Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis
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si propone come un atto dalle ambigue valenze morali e dalle intricate connessioni<br />
giuridiche, economiche e politiche. Il dono ha sempre accompagnato<br />
e contrassegnato gli incontri tra capi politici, e gli accordi di alleanza<br />
dal più elevato livello politico, al più modesto livello degli accordi matrimoniali<br />
tra famiglie. Il dono ha sempre suggellato i momenti di ripristino della<br />
pace e della collaborazione tra individui e tra popoli, ed ha sempre costituito<br />
un segno indelebile delle relazioni umane. Nella ricerca storica (vedi per<br />
esempio Bleiberg 1996; Davis 2002) il dono è essenzialmente considerato<br />
per le sue valenze sociali, familiari, religiose e politiche. Nelle scienze sociali,<br />
ha subito un processo che ne ha radicalizzato il significato morale in<br />
contrapposizione alle transazioni economiche del mercato (vedi Caillé<br />
1994, 1998; Godbout 1998, 2000, 2002; Latouche 2004). Nel pensiero cristiano<br />
contemporaneo, in linea con antiche tradizioni filosofico – teologiche,<br />
il dono viene rielaborato come funzione della ricerca dell’uomo ad uniformarsi<br />
alla divina virtù della carità (Battaglia 1971; Labate 2004; Zanardo<br />
2007). La ricerca sociologica più interessante ne fa un oggetto privilegiato<br />
per l’interpretazione dei fenomeni legati all’espressione della fiducia (Bassi<br />
2000; Gasparini 1999). Argomentazioni sofisticate sulla natura, le implicazioni<br />
e contraddizioni del dono sono sviluppate da varie angolazioni nelle<br />
scienze dell’uomo e in filosofia (Derrida 1992; Gilbert 2001; Godelier 1996;<br />
Guidieri 1999). Il dono, tuttavia, è anche percepito come un atto insidioso,<br />
sia come mezzo per una più o meno fraudolenta captatio benevolentiæ, sia<br />
come strumento di inganno (Maraniello ed altri 2001) di cui il dono avvelenato<br />
delle fiabe è l’esempio più universalmente noto, sia come reciprocità<br />
negativa che trova nella formula del «dente per dente, occhio per occhio»<br />
la definizione della vendetta come restituzione di un dono malvagio (Anspach<br />
2007). D’altronde anche nel dato linguistico troviamo la conferma di<br />
questa suprema ambiguità del dono: gift che in inglese significa dono 1 , in<br />
tedesco significa veleno, la dose letale che porta in dono la morte.<br />
Il dono del sangue nella società contemporanea è una fattispecie assai peculiare<br />
di dono. Innanzitutto, si tratta di un atto unilaterale per cui un individuo<br />
decide di donare una parte di se stesso. Inoltre, a differenza della donazione<br />
degli organi il cui effetto si esplica solo dopo la morte, il dono del<br />
sangue avviene durante la vita del donatore. E ancora, questo dono si propone<br />
non come un atto una tantum, ma come un’azione che può essere<br />
reiterata più o meno sistematicamente durante una parte significativa della<br />
vita del donatore, cioè come un comportamento solidaristico codificato,<br />
piuttosto che come un atto liberale eccezionale. Infine, in considerazione<br />
delle particolari valenze simboliche che il sangue conserva nella nostra,<br />
come in quasi tutte le culture umane, la donazione del sangue assume la<br />
natura di dono di una parte molto rilevante di sé e della propria vita. Donare<br />
1 Dall’antico sassone gifan, dare (da cui l’inglese to give e il tedesco geben).<br />
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