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crollo del regime comunista, questa parte di socialità è stata sostituita dalla più
prosaica compra-vendita di sangue e derivati. Con questo non possiamo dire che
i romeni fossero meno sensibili al problema della mancanza di sangue; attuavano
quelle che si rivelavano le uniche procedure possibili quando non sono presenti
riferimenti statali. Ed il fatto che oggi la percentuale più alta, fra i donatori reclutati
fra gli immigrati romeni, sia costituita da giovani che poco hanno avuto a che fare
con la dittatura, sembra andare proprio nella direzione di una convalida della tesi
secondo cui è necessario rielaborare spazi di significazione condivisibili nel paese
d’emigrazione, come per i cinesi nel loro Paese, attraverso uno sforzo di reinvenzione
che poco ha a che fare con la cultura d’origine. Chi invece ha subito,
negli anni della formazione, l’oppressione statale ed ha vissuto come un’ingerenza”
della vita privata l’invito a donare sangue, probabilmente si trova in difficoltà di
fronte alla prospettiva di avere nuovamente come riferimento un’entità sociale estranea
ai legami comunitari più prossimi. In fondo, come dice Titmuss:
…non sono in grado di interiorizzare il desiderio di aiutare uno sconosciuto.
Il processo psicologico tramite il quale si possono interiorizzare
valori, durante la vita adulta, può essere nutrito solamente in
associazione al rispetto di sé ed alla libertà personale. 18 [Titmuss,
1997, p.257].
Ma la dicotomizzazione società civile/stato, che sembra accomunare gli ultimi
due casi presi in esame, può essere fuorviante. In realtà, per i ben noti requisiti
tecnologici necessari alla raccolta e distribuzione di sangue, non si può fare a
meno, nel nostro caso, di creare un forte legame che possa connettere Gemeinschaft
e Gesellschaft. In fondo, Titmuss stesso sosteneva che lo Stato fosse condizione
necessaria per stimolare l’altruismo dei cittadini, in quanto unico referente
per “…fare appello alla solidarietà tra estranei tra loro sconosciuti” In alcuni casi,
addirittura, lo Stato sembra far leva su ideali nazionalistici per procurarsi scorte di
sangue. Le motivazioni che spingono queste tipologie di donatori come possono
essere classificate? Si tratta di altruismo, in questo caso? Che tipo di altruismo?
Titmuss fornisce mezzi per la comprensione e classificazione di questa tipologia
di donatori. Nelle ultime pagine del suo libro, tira le fila del suo ragionamento e
propone la sua interpretazione di fondo sulle motivazioni al dono:
18 Corsivo mio
Nessuna fra le risposte dei donatori era puramente altruistica…ci
deve essere un qualche senso dell’obbligo, approvazione, e interesse;
sentimenti di “inclusione” nella società, una qualche consapevolezza
del bisogno e dei fini del dono stesso. Quanto era vissuto, da
questi donatori, nel momento in cui donavano, come un bene per un
qualcuno sconosciuto, poteva essere un bene, per loro stessi, in un
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