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Questo punto è particolarmente rilevante per l’aspetto legato ai timori che scaturiscono sia da ansietà igienico – sanitarie, che talora assumono addirittura un carattere ideologico se non patologico, sia da idiosincrasie connesse alla paura della diversità e dei diversi. È noto, infatti, con quanta diffidenza spesso si guarda alla partecipazione alla donazione del sangue da parte di soggetti provenienti da realtà culturali lontane. La paura del diverso e il timore della contaminazione costituiscono due aspetti di una medesima costellazione di idee e sentimenti che spingono all’esclusione, e rendono problematica l’integrazione. L’istituzionalizzazione del dono del sangue, pur in assenza di una obbligatorietà che sarebbe problematica e praticamente impossibile, rappresenta un tassello importante dei sistemi di sanità pubblica. Il sangue viene reso disponibile liberamente in una percentuale che tende, almeno in linea di principio, a coprire il fabbisogno. Sulla base di un circuito fondato sul volontariato, si ottiene un risultato che simula, pur senza mai raggiungerlo in pieno, un meccanismo di sicurezza sociale. È dunque straordinario che un insieme di azioni fondato prevalentemente sul sentimento di solidarietà possa costruire, o per meglio dire, contribuire notevolmente a costruire un comparto fondamentale del sistema di sanità pubblica. Questa realtà nasconde, però, un’insidia che non può essere sottovalutata. Lo sforzo volontaristico e solidale dispiegato dalle associazioni dei donatori del sangue può non essere sufficiente, come di fatto spesso non lo è. Il fabbisogno di sangue, plasma e degli altri elementi del sistema, sta inesorabilmente portando alla necessità di integrare la disponibilità attraverso prodotti di sintesi industriale. Di per sé questo non rappresenta né un rischio, né un particolare problema di ordine morale. Per certi aspetti, anzi, può contribuire a risolvere alcuni problemi che il sangue naturale talora comporta, ma non si può nascondere che questo condurrebbe inevitabilmente alla trasformazione del sistema solidale di donazione verso un sistema di assicurazione dai connotati freddamente economici. Lo studioso delle scienze dell’uomo non può porsi il problema politico, né quello economico, che scaturisce dal bisogno di ottimizzare la gestione di una risorsa strategica come il sangue, però può proporsi il compito di valutare le modalità attraverso le quali questo processo di ottimizzazione influenza, modifica e trasforma valori morali e civili che sono alla base di un sistema fondato sulla solidarietà e il volontarismo, e che nel XX Secolo ha avuto una grande storia e un grande sviluppo. Un compito per noi antropologi sarà dunque di seguire questa storia nel XXI Secolo, e testimoniare il ruolo che sta avendo nel grande processo di inclusione delle nuove cittadinanze che rappresenta anche il più importante strumento di salvaguardia e trasmissione di quei valori che il dono del sangue ancora rappresenta. 104
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"IL SANGUE DEGLI ALTRI: CULTURE DEL
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