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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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Percepito dalla maggioranza di quanti lo ricevono come un dono anonimo<br />

fatto da sconosciuti per altri sconosciuti, il dono di sangue<br />

sarebbe compreso come un dono unilaterale. E per definizione,<br />

nessun contro-dono deve essere fatto per questo tipo di doni. Secondo<br />

Godbout, dal momento che non è possibile stabilire, se non<br />

dal punto di vista simbolico, un legame di tipo primario fra i due poli<br />

della donazione, il dono fatto a degli sconosciuti non sarebbe più<br />

percepito come un dono. Il dono di sangue, in definitiva, non sarebbe<br />

percepito come un dono perché gli mancherebbe, fra gli altri, la<br />

relazione personale inerente al dono, così come la terza obbligazione,<br />

rendere…L’intervento di un terzo, all’occorrenza la Croce Rossa,<br />

trasformerebbe la trilogia del dono e comprometterebbe la realizzazione<br />

effettiva di un contro-dono. Abbiamo avanzato l’ipotesi che<br />

l’istituzione Croce Rossa potrebbe finalmente farsi carico di questi “ritorni”<br />

- fatto che giustificherebbe l’assenza dei “contro-doni”, nei fatti,<br />

resi da quanti ricevono la trasfusione [Henrion 2007].<br />

Oltremodo interessante, sempre nell’ottica della scuola del terzo paradigma [Caillé<br />

1998] si rivela la provocazione posta alla fine del saggio:<br />

Analizzare le implicazioni delle scelte attuali, dal punto di vista medico<br />

e sociale, del ricorso alle auto-trasfusioni, sarebbe altrettanto<br />

pertinente. I pazienti auto-trasfusi rappresentano, alla fine, la scomparsa<br />

del dono di sangue? Forse è un pratica che sperimenta una<br />

specie di ripiegamento su una procedura percepita come più sicura<br />

annunciatrice, nella nostra società, della messa in discussione dello<br />

spirito del dono? E ancora, approfondire maggiormente l’aspetto<br />

simbolico legato al sangue, sempre all’interno della nostra società,<br />

permetterebbe di comprendere meglio l’importanza degli elementi in<br />

gioco in questo tipo di dono. E una volta esplorate queste proposte,<br />

l’universo del dono ci sfuggirebbe ancora” [Henrion 2007].<br />

Nel suo lavoro del 2003, Henrion indaga a fondo il ruolo di chi riceve il sangue.<br />

Nelle parole dei suoi intervistati, si percepisce come il sangue si prenda come un<br />

prodotto farmaceutico fra gli altri disponibili 38 . E’ altresì vero che in totale disaccordo<br />

con l’assunto precedente, Henrion riporta il caso di due intervistate (su dieci)<br />

che si dicono cambiate successivamente alle trasfusioni 39 , come se lo spirito del<br />

sangue trasfuso avesse potuto intervenire sull’evoluzione psicologica del ricevente.<br />

38 Cfr. anche Copeman [2005]<br />

39 Analizzando la questione relativa allo statuto del dono di sangue, Godbout rileva che “Nella<br />

maggior parte dei casi, come abbiamo visto, anche se donatori e riceventi non si conoscono e<br />

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