Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta
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Aristotele debbono essere me<strong>di</strong>tate anche dagli intellettuali cristiani, e il ruolo <strong>di</strong> Alberto Magno fu<br />
proprio quello <strong>di</strong> ‘tradurre’, attraverso i suoi commenti all’Etica, <strong>alla</strong> Fisica e <strong>alla</strong> Politica, il<br />
sistema filosofico e scientifico aristotelico - la sua interpretazione del mondo terreno, della natura,<br />
non dell’oltremondo - in un linguaggio che potesse essere accetto all’ortodossia cattolica.<br />
[Tommaso d’Aquino] Ad ascoltare Alberto Magno a Colonia c’era tra gli altri, negli anni<br />
1248-1252, Tommaso d’Aquino (1221-74), certamente il maggiore filosofo del secolo e, con<br />
Agostino, il più importante <strong>di</strong> ogni tempo per la co<strong>di</strong>ficazione della dottrina cristiana. Come<br />
Alberto, anch’egli insegnò a Parigi e – secondo la consuetu<strong>di</strong>ne propria dei frati men<strong>di</strong>canti <strong>di</strong> non<br />
soggiornare mai a lungo in una stessa città – nelle principali università europee: Colonia, Bologna,<br />
Napoli. E come in Alberto, anche nella concezione <strong>di</strong> Tommaso la fede non soppianta la filosofia<br />
bensì la completa, illuminando tutto ciò che i filosofi pagani avevano dovuto ignorare. Da questa<br />
contaminazione nasce la nuova ‘sistemazione’ della metafisica cristiana che Tommaso offre nella<br />
Summa theologica, un’opera immensa nella quale, in forma <strong>di</strong> quaestiones, vengono vagliati tutti i<br />
problemi che possono sorgere nell’interpretazione della dottrina cattolica. Nonostante la resistenza<br />
da parte della Chiesa <strong>di</strong> Roma a recepire alcune delle tesi tomiste – sentite come troppo vicine ad<br />
Aristotele e ai suoi seguaci averroisti, molto attivi a Parigi <strong>alla</strong> metà del Duecento -, la Summa sarà,<br />
nei tre secoli successivi, il punto <strong>di</strong> riferimento fondamentale per tutto il pensiero cristiano (una<br />
corrente ‘neotomista’ si è potuta in<strong>di</strong>viduare anche nell’ambito della filosofia novecentesca).<br />
[I francescani: Bonaventura] Se Alberto e Tommaso sono i massimi filosofi domenicani del<br />
Duecento, Bonaventura da Bagnoregio fu il più insigne tra i francescani, ed ebbe un ruolo <strong>di</strong><br />
grande rilievo nella vita dell’Or<strong>di</strong>ne: scrisse quella che sarebbe <strong>di</strong>ventata la biografia ufficiale <strong>di</strong> san<br />
Francesco, fu generale dell’Or<strong>di</strong>ne e ne redasse le costituzioni; inoltre, nonostante gli impegni legati<br />
all’insegnamento, svolse per tutta la vita una assidua attività <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>catore, che fece <strong>di</strong> lui l’oratore<br />
più apprezzato del suo tempo. Le sue due opere maggiori sono l’una un commento alle Sentenze <strong>di</strong><br />
Pietro Lombardo, in cui <strong>di</strong>fende l’interpretazione tra<strong>di</strong>zionale della dottrina cristiana contro le<br />
concessioni ad Aristotele che andavano facendo i maestri domenicani; l’altra un caposaldo della<br />
mistica me<strong>di</strong>evale: l’Itinerarium mentis in Deum (‘Itinerario della mente verso Dio’ - 1259), che<br />
illustra i sei gra<strong>di</strong> dell’ascesa al <strong>di</strong>vino attraverso l’amore <strong>di</strong> Dio e la preghiera e, insieme, attraverso<br />
la rinuncia agli strumenti della ragione: una via che lo allontana, per esempio, dal rigoroso<br />
intellettualismo <strong>di</strong> Tommaso.<br />
[Il crepuscolo della Scolastica nel Trecento: Occam] Dopo l’età dei gran<strong>di</strong> sistemi filosofici<br />
elaborati dagli scolastici, la filosofia cristiana vive, nel corso del Trecento, una crisi profonda. Nelle<br />
università si acuisce il conflitto tra la gerarchia cattolica che sorveglia sull’ortodossia e il pensiero<br />
dei maestri più liberi e spregiu<strong>di</strong>cati, che hanno ormai assorbito completamente la lezione <strong>di</strong><br />
Aristotele e degli altri filosofi antichi. La vita del maggiore pensatore del secolo, il francescano<br />
inglese Guglielmo da Occam, è, sotto questo profilo, emblematica. Perché, colpevole <strong>di</strong> aver<br />
<strong>di</strong>feso tesi ritenute eretiche, venne scomunicato e dovette rifugiarsi a Monaco e mettersi sotto la<br />
protezione dell’imperatore Ludovico il Bavaro, cui prestò la propria opera <strong>di</strong> polemista nella sua<br />
lotta antiecclesiastica e antiteocratica. La filosofia <strong>di</strong> Occam porta alle estreme conseguenze, e con<br />
ciò <strong>di</strong>ssolve, il razionalismo che era stato caratteristico dei filosofi scolastici. Ragione e fede – egli<br />
sostiene – debbono essere <strong>di</strong>stinte perché le verità <strong>di</strong> fede non possono essere conquistate, e<br />
tantomeno spiegate, per via razionale. Se ciò da un lato garantisce <strong>alla</strong> teologia una sfera autonoma,<br />
fondata sulla Rivelazione e in<strong>di</strong>pendente <strong>dalle</strong> speculazioni dei filosofi antichi e moderni, dall’altro<br />
libera la ragione dai vincoli della fede. Di qui l’abbandono dei concetti fondamentali della<br />
metafisica e della logica tra<strong>di</strong>zionali a vantaggio <strong>di</strong> un approccio più empirico e – se non suonasse<br />
anacronistico – ‘laico’ ai problemi della conoscenza: l’interesse per l’in<strong>di</strong>viduo e non per gli<br />
universali, per il sapere sperimentale piuttosto che per la speculazione astratta, per la fisica piuttosto<br />
che per la metafisica. Questo nuovo orientamento logico-scientifico avrà grande influenza nei secoli<br />
successivi: e mentre esso confina ai margini del <strong>di</strong>scorso filosofico le istanze ‘umanistiche’ legate<br />
<strong>alla</strong> metafisica e all’etica (ciò che provocherà la protesta <strong>di</strong> un intellettuale come Petrarca contro i<br />
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