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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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logici e gli scienziati imperversanti nelle università), prelude a quel rigore e a quella concretezza <strong>di</strong><br />

metodo che saranno propri della scienza <strong>di</strong> Galileo.<br />

1.5 Le arti<br />

[Le nuove creazioni dell’architettura: la cattedrale e il palazzo pubblico] Nel lungo arco <strong>di</strong><br />

tempo compreso tra l’anno Mille e l’inizio dell’Umanesimo, <strong>alla</strong> fine del XIV secolo, il paesaggio<br />

artistico italiano muta in maniera ra<strong>di</strong>cale. Lo sviluppo delle città porta infatti con sé la<br />

realizzazione <strong>di</strong> due nuove gran<strong>di</strong> strutture architettoniche, l’una religiosa, l’altra civile. Si tratta<br />

della chiesa cattedrale, sede del vescovo, e del palazzo in cui ha sede il governo citta<strong>di</strong>no. A questi<br />

due generi <strong>di</strong> costruzioni, simbolo dell’unità e dell’identità popolare, non lavora un solo architetto<br />

ma un’ampia schiera <strong>di</strong> ingegneri, artigiani e operai; e vi è coinvolta anzi l’intera città, e non per lo<br />

spazio <strong>di</strong> pochi anni ma per generazioni: sicché questi monumenti non rispecchiano un unico<br />

momento dell’arte ma documentano, nella loro composita fisionomia, l’evoluzione secolare delle<br />

tecniche e degli stili. La mappa dei più significativi e<strong>di</strong>fici religiosi e laici corrisponde in sostanza a<br />

quella delle città che tra l’XI e il XIV secolo furono al centro della storia politica <strong>italiana</strong>: le più<br />

gran<strong>di</strong>, le più importanti dal punto <strong>di</strong> vista strategico, le più vivaci nel commercio, dunque quelle<br />

che avevano più risorse da impiegare nella realizzazione <strong>di</strong> opere così <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>ose – Milano<br />

(Sant’Ambrogio, secc. IX-XII; il celeberrimo Duomo, massimo esempio italiano del cosiddetto<br />

gotico internazionale, iniziato <strong>alla</strong> fine del Trecento); Modena (la cattedrale, e<strong>di</strong>ficata all’inizio del<br />

sec. XII da Lanfranco); Venezia (San Marco, iniziata nel 1063; il Palazzo Ducale, terminato nel<br />

1400); Firenze (il battistero <strong>di</strong> San Giovanni, sec. XI; San Miniato al Monte, secc. XI-XII; il<br />

Duomo; il Palazzo della Signoria, sec. XIV), e poi Pisa, Siena, e molti altri comuni soprattutto<br />

centro-italiani.<br />

[Romanico e gotico] Legate strettamente <strong>alla</strong> cattedrale e al palazzo pubblico – quin<strong>di</strong><br />

raramente autonome – sono le arti plastiche e visive: la scultura è per lo più decorazione, nei portali<br />

e nelle facciate delle chiese, o negli elementi architettonici interni (pulpiti, fonti battesimali); la<br />

pittura illustra o racconta, negli affreschi a parete, soggetti sacri, a beneficio del pubblico dei fedeli.<br />

Questa sinergia delle arti resta costante nei due perio<strong>di</strong> nei quali si è soliti sud<strong>di</strong>videre l’epoca qui<br />

considerata: il romanico, in cui gli e<strong>di</strong>fici sono caratterizzati da forme semplici e compatte, povere<br />

<strong>di</strong> decorazioni, che si svolgono in orizzontale piuttosto che in verticale (secoli XI-XII); e il gotico,<br />

in cui gli e<strong>di</strong>fici, anche grazie al perfezionamento delle tecniche costruttive, tendono invece a<br />

sviluppi verticali, con altissimi piloni e archi a sesto acuto, fittissime decorazioni e guglie (secoli<br />

XIII-XIV).<br />

[Scultura e pittura] Gran parte delle sculture e delle pitture me<strong>di</strong>evali ci è giunta anonima:<br />

non si trattava del resto <strong>di</strong> opere autonome bensì, generalmente, <strong>di</strong> parti dell’apparato decorativo del<br />

palazzo o della chiesa. Tra gli scultori <strong>di</strong> cui resta traccia nella documentazione meritano <strong>di</strong> essere<br />

ricordati Wiligelmo, che fu attivo a Modena all’inizio del secolo XII, e può essere considerato il<br />

caposcuola della scultura romanica emiliana (rilievi con le Storie della Genesi e dei Profeti sulla<br />

facciata del Duomo <strong>di</strong> Modena), e soprattutto Nicola Pisano e il figlio Giovanni. Nicola (attivo tra<br />

il 1248 e il 1284), probabilmente <strong>di</strong> origini pugliesi, è l’artista che introduce il nuovo gusto gotico<br />

nel centro Italia: opera soprattutto a Pisa, dove scolpisce i pulpiti del Battistero e del Duomo, e a<br />

Perugia (Fontana maggiore). Giovanni (circa 1245-1314) collabora prima col padre a Pisa e<br />

Perugia, poi realizza in proprio il pulpito <strong>di</strong> Sant’Andrea a Pistoia, quin<strong>di</strong> lavora come capomastro<br />

<strong>alla</strong> fabbrica del Duomo <strong>di</strong> Siena, una delle gran<strong>di</strong> imprese scultoree architettoniche del secondo<br />

Duecento. Per quanto riguarda la pittura, l’età pre-giottesca vede all’opera, in Toscana, due gran<strong>di</strong><br />

maestri. Il primo è Cimabue (attivo nella seconda metà del sec. XIII), che opera tra Firenze<br />

(Maestà oggi al Louvre, Crocifisso <strong>di</strong> Santa Croce), Roma (dove esegue varie opere – tutte perdute<br />

– su commissione <strong>di</strong> papa Niccolò III), Assisi (decorazione con scene tratte d<strong>alla</strong> storia sacra della<br />

Basilica superiore) e Pisa (mosaico <strong>di</strong> San Giovanni Evangelista in Duomo). Il secondo è il senese<br />

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