> a Benevento (1266), e a lui il papa consegna il regno <strong>di</strong> Sicilia.<br />

[Il nuovo assetto italiano nel Trecento] L’unità del Regno <strong>di</strong> Sicilia sotto il governo <strong>di</strong> Carlo<br />

d’Angiò durò soltanto pochi anni. Nel 1282 si scatenò in Sicilia una rivolta <strong>di</strong> popolo contro<br />

l’occupante francese, rivolta entrata nella storia col nome <strong>di</strong> Vespri siciliani. Nel ventennio<br />

successivo, i rivoltosi ricevettero l’aiuto della casa d’Aragona, che si inse<strong>di</strong>ò nell’isola. La pace <strong>di</strong><br />

Caltabellotta, nel 1302, sancì questa spartizione: la Sicilia agli Aragonesi, l’Italia del sud agli<br />

Angiò. Dopo che si era conclusa la lotta tra angioini e aragonesi nel sud, l’imperatore tedesco<br />

Enrico VII riprese l’iniziativa al nord, proponendosi <strong>di</strong> riaffermare il potere imperiale sui comuni e<br />

<strong>di</strong> contrastare l’alleanza tra il Papato e gli Angiò. Enrico riuscì a superare le resistenze oppostegli da<br />

alcune città italiane – soprattutto da Firenze, che capeggiava la Lega guelfa – e rivolse il suo<br />

esercito verso sud, ma morì improvvisamente in Toscana nel 1313. Benché non completata, la<br />

missione dell’imperatore in Italia ebbe conseguenze politicamente importanti. I casati che si erano<br />

schierati d<strong>alla</strong> sua parte acquistarono prestigio e potere: in città come Verona, Mantova, Milano, si<br />

profilò quel passaggio dal comune <strong>alla</strong> signoria (rispettivamente gli Scaligeri, i Gonzaga, i Visconti)<br />

che in tempi <strong>di</strong>versi sarà il destino comune a buona parte delle me<strong>di</strong>e e gran<strong>di</strong> città centrosettentrionali:<br />

d’ora in poi, il conflitto non sarà più tanto quello tra guelfi e ghibellini quanto quello<br />

tra le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>nastie italiane in lotta per la supremazia territoriale.<br />

[I conflitti tra le gran<strong>di</strong> città: Milano, Firenze e Venezia nel Trecento] Le città che nel corso<br />

del secolo s’imposero nel panorama politico-militare nazionale furono Milano, che mantenne forti<br />

legami con l’impero tedesco (i Visconti chiesero e ottennero la nomina a ‘vicari imperiali’);<br />

Venezia, che non cadde mai nelle mani <strong>di</strong> una sola grande famiglia ma si affidò ad una sorta <strong>di</strong><br />

oligarchia fondata sul <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> nascita: il Maggior Consiglio; e Firenze, che restò più a lungo delle<br />

altre città un comune ‘libero’, cioè non soggetto a ristretti gruppi aristocratici: sino a quando la<br />

cosiddetta ‘rivolta dei ciompi’ (1378) - i ciompi erano gli operai dell’industria tessile, che<br />

chiedevano salari più alti e con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro più umane – non innescò, dopo essere stata<br />

repressa, una reazione <strong>di</strong> segno opposto da parte delle gran<strong>di</strong> famiglie fiorentine: che allontanarono<br />

il popolo dal governo consegnando la città a un’oligarchia entro la quale doveva prevalere, <strong>di</strong> lì a<br />

poco, la famiglia dei Me<strong>di</strong>ci. La storia politica del Trecento nell’Italia centro-settentrionale è<br />

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