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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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segnata dal conflitto fra queste tre città, ciascuna al centro <strong>di</strong> una a volte amplissima zona <strong>di</strong><br />

influenza. Alla fine del secolo, con la signoria <strong>di</strong> Gian Galeazzo Visconti (1385-1402), Milano<br />

arrivò a conquistare Padova e Verona, e ad esercitare un dominio in<strong>di</strong>retto su vaste zone del centro<br />

Italia. Ma, <strong>alla</strong> <strong>morte</strong> <strong>di</strong> Gian Galeazzo, Venezia e Firenze ripresero l’iniziativa, la prima<br />

estendendo il suo potere sulla terraferma sino a comprendere l’intero Veneto attuale, la seconda<br />

sottomettendo Arezzo e, nel 1406, la nemica storica, Pisa.<br />

[Il Mezzogiorno d’Italia nel Trecento] La storia dell’Italia meri<strong>di</strong>onale nel Trecento è<br />

caratterizzata da un fenomeno analogo a quello ora descritto: l’indebolimento delle gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>nastie<br />

regnanti e il frazionamento del potere. Nel Regno <strong>di</strong> Sicilia, gli Aragonesi dovettero governare<br />

scendendo a patti con i baroni dell’isola, che ripristinarono una sorta <strong>di</strong> potere feudale su larga parte<br />

del territorio. Nel Regno <strong>di</strong> Napoli, il debole Roberto d’Angiò (1309-1343) fu costretto a fare<br />

ampie concessioni <strong>alla</strong> nobiltà locale, delegando parte della sua autorità a ‘parlamenti’ citta<strong>di</strong>ni<br />

egemonizzati dai gran<strong>di</strong> proprietari terrieri. La <strong>di</strong>sunione del regno e la crisi finanziaria – che portò<br />

al ritiro del cre<strong>di</strong>to da parte dei banchieri fiorentini – furono il prelu<strong>di</strong>o del conflitto politico che <strong>alla</strong><br />

fine del secolo oppose Luigi d’Angiò a Carlo <strong>di</strong> Durazzo (e i rispettivi casati e satelliti: Angioini e<br />

Durazzeschi) per la successione al trono. La crisi si concluderà, nel 1442, con la conquista <strong>di</strong> Napoli<br />

da parte degli Aragonesi, che riuniranno dopo un secolo e mezzo il Mezzogiorno d’Italia sotto<br />

un’unica corona.<br />

1.2 Il ruolo della Chiesa nella storia <strong>italiana</strong> due-trecentesca<br />

[La crisi morale della Chiesa e i tentativi <strong>di</strong> riforma: movimenti pauperistici ed eresie] Il<br />

<strong>di</strong>fficile equilibrio tra il potere politico e il potere religioso è, come si è accennato, una delle<br />

questioni fondamentali nella storia <strong>italiana</strong> dopo il Mille. Come anche si è detto, la Chiesa tese<br />

sempre più ad unire i due poteri estendendo la sua giuris<strong>di</strong>zione sulle cose terrene. Ma la<br />

compromissione col mondo portò con sé la corruzione dei costumi del clero: nulla <strong>di</strong> più lontano<br />

d<strong>alla</strong> norma <strong>di</strong> una vita cristiana, così come era stata illustrata dal Vangelo e dai Padri della Chiesa,<br />

della condotta <strong>di</strong> quei religiosi che vivevano nel lusso e nel vizio facendo pubblico commercio delle<br />

cariche ecclesiastiche. Questa crisi sollecitò reazioni <strong>di</strong>verse. La prima fu quella dei movimenti<br />

pauperistici come la cosiddetta Pataria, che nel secolo XI, a Milano, lottò contro la corruzione del<br />

clero locale. La seconda fu quella degli ‘eretici’, che <strong>alla</strong> volontà moralizzatrice univano più<br />

pericolose – perché potenzialmente rivoluzionarie – istanze <strong>di</strong> revisione in materia dottrinale: non<br />

solo una riforma del clero ma una riforma della fede. La Chiesa <strong>di</strong> Roma agì contro questi gruppi <strong>di</strong><br />

eretici con estrema violenza: nel giro <strong>di</strong> alcuni decenni, i catari (cioè i ‘puri’), la più cospicua <strong>di</strong><br />

queste sette ereticali, furono sterminati nel nord Italia e nel sud della Francia, e lo stesso accadde a<br />

gruppuscoli minori riuniti intorno a figure carismatiche, come i seguaci <strong>di</strong> Gerardo Segalelli (gli<br />

‘apostolici’), finito sul rogo nel 1300, o <strong>di</strong> fra Dolcino (‘dolciniani’), fatti massacrare da papa<br />

Clemente V.<br />

[I nuovi or<strong>di</strong>ni religiosi nel Duecento] La terza reazione <strong>alla</strong> corruzione della Chiesa, la più<br />

importante e gravida <strong>di</strong> futuro, si mantenne entro i confini dell’ortodossia. Si tratta dei nuovi or<strong>di</strong>ni<br />

religiosi che nascono in Italia all’inizio del Duecento. Il castigliano Domenico <strong>di</strong> Guzmàn (1175-<br />

1221), dopo aver combattuto gli eretici nel sud della Francia organizzò una comunità <strong>di</strong> sacerdoti<br />

che nel 1216 ricevette l’approvazione <strong>di</strong> papa Onorio III: nasceva l’or<strong>di</strong>ne domenicano. I suoi<br />

membri vennero detti ‘frati pre<strong>di</strong>catori’, perché questo fu il loro primo compito: viaggiare <strong>di</strong> città in<br />

città pre<strong>di</strong>cando la fede cristiana; e anche ‘frati men<strong>di</strong>canti’, poiché, in linea col precetto evangelico<br />

della povertà, potevano sostentarsi soltanto con ciò che ricevevano in elemosina. Gli ideali<br />

dell’umiltà e della povertà sono anche caratteristici dell’or<strong>di</strong>ne francescano, sorto all’incirca negli<br />

stessi anni. Nato ad Assisi nel 1182 da una famiglia <strong>di</strong> mercanti, ancora giovane Francesco raccolse<br />

attorno a sé un piccolo gruppo <strong>di</strong> confratelli, chiamati minores. Ben presto, questa comunità si<br />

<strong>alla</strong>rgò e fece proseliti in tutta Europa. Nel 1223, la cosiddetta Regula bullata dei francescani venne<br />

approvata da papa Onorio III; poco dopo (1226), Francesco moriva.<br />

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