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Letteratura italiana: dalle Origini alla morte di ... - Claudio Giunta

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Bonifacio VIII conta <strong>di</strong> ridurre Firenze sotto il proprio potere grazie all’appoggio interno dei guelfi<br />

Neri, e Dante è inviato presso Bonifacio per trovare un compromesso. Ma durante la sua assenza i<br />

Neri si impadroniscono della città e ban<strong>di</strong>scono i Bianchi. Dante è condannato a <strong>morte</strong> in<br />

contumacia. Non tornerà più a Firenze.<br />

[L’esilio] L'esilio, durato vent'anni, portò Dante in molte città e corti dell'Italia centrosettentrionale.<br />

Fu dapprima in Lunigiana, poi nel Casentino, poi più lungamente a Verona presso<br />

Bartolomeo della Scala (e degli Scaligeri farà un commosso elogio nella Comme<strong>di</strong>a). Dante non<br />

rivide Firenze, ma continuò, almeno per i primi anni, a tentare <strong>di</strong> rientrare in patria. Si associò, per<br />

un breve periodo, ai Bianchi fuoriusciti che tentavano <strong>di</strong> riprendere Firenze con le armi e con<br />

l'ausilio <strong>di</strong> nuovi improvvisati alleati. Ma ogni tentativo, per la mancanza <strong>di</strong> una guida e <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>segno comune, fallì. L’ultimo rifugio del poeta fu la Ravenna <strong>di</strong> Guido Novello da Polenta, dove<br />

morì nel 1321.<br />

[La vita privata] Al <strong>di</strong> là degli impegni pubblici e dei rapporti con i protagonisti della vita<br />

politica e culturale del tempo, pochissimo sappiamo della vita privata <strong>di</strong> Dante. Sposa Gemma,<br />

della famiglia dei Donati, e ha da lei almeno tre figli: Antonia, Jacopo e Pietro. Tutti<br />

con<strong>di</strong>videranno la sua condanna e il suo destino <strong>di</strong> esule. Se poco si può ricavare dai documenti<br />

(scarsi) e <strong>dalle</strong> biografie antiche (ripetitive, e spesso fantasiose), l'opera poetica stessa <strong>di</strong> Dante è<br />

una preziosa fonte <strong>di</strong> informazioni sul suo autore. Mentre è ben <strong>di</strong>fficile trovare, nella poesia del<br />

Me<strong>di</strong>oevo, elementi che permettano <strong>di</strong> risalire dal testo <strong>alla</strong> concreta esperienza dell'autore (nomi<br />

delle donne amate, dati, circostanze storiche), la lirica <strong>di</strong> Dante appare, per così <strong>di</strong>re, carica <strong>di</strong> realtà<br />

e perciò vicina all'esperienza e al gusto dei lettori moderni. Dal libro intitolato Vita nova<br />

appren<strong>di</strong>amo così i dettagli sull'evento cruciale della prima parte della vita <strong>di</strong> Dante, evento che fino<br />

a prova contraria non va ritenuto immaginario o simbolico ma reale: l'incontro con Beatrice,<br />

identificabile forse con Bice, figlia del ricco mercante fiorentino Folco Portinari. L'incontro avviene<br />

quando Dante ha nove anni: segue l'innamoramento a <strong>di</strong>ciotto anni e, infine, la <strong>morte</strong> della donna,<br />

in un anno che può essere il 1290. Anche in questo caso, per quanto alcuni particolari della storia<br />

possano essere amplificati, o inventati, o vadano essere letti in chiave simbolica, non c’è dubbio che<br />

il racconto ha un fondamento nella realtà: la Vita nova è, almeno in parte, un’atten<strong>di</strong>bile<br />

autobiografia.<br />

[Cronologia delle opere principali] La decisione <strong>di</strong> raccogliere i testi in onore <strong>di</strong> Beatrice in<br />

un «libello» (cioè in un libro <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni), la Vita nova appunto, è cronologicamente<br />

collocabile nei primi anni Novanta del Duecento; al periodo successivo all'esilio appartengono<br />

invece le gran<strong>di</strong> opere teoriche in prosa: il trattato sulla lingua volgare (De vulgari eloquentia,<br />

1304-5, incompiuto) e il progetto filosofico del Convivio (1304-6, incompiuto); qualche anno più<br />

tar<strong>di</strong>, il saggio politico della Monarchia. In margine a queste opere dottrinali, inizia il lavoro <strong>alla</strong><br />

Comme<strong>di</strong>a, lavoro concluso poco prima della <strong>morte</strong> (1321). Mentre - come vedremo - si sono<br />

conservati numerosi autografi degli altri due massimi autori del Trecento, Petrarca e Boccaccio, non<br />

ci è rimasto alcun documento che possa essere attribuito con qualche plausibilità <strong>alla</strong> mano <strong>di</strong><br />

Dante: la sua scrittura ci è ignota.<br />

4.2 La «Vita nova»<br />

[Contenuto e forma] Con la <strong>morte</strong> <strong>di</strong> Beatrice si chiude la prima fase della vita <strong>di</strong> Dante. La<br />

Vita nova è il <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> questa fase: o meglio, della vita interiore <strong>di</strong> Dante durante questa fase. Ma è<br />

un <strong>di</strong>ario che ha speciali caratteristiche tematiche e formali. Per quanto riguarda il tema trattato, a<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accade nelle normali autobiografie, l'io è in quest'opera, piuttosto che il<br />

protagonista dell'azione, il testimone <strong>di</strong> eventi memorabili: la vita e la <strong>morte</strong> <strong>di</strong> Beatrice. Perciò<br />

alcuni stu<strong>di</strong>osi hanno potuto chiamare ‘Leggenda <strong>di</strong> Santa Beatrice’ questo libro che pure si<br />

propone, dal principio <strong>alla</strong> fine, non come un'allegoria o un mito ma come il resoconto <strong>di</strong><br />

un'esperienza realmente vissuta. Per quanto riguarda la forma, la Vita nova è un prosimetro, ossia<br />

un testo in prosa all'interno del quale sono inserite delle poesie, analogamente a ciò che si verifica<br />

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