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Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis

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V.: lui va dietro a te e ti ruba il telefono, il portafoglio…<br />

Sonia: però voi lo sapete che quando si dona il sangue non si sa a<br />

chi va? Potrebbe riceverlo anche uno zingaro.<br />

V.: loro non ti dicono a chi va?<br />

Sonia: no, perché non si sa.<br />

Giovanni: però se sapesse che il sangue va a uno zingaro non lo darebbe?<br />

T.: IO NO. Per qualche altro paesano malato, si<br />

Cominciamo una sequela di richieste di donazioni optabili per italiani, turchi, africani,<br />

gente di colore “per un nero” dice T., per concludere “a tutti sì ma agli zingari<br />

NO.”<br />

Siamo di fronte a un indebolimento cronico dei valori civici, possiamo allora chiederci?<br />

Siamo di fronte alla mancanza di senso dello stato, oppure all’eredità di uno<br />

stato troppo forte che ha ucciso la società civile? Questo problema ci riporta alla<br />

teorizzazione della donazione del sangue nei termini dell’antiutilitarismo del<br />

m.a.u.s.s. L’esempio romeno sembrerebbe la più lineare e appropriata delle illustrazioni<br />

per la tesi di Jacques Godbout, il quale, pur mantenendo l’idea fondamentale,<br />

elaborata da Titmuss, [Titmuss, 1970] “del dono agli sconosciuti come specifico<br />

del dono moderno”, afferma che “attribuire questo gesto allo Stato sembra inesatto:<br />

lo Stato crea rapporti tra estranei, certo diversi dal mercato, ma diversi anche<br />

dal dono…” [Godbout, 2002 p.80].<br />

Appropriandosi interamente della donazione del sangue, lo stato socialista romeno<br />

avrebbe espropriato questa pratica di ogni “spirito del dono”, facendone un aspetto<br />

delle pratiche amministrative e burocratiche e associandolo semmai<br />

all’ideologia nazionalista. In questo modo il terreno sarebbe preparato anche per le<br />

coloriture segregazioniste e razziste che portano a teorizzare l’esclusione degli zingari<br />

dal circuito della donazione. Eppure occorre anche cautela nell’assolutizzare<br />

le differenze espresse dai migranti romeni - per quanto manifestate in modo così<br />

esplicito e “scandaloso”. In parte, la loro mancata condivisione del discorso solidaristico<br />

e universalista sulla donazione del sangue può dipendere dal fortissimo<br />

senso di delusione per le condizioni di vita in Italia, e dalla percezione di una mancata<br />

accettazione da parte degli italiani. Una sorta di feedback, per così dire, dello<br />

stereotipo largamente diffuso sui nostri media del romeno violento e deviante. Ma,<br />

più in generale, è una così netta contrapposizione fra lo stato e la società civile che<br />

sembra non funzionare. In realtà, la pratica della donazione del sangue e<br />

l’esistenza stessa delle associazioni che ne sono promotrici non è pensabile al di<br />

fuori dello stato-nazione moderno.<br />

Questo punto è stato sviluppato in modo assai convincente, ad esempio,<br />

dall’antropologo Jacob Copeman nel saggio Blood Will Have Blood [Copeman,<br />

2004] dedicato alla donazione di sangue come pratica inserita nei rituali politici<br />

pubblici in India. Dopo aver analizzato come si usino le celebrazioni degli anniver-<br />

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