Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis
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c’è di più. Alla fine della nostra ricerca ci siamo accorti che i metodi usati, cioè<br />
l’apertura di un dialogo, le discussioni minuziose sulla traduzione di termini e sulla<br />
comprensione di istituzioni culturali tradizionali, la costruzione di reti di conoscenze<br />
e relazioni, non sono solo stati uno strumento per ottenere conoscenze che possano<br />
poi essere oggettivate e generalizzate. Si è trattato invece di esempi di comunicazione<br />
e (reciproca) sensibilizzazione interculturale, modi possibili di portare i<br />
temi che interessano a noi e all’<strong>Avis</strong> nel vivo di situazioni sociali, di percorsi biografici.<br />
In altre parole, si è trattato di forme di intervento oltre che di ricerca. Il nostro<br />
gruppo non si è certo mosso con l’obiettivo di reclutare donatori e soci <strong>Avis</strong>; eppure,<br />
ponendo il problema di dialogare e capirci meglio a vicenda, abbiamo forse instaurato<br />
quel livello comunicativo capillare e quella “sensibilizzazione” che rientra<br />
negli obiettivi primari dell’<strong>Avis</strong> stessa. Noi crediamo che l’<strong>Avis</strong> abbia bisogno di sviluppare<br />
questo livello locale e specifico della comunicazione, affiancandolo alle<br />
campagne promozionali affidate ai media. Entrambi i livelli sono essenziali, o per<br />
meglio dire si fecondano a vicenda. Le grandi campagne su “Terre Diverse, Stesso<br />
Sangue” e analoghe, fondamentali nel diffondere i valori universali della donazione,<br />
hanno poi bisogno per funzionare di calarsi nella concretezza dei gruppi locali,<br />
nelle pratiche di dialogo quotidiane fra le persone che condividono un territorio<br />
e una realtà sociale.<br />
Quella che per noi è una pratica di ricerca può dunque diventare un modello<br />
d’intervento? Credo che si possa progressivamente lavorare in questa direzione<br />
attraverso un’estensione del modello di ricerca ad altre realtà territoriali e ad altri<br />
gruppi migranti della Toscana, con il coinvolgimento diretto delle sezioni locali dei<br />
gruppi di donatori di sangue e, più in generale, del volontariato sociale. In altre parole,<br />
si delineano passi successivi del progetto in termini di “ricerca diffusa”, o meglio<br />
ancora di pratiche di dialogo e sensibilizzazione che usano i metodi e i linguaggi<br />
della ricerca sociale. Un percorso che dovrebbe partire da iniziative di formazione<br />
alle problematiche interculturali rivolte appunto al mondo del terzo settore.<br />
Ci sarà da lavorare. Quello che mi sento di poter sottolineare, introducendo i contributi<br />
che seguono, è che il mondo del volontariato sociale e quello della ricerca<br />
socio-antropologica hanno davvero molto da dirsi e da imparare a vicenda.<br />
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