Ricerca Immigrati_impaginato(.Pdf 1.8 MB) - Avis
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sioni di ritrovo festivo. E’ il caso, ancora, dell’esperienza del ristorante senegalese<br />
gestito all’interno di un circolo ARCI dalla cooperativa “La Teranga” (luogo privilegiato<br />
della nostra ricerca): una esperienza decisamente comunitaria, che non avrebbe<br />
avuto alcuno spazio se non a partire da una rete relazionale di una certa<br />
solidità.<br />
Al contrario, i contatti con l’Associazione fiorentina “Cultura progresso e fratellanza<br />
nel mondo Italia-Romania” ci hanno trasmesso l’immagine di un gruppo migrante<br />
estremamente disgregato, che veicola una visione decisamente negativa del paese<br />
e della cultura di origine. L’associazione in questione è diretta e promossa da<br />
una signora romena che è da molto in Italia, sposata con un italiano e ben inserita<br />
nel mondo professionale, e che rappresenta per molti immigrati recenti l’unico possibile<br />
punto di riferimento. Grazie al suo interessamento è stato possibile contattare<br />
i nostri intervistati, che, diversamente dai senegalesi, non hanno mai costituito una<br />
“rete”. Il tono prevalente dei racconti biografici è improntato alla delusione, alla rabbia<br />
e qualche volta alla disperazione per le condizioni di vita in Italia – senza che<br />
peraltro emerga mai il desiderio di tornare indietro, verso una situazione che ci viene<br />
presentata come ancor più insostenibile. Come detto, l’immagine della Romania<br />
che emerge da questi racconti è quella di un universo moralmente disgregato,<br />
dove il settore pubblico non sembra avere credibilità e l’avvento di un mercato selvaggio<br />
ha spezzato ogni rete di solidarietà. Ovviamente, si tratta della prospettiva<br />
di persone che sono uscite schiacciate dai mutamenti post-1989; raramente però<br />
si manifesta nostalgia per gli anni del regime socialista. Anche nella rappresentazione<br />
di questi ultimi emerge come dominante il tema di un individualismo sfrenato,<br />
di un clima di “ognuno per sé” che si contrappone radicalmente all’idea di solidarietà<br />
comunitaria. Se negli anni più recenti l’individualismo prende la forma della corruzione<br />
o del capitalismo senza freni, nel periodo pre-89 il tema dominante sembra<br />
essere quello della delazione, il non potersi fidare di nessuno di fronte a un regime<br />
opprimente e pervasivo.<br />
A tutto ciò si deve aggiungere la difficoltà di confrontarsi con lo stereotipo piuttosto<br />
negativo che accompagna gli immigrati romeni in Italia, presentandoli sistematicamente<br />
nei media in relazione a crimini come rapine, stupri, sfruttamento della<br />
prostituzione. Tutto ciò fa sì che l’ “identità” romena, qualunque cosa si voglia intendere<br />
con questo termine, non sia affatto coltivata e rivendicata: si nota anzi la<br />
tendenza a prendere le distanze dagli altri romeni, a nascondere quello che viene<br />
quasi visto come uno stigma. Siamo dunque assai lontani da quella fase del percorso<br />
migratorio che implica la riscoperta e la valorizzazione della cultura tradizionale<br />
e delle “nostalgiche” memorie della patria. E siamo lontani, come detto,<br />
dall’esistenza di una comunità aggregata attorno a valori comuni e a reti di solidarietà.<br />
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