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no il resto della comunità. Chi, dopo tutto, erano quei donatori che scambiavano il proprio sangue per i soldi?...stando al pensiero di Titmuss, i donatori pagati sono stati descritti in vario modo…Starr descrive a sua volta quei donatori come una sorta di sottoproletariato, confrontandoli con i donatori della prima ora, “cittadini attentamente monitorizzati” [Schwartz, pp.40-41]. Secondo Schwartz, l’interesse principale di Titmuss non era tanto quello di riformare il sistema americano di raccolta del sangue, quanto la condanna di una scuola di pensiero economico: Se il sangue si intende come merce, affermava Titmuss, gli unici valori che dovrebbero essere presi in considerazione sono quelli che possono essere misurati in denaro…se il sangue potesse essere venduto per soldi, allora alla fine cuori, reni, occhi e gli altri organi possono essere trattati come merce da vendere e comprare nei mercati… [Ibid., p.41]. Maggs e Rapport accentrano la loro analisi critica sulle domande integranti la ricerca e relative alle motivazioni che spingono al dono. Facendo riferimento al questionario che Titmuss inviò presso le sedi della raccolta di sangue, notano come Sembra incredibile che nonostante il fatto che la sua ricerca sulle motivazioni al dono fosse “pilotata”, i problemi riguardanti le risposte alle domande 4 e 5 non furono presi in considerazione. Ciò che più ancora sorprende è che sebbene riconoscesse la confusione diffusa nella sua ricerca, abbia preso le risposte di queste domande certamente non chiare come basi per il suo modello di studio [Rapport 2002, p.502] 8 Effettivamente, lo stesso Titmuss era consapevole di questo problema, tanto da affermarlo chiaramente [Titmuss 1997, p.181]: però non si fermò nel formulare le sue conclusioni sulla portata dell’altruismo come spinta al dono. Maggs e Rapport giun- 8 Le domande 4 e 5 erano rispettivamente: 4). Indichi le principali ragioni per cui dona sangue: .......a. desiderio generico di aiutare la gente .......b. per ripagare in qualche modo la trasfusione che qualcuno che conosco ha ricevuto .......c. in risposta ad un appello di richiesta di sangue .......d.alcuni miei amici/colleghi donano sangue e mi hanno incoraggiato ad unirmi a loro .......e. altri motivi (per favore elencare quali) 5). Potrebbe segnalare il motivo per il quale la prima volta ha deciso di diventare donatore? 72
gono assai più prosaicamente alla conclusione che sarebbe auspicabile rivedere le attuali motivazioni: Sarebbe forse il momento di riaprire il dibattito sulla donazione di sangue, rivedendo il modello proposto da Titmuss, per domandarci una volta ancora “che cosa spinge i donatori a donare il proprio sangue?”e, così facendo, esaminare anche se donare il sangue sia diverso da altre e più recenti tipologie di dono, come per esempio quello degli ovociti. Sosteniamo anche che sarebbe il momento di mettere alla prova il rigore e la validità di altri schemi di dono. Una più profonda comprensione delle motivazioni dovrebbe corroborare la pratica degli assistenti delle strutture nelle quali si pratica la donazione, che si troverebbero così nelle condizioni di meglio capire ed aiutare soprattutto i potenziali donatori.” [Ibid.] Schwartz critica dunque l’ipotesi di fondo, cioè che il sistema basato sul volontariato sia il migliore e come Vicziany [2001] vuole dimostrare che l’ipotesi di Titmuss aveva valore solo per l’incapacità tecnologica del tempo (si vedano in proposito anche Eastlund, 1998, Los e Sibinga, 2001): …dal momento che, quando Titmuss esponeva le sue teorie, la scienza non era in grado di scoprire il sangue infetto dal virus dell’epatite B, lui poteva argomentare persuasivamente che solo l’altruismo mitigava i pericoli, insiti invece nelle donazioni fatte dietro pagamento. Col senno di poi, risulta chiaro come sia stata l’evoluzione tecnologica e non il diffondersi dell’altruismo ad aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento di sangue negli Stati Uniti [Schwartz, 1999, p.43]. Al che potrei aggiungere, sempre con il senno di poi, che una malattia come l’AIDS, che possiede un periodo finestra troppo lungo per essere rilevato nel periodo di fruibilità del sangue intero donato, ci fa tornare al punto di partenza: in pratica la tecnologia è di nuovo insufficiente, e dobbiamo fare affidamento sull’onestà del donatore. Pur condividendo le critiche di fondo rivolte al lavoro di Titmuss, ed esplicitandone i contenuti attraverso riferimenti all’evoluzione tecnologica 9 della pratica donativa, Vicziany [Vicziany, 2001] giunge alla conclusione che proprio quelle evoluzioni, quei cambiamenti che si suppone vadano verso un 9 Anche in van Aken, 2006, si affronta la complicata commistione che sorge con l’evolversi del processo tecnologico: se da un lato l’attuale, e direi inarrestabile, industrializzazione dei processi di trasfusione e stoccaggio, migliora gli standard di sicurezza, dall’altro mina il rapporto di fiducia fra donatore e strutture a detrimento di nuovi arruolamenti e fidelizzazione dei vecchi. Il senso di fondo è quello di rivedere il ruolo delle strutture stesse, e evocare un parallelismo fra evoluzione tecnologica e crescita dei rapporti umani. 73
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