Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis
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l’intento censorio di queste assurde richieste, altrettanto ovvio doveva essere aspettarsi<br />
almeno un po’ di ritrosia nel parlare della propria vita, da parte di chi aveva<br />
dovuto farlo burocraticamente per vivere in relativa pace.<br />
Le poche forme di resistenza attuate durante il regime, si basavano sulle rare prese<br />
di posizione di alcuni intellettuali e su improbabili, anche se presenti, fughe verso<br />
l’occidente. Guida, nel suo saggio sulla Romania, accenna a<br />
…l’impressione che, come frutto di antichi costumi e dell’opera distruttrice<br />
del comunismo, la società civile non fosse molto progredita attraverso i decenni<br />
del regime e quindi non riuscisse a “produrre” seri fenomeni di resistenza [op.cit. p.<br />
277]<br />
Al di là dei limiti di una simile generalizzazione, questa debolezza della società civile<br />
e dei suoi legami etici è un elemento che ci ha colpito con forza nell’affrontare le<br />
storie dei migranti romeni di Firenze e il loro rapporto con la donazione del sangue.<br />
Come detto, stando alle dichiarazioni dei nostri intervistati, quasi tutti hanno donato<br />
il loro sangue, a più riprese. Durante il regime di Ceausescu (1965-1989), sembra<br />
che si attuassero prelievi di sangue in modo forzato o semi-forzato 9 , sempre con il<br />
miraggio del permesso premio, o del pagamento in cibo. Accadeva per i militari,<br />
per gli sportivi; in ambito lavorativo era l’unico modo per ottenere un giorno di ferie;<br />
una nostra intervistata ci ha detto di averlo fatto per stare due giorni, sabato e domenica,<br />
insieme al marito. Fatto ancor più inquietante, sembra che incaricati del<br />
governo e degli ospedali si recassero nelle scuole, e che coinvolgessero bambini<br />
anche di dodici, tredici anni, con il miraggio di un giorno di vacanza. Cercavano di<br />
giustificare le loro richieste facendo leva sull’immagine, elaborata dallo Stato, del<br />
romeno come rappresentante dell’uomo in piena salute.<br />
Quell’ingerenza a cui facevo riferimento era ed è ovviamente a detrimento di un<br />
corretto approccio alle donazioni di sangue. Questo pregresso comportamento fa<br />
sì che nelle interviste si rilevi una notevole “resistenza” alla donazione. Un informatore,<br />
che ha deciso di rimanere anonimo, mi ha ripetuto in differenti occasioni che<br />
tutti controllavano tutti, la delazione ed il controllo della vita privata erano nelle mani<br />
di chiunque decidesse di assecondare le pratiche del controllo statale. L’ingerenza<br />
di questo arrivava nelle scuole a far sì che i docenti potessero picchiare gli allievi,<br />
senza che i genitori potessero in qualche modo intervenire. Può darsi che dal momento<br />
della liberazione sia scattata come una precisa volontà di ricerca della riappropriazione<br />
degli spazi individuali più intimi, e che questa scelta si ponga a discapito<br />
di un corretto (per lo meno nell’accezione contemporanea) inserimento del cit-<br />
9 Il fatto che negli effetti pratici non si trattasse di prelievi forzati non deve trarre in inganno. In<br />
casi come questi, il significato letterale delle parole risulta, a mio modo di vedere, assai fuorviante.<br />
Promettere e permettere che in un regime assai chiuso, senz’altro il più rigido fra i regimi<br />
socialisti dell’Europa Orientale, [cfr. Biagini 2004, p. 122 e segg.] si potessero ottenere<br />
permessi premio, offerte di cibo, favoritismi di qualsiasi genere, deve essere considerato come<br />
un forzato invito alla donazione.<br />
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