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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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to, perché non ricevuto come tale? Il donatore dona, ma il trasfuso<br />

non riceve un dono, bensì un prodotto spesso scomposto nei suoi<br />

differenti elementi, che non identifica necessariamente un donatore<br />

[Godbout 2004, p.185].<br />

Dall’altro lato, Copeman, citato in precedenza, afferma che il sangue donato, soprattutto<br />

nelle lavorazioni successive al dono e nelle fasi di stoccaggio diventa vera<br />

e propria merce, irriconoscibile nei suoi connotati primari, assumendo pertanto, secondo<br />

le categorie derridiane 41 le stimmate di dono fra i più puri. Ma un dono puro,<br />

su queste basi, non può avere l’altruismo come motivazione. Basato in definitiva<br />

su comportamenti culturali, non può essere definito secondo canoni universalmente<br />

adattabili; come dunque definire, in conclusione, la procedura che permette al<br />

mio sangue di essere utilizzato da un’altra persona?<br />

41 Copeman elabora il saggio di Laidlaw, 2000, “A Free Gift Makes no Friends”, Journal of the<br />

Royal Anthropological Institute (N.S.) 6, 617-34 e si serve delle categorie derridiane usate da<br />

Laidlaw per dimostrare che anche il dono di sangue è molto simile ad un dono puro. Queste<br />

categorie sono evidentemente applicabili, se non per il fatto che, come riconosce lo stesso<br />

Copeman, il dono di sangue non può considerarsi effettivamente libero, stando alle forti sollecitazioni<br />

che le istituzioni fanno al riguardo. Si potrebbe però obiettare che queste sollecitazioni<br />

sono prese in considerazione solo da determinate persone, che si avvalgono dunque della<br />

facoltà di scegliere di compiere la donazione. In questo senso, per me, si può parlare di dono<br />

libero. Di seguito le categorie come riportate da Laidlaw:<br />

A. Non può esistere reciprocità, ritorno, o nessun altro senso di appartenenza ad un ciclo in un<br />

dono definito come libero.<br />

B. Il ricevente non deve riconoscer il dono come tale, altrimenti gli si presenterebbero sensi di<br />

debito e d’obbligazione. C.Tale riconoscimento deve essere evitato anche dal donatore, perchè<br />

tale riconoscimento deve avvenire solo a livello interiore, un ritorno simbolico del “valore<br />

di ciò che pensa di aver donato…”<br />

D. I doni possono essere concettualizzati solo come parte di un ciclo che rende il dono libero<br />

impossibile, e comunque un dono per esistere non deve esistere (Laidlaw 2000: 621).<br />

Dunque: si può stabilire che il ricevente non lo riconosce come dono, ma come merce. Il donatore,<br />

a causa del fatto che dopo alcune settimane ricostituisce la propria disponibilità può anche<br />

affermare di non aver compiuto un vero dono: ha di nuovo ciò che aveva dato. Infine, la<br />

gratitudine verso un donatore preciso, che comprometterebbe la proposizione D, non esiste,<br />

perché il donatore è sconosciuto e perché si è ricevuto merce.<br />

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