Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis
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3. Il dono del sangue in diversi contesti geografico-sociali<br />
Come ci faceva notare Vicziany [cfr.supra] il progresso della medicina è uno dei<br />
corollari della globalizzazione: si esportano criteri biomedici 16 in realtà probabilmente<br />
ancora non pronte al cambiamento. In ogni caso, la donazione di sangue<br />
è stata studiata praticamente in tutto il mondo. Kathleen Erwin, nel suo studio sulla<br />
Cina, offre un quadro drammatico dell’attuale situazione. Con la svolta verso<br />
un’economia di tipo capitalistico, particolarmente efficace dopo la spinta verso le<br />
privatizzazioni impressa da Deng Xiaoping nel 1992, la situazione sanitaria ha<br />
subito un drastico ridimensionamento. Le agenzie per la raccolta di sangue sorte<br />
successivamente si rifornivano, è il caso di dirlo, presso i contadini più poveri dei<br />
villaggi rurali. Questi, pagati fra i 20 e 200 yuan (al tempo yuan = 12 centesimi di<br />
dollaro USA) donavano (è il caso di chiamarli donatori?) anche due volte per settimana<br />
[Erwin, 2006, p. 140]. Quanto accadeva non è immaginabile:<br />
Per risparmiare denaro ed aumentare la frequenza delle donazioni,<br />
molti centri trasfusionali raccoglievano il sangue raggruppandolo per<br />
tipo, e usavano la plasmaferesi per separare il plasma dal sangue intero.<br />
Successivamente, in alcuni casi, ai donatori si restituiva quel<br />
sangue precedentemente raggruppato, oppure si effettuavano pratiche<br />
sanitarie assolutamente non sicure, come l’uso di aghi non sterilizzati<br />
[Ibid.].<br />
In questo modo, ci fu una terribile diffusione del virus HIV fra i soggetti donatori e<br />
riceventi, che non si arrestò con l’intervento del governo cinese che nel 1998 mise<br />
fuori legge i centri di raccolta commerciali: infatti, la diffusione del virus continuò<br />
per altre vie, verticalmente, da madre –figlio, o tramite rapporti sessuali. La<br />
legge in questione fu accompagnata da inviti, fatti dal sistema sanitario nazionale,<br />
alla donazione volontaria e non retribuita. I dati in proposito risultano però contrastanti.<br />
Dalla base di un 11% di sangue raccolto da donazioni gratuite nel 1996, si<br />
è passati ad un 50% circa secondo uno studio autori cinesi, mentre<br />
l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO) riporta un assai più basso 25%<br />
[op.cit. p. 149] Il punto è questo: dobbiamo forse considerare i Cinesi meno sensibili<br />
alle pratiche altruistiche? :<br />
Nel caso specifico, i cinesi vivono lo scambio di doni come uno<br />
strumento per la costruzione ed il rafforzamento di relazioni sociali<br />
con un altro riconoscibile. Inoltre, le relazioni familiari stesse sono tese<br />
alla costruzione di obbligazioni reciproche. Per esempio,<br />
l’ideologia confuciana enfatizza i ruoli sociali degli individui in termini<br />
16 Per un approfondimento del termine biomedicina, con tutte le connotazioni culturali che lo<br />
circondano, si veda Pizza, G., 2005<br />
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